Si chiama ecoallene e lo produce la Ecoplasteam. Può essere impiegato per creare imballi per alimentari fluidi, sacchetti per prodotti oleosi e capsule per caffè.
Finora, a eccezione della componente cartacea, il resto finiva in un calderone di plastica e alluminio. È questa la sorte che toccava al Tetra Pak, il «mix» di materiali (carta, plastica e alluminio) ideato dall’omonima azienda svedese per il trasporto del latte e poi impiegato anche per muovere altri liquidi. Ma la svolta è alle porte. I contenitori saranno infatti riciclati interamente, fino a produrre una nuova materia prima: l’ecoallene, un materiale plastico ecologico che si presta a una moltitudine di nuovi impieghi. Dalla creazione di imballi per alimentari fluidi alla realizzazione di sacchetti per prodotti oleosi e alla realizzazione di capsule per bevande calde (tè, caffè). E tutto ciò avverrà per la prima volta al mondo ad Alessandria, dove l’amministratore delegato dell’azienda Ecoplasteam, Stefano Richaud, ha avuto un’intuizione che può già essere definita di rilevante portata, nel mondo del riciclo: al punto che il processo dovrebbe poi estendersi ad almeno altre cinquanta realtà in Europa, stando alle previsioni di Richaud, non ancora trentenne.
IN ITALIA SI RECUPERANO 1,4 MILIONI DI CONFEZIONI DI TETRA PAK – Ecoplasteam – finanziata con quattro milioni di euro dalla Banca Popolare di Milano – detiene adesso il brevetto di questo nuovo procedimento che si appresta a favorire il recupero di tutti i materiali contenuti nel Tetra Pak, sulle cui sorti una volta consumati i prodotti i consumatori hanno ancora le idee poco chiare: va smaltito nella plastica o nella carta? La seconda è la risposta esatta, anche se all’atto dello smaltimento è stata finora recuperata – per l’appunto – soltanto la parte cartacea. Ma in questo modo – in Italia si raccolgono circa 1,4 milioni di confezioni di Tetra Pak, lo scarto dopo il riciclo arriva a cinquecentomila tonnellate – il polietilene e l’alluminio rimanevano inutilizzati, senza trascurare il rischio di intasare le cartiere. D’ora in avanti si produrrà dunque ecoallene, un materiale che si presenta come granuli che l’azienda inserisce in grandi contenitori da una tonnellata l’uno. «L’alluminio rimane inserito e appare come glitter, il vero vantaggio è che è una materia colorabile, mentre le altre plastiche miste non lo sono», puntualizza Stefano Richaud: non ancora trentenne, lanciatosi in quest’avventura assieme ad altri nove giovani amici con lo spirito imprenditoriale.
UN’OPPORTUNITÀ ANCHE IN CHIAVE OCCUPAZIONALE – La strada intrapresa dalla Ecoplasteam – l’obiettivo è quello di produrre seimila tonnellate di ecoallene ogni anno – rappresenterà anche una boccata di ossigeno in chiave occupazionale. Le assunzioni, al momento, non saranno moltissime. La stima è che basteranno venti persone per far decollare l’attività, che nel tempo però punta ad allargarsi: in Italia e non solo. Senza trascurare le ricadute positive che potrebbero esserci per chi entrerà a far parte dell’indotto di questa nuova industria del riciclo. La scelta di Alessandria non è stata casuale. In zona ci sono infatti due cartiere dove già giungono i contenitori di Tetra Pak. E, dal momento che il trasporto è una delle voci che maggiormente incide (e limita) il riciclo di materie prime, la decisione è apparsa ferma fin dal primo istante.
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