La ricercatrice del Cra parla delle possibilità di crescita del settore e dei piccoli passi avanti dell'agricoltura tradizionale
I consumatori da prodotti da agricoltura biologici in Italia crescono. Non c’è alcun bisogno di suffragare quest’affermazione con dati statistici che pur ci sono: +8,8% nel primo semestre 2013 rispetto al 2012, contro il -4% delle vendite generali per le piccole superfici e il -0,8% della Grande distribuzione organizzata. Per rendersene conto basta osservare gli scaffali di un qualsiasi punto vendita (grande o piccolo che sia) per notare non c’è uno che non tratti prodotti biologici. A partire dal banco frutta, passando da quello lattiero-casiero e della macelleria fino alla cosmetica. L’agricoltura biologica, infatti, continua a crescere e a rubare spazio all’agricoltura tradizionale anche se il nuovo Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei fitofarmaci (Pan) che recepisce le indicazioni di quello comunitario per il 2014-2020, non soddisfa appieno gli agricoltori biologici. Il perché lo spiega a Wisesociety.it, Anna La Torre, ricercatrice del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura.
I numeri dell’agricoltura biologica in Italia sono importanti. Quali sono le possibilità di un ulteriore sviluppo del settore?
L’Italia è leader in Europa per numero di operatori agricoli biologici e seconda per superfici coltivate, mentre nel mondo si attesta al sesto posto per superfici coltivate e all’ottavo per numero di operatori. Dati che fanno comprendere la forza del nostro Paese in un mercato in continua crescita. L’opinione pubblica, infatti, è sempre più attenta ai temi della sostenibilità ambientale e della provenienza e alla salubrità del prodotto agricolo. Non è un caso che c’è un grande interesse da parte degli operatori tradizionali verso l’agricoltura biologica soprattutto adesso visti i recenti decreti di attuazione della direttiva comunitaria sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari che va in direzione dell’utilizzo di mezzi tecnici non di sintesi chimica per la lotta ai parassiti. A questo desiderio delle aziende agricole tradizionali di conversione a un tipo di agricoltura diversa, però, devono essere messi a disposizione degli agricoltori i giusti mezzi finanziari».
Chi deve mettere a disposizione questi mezzi finanziari?
La Pac 2014-2020 ha già individuato gli ambiti d’intervento sia in materia di greening (inverdimento, ndr), sia per quanto riguarda l’agricoltura in zone sottoposte a vincolo o a ridosso delle aree urbane, sia specificatamente per l’agricoltura biologica. Anche se volendola dirla tutta, gli operatori agricoli biologici sono scontenti dei parametri quantitativi e dei criteri (che premierebbero le aziende agricole del Nordeuropa, ndr) perché puntavano molto su regole in merito alla predominanza delle tecniche colturali rispetto a quelle sull’utilizzo dei fitosanitari. La speranza in ogni caso è quella che, con queste misure di aiuto ed eventualmente con un incremento dei finanziamenti alla ricerca, fondamentale per individuare sostanze di derivazione naturale contro patogeni e parassiti, l’agricoltura biologica possa crescere nella maniera giusta».
Nel nuovo Piano agricolo nazionale (Pan) si parla di difesa integrata obbligatoria, utile per ridurre i rischi e l’impatto dei fitosanitari sulla salute umana, sull’ambiente e sulla biodiversità, anche le aziende tradizionali. Che significa nel concreto?
Molto poco. Almeno in Italia, dove in merito alla difesa integrata obbligatoria siamo molto avanti visto che questo tipo di prescrizioni sono patrimonio dell’agricoltura nazionale almeno da trent’anni seppure con marcate differenze tra regione e regione. In Italia sono due i livelli della difesa integrata perché oltre a quella obbligatoria (per la quale non saranno stanziati fondi), c’è anche quella volontaria. Di fatto il nuovo Pan non stabilisce veri obblighi: non c’è una limitazione nei tipi di prodotti fitosanitari utilizzabili o nel numero dei trattamenti. L’unico onere che si chiede agli operatori agricoli, titolari o collaboratori che siano, è la frequenza di corsi per l’utilizzo dei fitosanitari, il controllo funzionale delle macchine agricole di spargimento degli stessi e l’accesso a una serie di informazioni che il ministero delle Politiche agricole e forestali, le Regioni e le provincie autonome devono mettere a disposizione degli agricoltori, per esempio bollettini meteorologici, fitosanitari e, naturalmente, di continuare a compilare il “quaderno di campagna” con tutte le indicazioni dei trattamenti effettuati».
Cos’è la difesa integrata volontaria?
Si tratta di una modalità intermedia tra l’agricoltura tradizionale e quella biologica che prevede una precisa scelta del tipo di fitosanitari da utilizzare e una riduzione del numero dei trattamenti, così come previsto dai disciplinari regionali specifici.
Ci sono nuove disposizioni per gli agricoltori biologici nel Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei fitofarmaci?
L’agricoltore biologico ottempera già a particolari oneri in quanto, per propria volontà, la sua produzione legata a molteplici vincoli stabiliti dai regolamenti comunitari in materia. L’unica novità è l’adeguamento al controllo funzionale di tutte le macchine agricole previsto anche per tutti gli utilizzatori biologici dal 26 novembre 2016 e l’obbligo della formazione fitosanitaria entro il 26 novembre 2015. Nulla cambia in merito al “quaderno di campagna”, già compilato nel caso in cui le misure di tipo preventivo, che sono la prassi nell’agricoltura biologica, non dovessero essere sufficienti con gli agricoltori che possono utilizzare i fitosanitari inseriti in un elenco ristretto, conservando i giustificativi che motivano la necessità dei trattamenti.
Sono, però, molteplici le truffe in merito ai prodotti agricoli biologici. Spesso i controlli evidenziano l’utilizzo di pesticidi proibiti…
Purtroppo le truffe ci sono, ma esistono anche gli organi preposti al controllo che deve essere effettuato molto attentamente, in particolar modo per i prodotti che arrivano dall’estero e che sono fondamentali per preservare l’immagine dell’agricoltura biologica e di chi la pratica in maniera corretta. I prodotti agricoli biologici devono essere di qualità, garantire la salute dell’operatore e del consumatore e avere un basso impatto ambientale. Il consumatore, però, deve fidarsi proprio perché se si smascherano le frodi, vuol dire che ci sono i controlli.