Il direttore della Fondazione Pirelli, in occasione della pubblicazione di "Una musa tra le ruote", parla di sostenibilità coniugando arte, passato e nuove generazioni
Si può con un libro d’arte parlare anche di sostenibilità? Sì, se il libro in questione è “Una musa tra le ruote. Pirelli: un secolo d’arte al servizio del prodotto”, volume voluto dalla Fondazione Pirelli ed edito da Corraini Editore. Nelle 448 pagine sono allineate oltre 200 opere realizzate da artisti tra i quali spiccano Fortunato Depero, Michael Pavel Engelmann, Renato Guttuso, Max Huber, Lora Lamm, Alessandro Mendini, Giovanni Mosca, Bruno Munari, Bob Noorda, Albe Steiner, Pino Tovaglia e
Massimo Vignelli ai quali, dal 1872 al 1972, il colosso industriale milanese ha affidato il compito di promuovere l’immagine aziendale e dei suoi prodotti. «Il
volume ripercorre la storia della comunicazione Pirelli partendo dalla valorizzazione del fondo archivistico di bozzetti e disegni originali che vanno dal 1872 al 1972 e che viene presentato per la prima volta nella sua interezza», racconta il direttore della Fondazione Pirelli, Alessia Magistroni.
Perché avete deciso di pubblicare questo volume adesso?
«Come Fondazione Pirelli abbiamo, tra gli altri, il compito di custodire l’archivio storico dell’azienda che, essendo stata fondata nel 1872, vanta oltre 140 anni di storia. Un archivio che stiamo provvedendo a catalogare e restaurare affinché possa essere messo a disposizione della collettività. L’anno scorso abbiamo lavorato al restauro di un fondo d’archivio composto da bozzetti pubblicitari e altro materiale realizzati da grandi designer italiani e internazionali. Ci siamo resi conto di avere in mano qualcosa di importante e abbiamo deciso di divulgarlo attraverso un volume che abbiamo realizzato con Corraini Editore, il più adatto per la sua specializzazione nell’arte e nel design che vogliamo omaggiare».
Nel rapporto tra Pirelli e questi artisti è racchiuso un modo molto particolare di interpretare la funzione sociale?
«Sì. È vero che si tratta di artisti famosi, ma non sempre lo erano quando Pirelli affidò le varie committenze. Per alcuni di loro il successo sarebbe arrivato soltanto in seguito. Un esempio è Bruno Munari che quando disegnò Meo Romeo, il gatto di gommapiuma datato 1949 diventato poi oggetto di culto, era soltanto il capo della divisione giocattoli Pirelli, e non era certo famoso. Per Pirelli l’investire sui talenti, sul linguaggio giovane e innovativo, è sempre stato nel Dna ed è importante raccontarlo, specialmente in questo momento».
Perché proprio in questo momento?
«Per dare fiducia ai giovani. Anche se il libro si ferma al 1972, le idee di Pirelli e il modo di interpretarle non cambiano: ai giovani occorre dare fiducia perché rappresentano il futuro sostenibile della società. Siano essi giovani artisti o giovani ricercatori. Non è un caso che il bilancio dello scorso anno sia stato illustrato dai giovani writer, e che due anni fa i giovani siano stati coinvolti nella produzione di materiale di comunicazione. Questo libro racconta bene questo messaggio. Sono convinta che gettare uno sguardo al passato, sia un modo per leggere e interpretare il futuro, non soltanto una celebrazione. Dal passato si può sempre imparare».
È questo lo scopo di Fondazione Pirelli?
«Questo è uno degli scopi della Fondazione. Una Fondazione come la nostra ha il dovere di guardare indietro, facendo in modo che questo sia utile al futuro. Tra le nostre attività c’è Pirelli Educational aperta alle scuole di ogni ordine e grado, università comprese. Gli studenti vengono in Fondazione e al termine del percorso gli facciamo sperimentare il “fare”. E chi può insegnare il bello del “saper fare” se non un’azienda con 140 anni di storia? Il recupero della manualità è importante e dimenticato. Così com’è importante trasmettere il valore della crescita e della trasformazione che deve andare di pari passo con la storia e con i cambiamenti».
Oggi alla parola crescita è, però, necessario abbinare l’aggettivo sostenibile
«Pirelli è cresciuta ed è la grande azienda di oggi grazie al fatto che dall’inizio della propria storia ha gestito il business in ottica sostenibile. Comportamenti corretti e welfare, rispetto dell’ambiente, aumentare la sicurezza degli pneumatici, essere più che attenti nella scelta dei fornitori sono da sempre al centro della filosofia aziendale. Da ieri a domani, responsabilmente. Tutto questo è sostenibilità».