Per essere buoni amminstratori bisogna partire dai cittadini. Renderli protagonisti. Lavorare con loro. È con questa convinzione che il sindaco di un piccolo centro del viterbese ha raggiunto risultati straordinari. Con un guadagno, in soldi e morale, per tutta la collettività
Quattromila abitanti impegnati tutti i giorni a differenziare rifiuti con la massima precisione, a separare la frazione umida per produrre fertilizzante, a raggiungere le fontane dell’acqua pubblica per riempire le proprie bottiglie, a ricordarsi di prendere la sporta di tela prima di andare al supermercato, a raccogliere l’olio usato per le fritture, ad acquistare detersivi sfusi senza imballaggi, e a fare molte altre azioni ancora… qualcuno potrebbe pensare che sia una tortura, e invece no, perché i cittadini di Corchiano, provincia di Viterbo, sono orgogliosi delle proprie buone abitudini. È
A raccontarlo, certo, è un soggetto in qualche modo “interessato”. Si chiama Bengasi Battisti, è nato a Corchiano nel 1959, fa il chirurgo, ed è anche il sindaco. E’ lui il motore di queste e altre iniziative che hanno fatto vincere al suo paese il primo premio assoluto “Comuni a 5 Stelle”, istituito dall’Associazione Comuni Virtuosi. Un premio cumulativo ottenuto nelle categorie Gestione del territorio, Impronta ecologica, Rifiuti, Mobilità e Nuovi stili di vita. Niente di rivoluzionario, ma tanti piccoli e grandi progetti, spesso messi in atto singolarmente da altri comuni, che però a Corchiano sono tutti promossi e sostenuti contemporaneamente: ancora, tra gli altri, i pannelli fotovoltaici su tetti privati e pubblici, il mercato del riuso, gli incentivi alla bio-edilizia, i veicoli comunali a biodiesel.
A ritirare il premio il sindaco Battisti andrà in pullman con una rappresentanza di tutti i cittadini, perché la vittoria è una vittoria di tutti.
Quando è iniziato il percorso che ha portato Corchiano a diventare il comune più virtuoso d’Italia?
Quattro anni fa, all’inizio della mia Amministrazione, ci siamo posti un interrogativo forte su cosa volevamo che diventasse il nostro territorio. Un territorio bellissimo ma degradato, in molti sensi. La prima sfida, e da lì poi è partito tutto, è stato istituire una seria raccolta differenziata porta a porta. Sono serviti un anno di sensibilizzazione e di dibattiti, ma alla fine siamo riusciti ad abbandonare il cassonetto. Ora superiamo l’80% di differenziata, ma non è solo questione di numeri: abbiamo fatto interrogare le persone sul proprio stile di vita, e da lì è stato più semplice proporre stili di vita nuovi. E’ il progetto di cui sono più fiero.
Qual è stato invece il progetto più difficile da realizzare?
Convincere noi stessi, noi amministratori, che si può fare tutto. Intanto rimuovendo la pigrizia, che è uno dei mali della pubblica amministrazione, e poi capendo che si può lasciare un segno non solo con le grandi opere, ma anche con i comportamenti.
E’ difficile convincere i cittadini perché facciano un piccolo sforzo in più?
Quando diventano protagonisti di un cambiamento, i cittadini mostrano con orgoglio il proprio territorio e le proprie buone pratiche. Nascono una nuova identità e un nuovo senso di appartenenza al paese, fondato non solo sulla nascita. Anche gli stranieri si sentono come gli altri. Aumenta anche il rispetto, basta pensare che la fonte di acqua pubblica non ha mai subito un atto di vandalismo, nemmeno una piccola scritta.
Quali progetti possono realisticamente essere adottati in grandi città?
Lo dico con convinzione: tutti. Le città vanno pensate per quartieri, dove si trova ancora la dimensione umana, e lì bisogna lavorare.
I suoi colleghi sindaci la imitano?
C’è stato un effetto positivo che credo sia passato attraverso i cittadini. C’è un campanilismo positivo: i corchianesi ostentano le proprie azioni, i vicini le imitano, e le amministrazioni sono stimolate.
Quali sono i costi di tutti i progetti virtuosi?
Non sono costati nulla. Al contrario, abbiamo risparmiato e diminuito le tasse. E abbiamo anche creato posti di lavoro. Un esempio: con il porta a porta siamo scesi da 3000 a 600 euro al mese di spese di conferimento in discarica, ogni mille abitanti. Con il denaro risparmiato abbiamo assunto gli operatori in più che servono a mantenere efficiente il servizio.
Alcuni sindaci si considerano al massimo “buoni amministratori di condominio”. E’ così anche per lei?
Assolutamente no. Chi dice così non vede che il territorio è un patrimonio per chi lo abita. Una piccola storia: a Corchiano avevamo molte cantine abbandonate e piene di rifiuti, e un giorno un cittadino mi ha suggerito di farle adottare ai cittadini. Lo abbiamo fatto, e ora quei luoghi si sono trasformati, ci sono giardini e posti di ritrovo, come una volta. Un “amministratore di condominio” non ha quel patrimonio di memoria. Ciò che vorrei lasciare ai miei cittadini è l’idea che ogni pezzo di memoria e di territorio perso, spezza i legami e indebolisce la comunità. Attraverso le piccole buone pratiche locali, li manteniamo vivi.
Da dove partirebbe per fare dell’Italia una “Nazione a 5 stelle”?
Sempre dai cittadini. Non è poesia, ma pratica: bisogna valorizzare la ricchezza delle persone, dappertutto.