Col marchio Plastica Seconda Vita l’Italia è il primo in Europa ad avere una certificazione su prodotti da riciclo, ambito che vede attive molte aziende
La plastica riciclata di qualità è un percorso che in Italia incontra sempre più interesse. Secondo l’Istituto per la promozione delle plastiche da riciclo (Ippr), in 14 anni di attività sono stati portati a certificazione a marchio Plastica Seconda Vita 3095 prodotti capaci di contenere mediamente il 90%, in alcuni casi fino al 100%, di materia da riciclo; quasi la metà (1600) hanno visto la luce negli ultimi due anni.
LA PLASTICA HA UNA SECONDA VITA CERTIFICATA – Plastica Seconda Vita (PSV) è un sistema di certificazione ambientale di prodotto, con relativo marchio, pensato per materiali e manufatti ottenuti dalla valorizzazione dei rifiuti plastici. Si tratta del primo brand italiano ed europeo dedicato alla plastica riciclata che ha due punti a favore della sostenibilità: introduce i concetti di qualità nelle plastiche di riciclo e di rintracciabilità dei materiali riciclati. Nasce con l’intento di “rendere maggiormente visibili e più facilmente identificabili i beni in materie plastiche da riciclo” che vengono destinati agli enti pubblici e alla grande distribuzione organizzata. Le attività per l’ottenimento del marchio PSV vengono svolte dagli organismi di certificazione partners dell’Istituto. Detto questo, i prodotti nati dalla second life sono i più disparati: si va dall’arredo ufficio agli imballaggi, dai materiali edili alla raccolta rifiuti, dalla florovivaistica ai prodotti per la casa. Di aziende se ne contano più di un centinaio: c’è, per esempio, la Rein, fabbrica veneziana di pali da ormeggio che dal 1999 si occupa di progettare, produrre e installare soluzioni con plastica 100% riciclata e riciclabile, che spaziano anche a pontili galleggianti. In quest’ultimo caso per realizzarne uno vengono impiegati 70mila chilogrammi di materiali completamente riciclati.
La Gianazza Angelo di Legnano (Milano) ha ottenuto la certificazione PSV per realizzare prodotti quali griglie per parcheggi, elementi per l’edilizia quali i casseri per i vespai, e persino moduli per la realizzazione di green roof, ovvero giardini pensili sulle coperture di tetti piani.
DAGLI IMBALLAGGI ALLE TUBAZIONI, VA IN SCENA LA PLASTICA RICICLATA – Ma sono molte le aziende italiane che hanno messo in pratica i principi di economia circolare legati ai polimeri. Di tutte le materie plastiche prodotte, il comparto dell’imballaggio è il principale settore applicativo, contando quasi tremila aziende e un fatturato di circa 12 miliardi di euro, nel2018, anno in cui sono state prodotte 3,11 milioni di tonnellate. Di queste, si è registrata da una parte la flessione dell’impiego di polimeri vergini e dall’altra una crescita di riciclati, con un +6% rispetto all’anno precedente. A comporre gli imballaggi sono polimeri di vario tipo e, tra questi, c’è il PET. Esso è un materiale altamente riciclabile, anzi le caratteristiche di riciclabilità del PET sono oggi superiori rispetto ad altri polimeri impiegati per produrre imballaggi rigidi. In questo senso vanno segnalati alcuni casi virtuosi nel suo impiego: c’è la Alpla che ha messo a punto un sistema per produrre flaconi al 100% da riciclo. La AMB si è invece concentrata a mettere a punto un sistema che le ha permesso di produrre film idonei al contatto alimentare con un contenuto oggi anche del 70% di plastica post consumo.
Ma l’obiettivo al 2020 è raggiungere il 100% grazie a un processo di riciclo interno realizzato con il beneplacito dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare; inoltre sono stati ridotti quasi del tutto gli scarti di lavorazione mediante il recupero degli sfridi di materiali plastici. La Ecoplen, prima azienda al mondo a impiegare non meno del 70% di polietilene rigenerato per fabbricare taniche. Nel suo processo produttivo ha messo a punto una particolare resina, brevettata, prodotta con rifiuti plastici.
Di settore in settore, si arriva all’edilizia, con la Idrotherm 2000 che produce tubazioni in polietilene ottenuto in parte dal riciclo, grazie a specifiche tecniche di estrusione, che ha permesso di realizzare lo strato intermedio, che pesa al 70% del totale, in materiale “da seconda vita”.