Damiano Giacomelli, direttore artistico del festival della sostenibilità che si svolge a Ripe San Ginesio, parla del progetto di riqualificazione ambientale, sociale ed economica del piccolo centro
In principio fu un’intuizione quella da cui scaturì l’idea di organizzare il Borgofuturo festival che, dal 2010, immagina una prospettiva di sviluppo per il piccolo centro abitato della provincia italiana. Partendo da questa scintilla, Ripe San Ginesio, comune di 800 abitanti, ai piedi degli Appennini dell’interno marchigiano, è diventata teatro di un crescente fermento culturale, che ha portato alla maturazione di nuove progettualità in ambito creativo e di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Un modello di sviluppo alternativo e sostenibile che viene perseguito durante l’anno dalle scelte virtuose dell’amministrazione e che trova la sua cassa di risonanza nel festival annuale Borgofuturo (quest’anno si è svolto dal 7 al 9 luglio) che da ormai un lustro partecipa alla trasformazione del centro urbano – dal punto di vista spaziale, relazionale, d’immaginario – come spiega Damiano Giacomelli, sceneggiatore, regista e docente di cinema, tra i fondatori dell’associazione BorgoFuturo e direttore artistico del festival.
Com’è nata l’idea di un festival sulla sostenibilità e perché proprio a Ripe San Ginesio?
La scelta di questo piccolo comune deriva principalmente da un legame affettivo. Io, in particolare, ci sono cresciuto e partendo dalle riflessioni sulle qualità della vita e sui vantaggi di aver trascorso infanzia e adolescenza in un paese con certe caratteristiche, insieme agli altri promotori del progetto che, a titolo diverso, erano legati o interessati al piccolo borgo, abbiamo deciso di aprire un dibattito su quello che poteva essere migliorato.
A quale conclusione siete giunti?
Il vero problema è cercare un modo per riuscire a riconnettere questi borghi con il resto della rete per non avere la sensazione di essere tagliati fuori dal mondo. Purtroppo i piccoli borghi sono vittime dello spopolamento. Sono luoghi che, il più delle volte, si ripopolano solo durante le vacanze e che sembrano quasi dei presepi. Per invertire la tendenza c’è bisogno di piani di sviluppo complessi che potranno dare risultati solo sul lungo termine.
Quali sono, ad oggi, i risultati del percorso intrapreso da BorgoFuturo?
Ripe San Ginesio è oggi un borgo ad alta vocazione ambientale che può vantare raccolta differenziata oltre l’80%, un impianto fotovoltaico che produce più della metà del fabbisogno di energia elettrica delle utenze comunali, una scuola elementare ad alta efficienza energetica, un impianto solare termico che produce acqua calda per la palestra e per l’asilo nido e un suggestivo anfiteatro all’aperto recuperato in modo sostenibile da una ex cava.
Questi risultati sono il frutto della totale sintonia tra l’associazione BorgoFuturo e l’amministrazione di Ripe. Come è nata questa condivisione di intenti?
Il Festival, negli anni, è diventato il motore del territorio e della comunità ed è stato capace di innescare l’ideazione di un progetto molto più ampio. Scelte precise da parte dell’amministrazione comunale e dell’associazione Borgofuturo hanno avvicinato lo spazio fisico Ripe San Ginesio al luogo simbolico definito dal festival e dalla comunità che lo anima. Diciamo che il festival ha ispirato le scelte amministrative ma poi è stata l’amministrazione a facilitare la reazione dei cittadini perché ha cominciato a spingere sulla differenziata, sull’autonomia dal punto di vista energetico e su tante altre scelte di sostenibilità. Partendo da questa scintilla, Borgofuturo ha intrapreso il percorso verso la cittadinanza ideale che si è mossa nel tentativo di far corrispondere un luogo simbolico ad un luogo reale.
Quali sono gli obiettivi futuri?
La riflessione sulla sostenibilità è partita dall’ambiente ma si è allargata a più sfere del vivere. La sostenibilità riguarda anche la relazione con gli altri esseri umani. Con il progetto “QUI: Borgofuturo”, Ripe San Ginesio sta portando avanti un processo di riqualificazione sostenibile degli spazi del centro storico del comune che, in collaborazione con la CNA di Macerata, sono in fase di affidamento per essere adibiti ad attività artigianali e prodotti tipici, con lo scopo di valorizzare il Centro storico e contribuire a rivitalizzare il tessuto sociale ed economico del borgo. Per il futuro, gli obiettivi principali riguardano il ripopolamento del borgo in una logica di solidarietà e condivisione, la riqualificazione del borgo attraverso la rinascita di attività economiche e orientando l’economia locale in chiave creativa, innovativa, ecologica e sostenibile. Il riutilizzo di questi luoghi e le attività che ne conseguiranno sono il primo passo verso la definizione di un “borgo ideale”.
Il modello di sviluppo di Ripe San Ginesio è esportabile?
Il punto è proprio quello. A Ripe si installa un esempio e sappiamo bene che questo borgo, da solo non può cambiare il mondo, ma in questi anni tanti comuni limitrofi e piccoli borghi di altre regioni si stanno istradando su questa via. Per noi non è assolutamente un progetto chiuso, anzi c’è la possibilità, in futuro di creare una rete. Fino ad ora siamo stati molto concentrati sull’aspetto locale, ma quella della rete è, assolutamente, una prospettiva realizzabile. E vorremmo lavorare per farlo in modo non semplicistico.
Qual è il suo sogno per BorgoFuturo a breve e a lungo termine?
Io, in particolare, mi sono sempre occupato della direzione artistica del festival e per me è già un sogno continuare a lavorare su un progetto culturale innescando dei cambiamenti in altri settori. Sul lungo termine, cercheremo di costruire altri rivoli adatti a innescare strategie virtuose che possano trasformare molti borghi da vittime dell’abbandono in modelli percorribile di sviluppo sostenibile.