Wise Society : Aziende a scuola di sport: se lo stress migliora la performance

Aziende a scuola di sport: se lo stress migliora la performance

di Gianluca Ferrauto, coach e consulente per la formazione comportamentale
6 Aprile 2020

Cosa accomuna il mondo dello sport e quello del lavoro? E cosa può insegnare il mondo sportivo sulla gestione dello stress? Ecco i consigli del coach Gianluca Ferrauto.

Fissare i propri obiettivi, raggiungerli e, perché no, superarli stabilendo nuovi record: particolarmente adatta al mondo dello sport, questa frase può altresì descrivere il mondo del lavoro. Le forze in gioco sono diverse, gli obiettivi differiscono ma lavoro e sport hanno un comun denominatore: lo stress.

Approfondiamo questo aspetto e andiamo “a scuola di sport”, scoprendo come migliorare le nostre performance lavorative imparando a gestire lo stress, trasformandolo in qualcosa di positivo.

Atleti che corrono

Foto: Steven Lelham / Unsplash

Sport e azienda: due facce della stessa medaglia

Non è raro trovare (o cercare) parallelismi tra sport e azienda, soprattutto dal punto di vista comportamentale: cosa fanno i manager e cosa fanno, invece, i campioni? Come si comportano i capi azienda e, all’opposto, quali sono i comportamenti del capitano di una squadra sportiva? Quali strumenti utilizzano gli uni e quali gli altri?

In realtà le differenze non sono molte ma una è particolarmente evidente: la preparazione a raggiungere i propri obiettivi. Come nello sport, anche in azienda è opportuno dare pari valore ai ruoli delle persone coinvolte: perché se nello sport ci sono pochi campioni e tanti amatori, in azienda ci sono pochissimi leader, pochi capi ma tanti dipendenti, siano essi operai, quadri o dirigenti.

Cosa differenzia un campione da un dilettante? Impariamo a gestire lo stress 

Coach Gianluca Ferrauto

Gianluca Ferrauto, coach e consulente aziendale

Qual è la caratteristica principale di un campione? Un campione è tale perché fa cose che gli altri non riescono a fare: batte i record di resistenza, corre più veloce, salta più in alto, segna più gol, schiaccia più forte, e così via in base alla disciplina sportiva praticata. Ma a caratterizzare un campione non è solo il record raggiunto, ma anche l’attitudine: il campione vuole ottenere quel risultato e si concentra per tutta la vita per arrivare al momento del trionfo.

E. infatti, un campione vive una routine quotidiana fatta di allenamenti lunghi, duri e faticosi, mangia il giusto seguendo una dieta specifica, non beve e non fuma in modo da poter esprimere al meglio le sue potenzialità durante la gara: 10 secondi o 10 minuti in cui confluiscono 10 anni di allenamento.

Ma cosa succede nella testa di un campione? Un atleta è consapevole delle privazioni e dei sacrifici fatti fino a quel momento: lo stress, in estrema sintesi, è parte integrante del suo vissuto. Tra i grandi talenti di un campione, infatti, c’è la capacità di trasformare lo stress in eu-stress (stress buono) così da avere sempre a disposizione il carburante capace di mantenerlo iperattivo e performante.
Ad aiutare l’atleta in questo percorso ci sono mental coach, medici e staff tecnici qualificati che lavorano per aiutarlo a raggiungere i suoi obiettivi e a gestire le fortissime dosi di stress a cui è sottoposto sia a livello fisico che psichico. La verità è che non siamo mai soli e mai riusciremo a diventare campioni da soli.

Foto: Aline de Nadai / Unsplash

La gestione dello stress nelle aziende e l’importanza della leadership

In azienda succede grosso modo quello che succede in ambito sportivo. La differenza è una ma sostanziale: in un sistema aziendale non si è mai soli per definizione e anzi, ognuno di noi passa un terzo della vita con colleghi, capi e collaboratori che hanno esigenze diverse, gusti e aspettative diverse. È, quindi, necessaria una leadership che tenga conto di queste diversità. Come nel gioco di squadra sportivo, anche in azienda sono necessarie tre cose:

  1. Obiettivi comuni e condivisi
  2. Ruoli definiti
  3. Regole chiare

Lo stress è multisfaccettato per definizione, così come le cause che lo generano: sul lavoro si può essere stressati per paura di perdere un incarico, per paura di sbagliare, perché ci si sente poco apprezzati e via dicendo. Poiché è impossibile tener conto delle moltissime casistiche, risulta fondamentale condividere i valori fondamentali di un’azienda e fare in modo che tutti vi si possano riconoscere, traendone ispirazione e incoraggiamento. Ma è proprio a questo punto che il paragone col mondo sportivo diventa fondamentale: come nello sport, anche in azienda è possibile ottenere buone performance anche da persone stressate. Lo stress, se consapevole, rende gli individui più attenti, aumentandone la concentrazione.

Foto: Markus Spiske / Unsplash

Un leader può aiutare il team a gestire correttamente lo stress

La gestione dello stress nel mondo del lavoro, e in particolare in azienda, non può non prescindere dall’attitudine di un capo o di un leader. Quando scadenze ravvicinate, carichi improvvisi di lavoro e tensioni relazionali producono stress in una squadra, un leader deve agire e, oltre a dimostrare di essere un punto di riferimento, deve dare indicazioni adeguate e puntuali, rassicurando i propri sottoposti. Un capo stressato produce stress, ma un capo con sana tensione creativa agevola il buon lavoro e le buone relazioni, riducendo lo sviluppo dello stress.

Altri consigli di leadership per trasformare lo stress in eu-stress

  1. Organizzare bene il lavoro del team così da poter rispettare le scadenze
  2. Mantenere fede agli impegni e rispettare i tempi
  3. Dare indicazioni precise ai propri collaboratori
  4. Confortare e sostenere il team e, se necessario, aiutare.

Un leader deve mantenere la calma e trasformare in prima persona lo stress in eu-stress: un capo stressato, oltre a perdere di credibilità e affidabilità, genera ansia e stress nei suoi sottoposti. Un’azienda composta da persone stressate è un’azienda malata, e quando si è malati non si lavora bene, si sbaglia, si urla e ci si irrigidisce a scapito degli obiettivi fissati. Un buon leader, quindi, è empatico, attento alle emozioni altrui ma soprattutto capace di controllare le sue.

Foto: Danielle MacInnes / Unsplash

8 consigli pratici per gestire correttamente lo stress ed essere buoni leader

Bisogna lavorare molto su se stessi per essere buoni leader, ma esistono alcuni comportamenti che possono aiutare a controllare, ridurre o trasformare lo stress, così da creare un ambiente di lavoro in cui la tensione creativa sia positiva e volta al raggiungimento degli obiettivi. Ecco qualche utile consiglio.

  1. Impara a meditare: che sia mindfulness, training autogeno o tecniche di respirazione, la meditazione permette di concentrarsi sul qui e sull’ora, riuscendo a ritrovare calma e concentrazione
  2. Fai esercizio fisico, così da scaricare la tensione accumulata e mettere i pensieri in prospettiva
  3. Vivi la natura e lasciati da essa tranquillizzare
  4. Fai il possibile per dormire profondamente e bene
  5. Mangia bene, in modo corretto ed equilibrato, evitando cibi e bevande eccitanti
  6. Non dimenticare di frequentare gli amici o, in generale, tutte le persone che ti fanno stare bene
  7. Dai priorità a impegni e obiettivi e rispetta la lista
  8. Non dimenticarti di sorridere.

Gianluca Ferrauto – Coach e consulente per la formazione comportamentale, docente alla RM Moda e Design di Milano

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