Il presidente di AssoEsco, Andrea Tomaselli, ci spiega cosa sono le Energy service company e perché presto potrebbero arrivare anche a casa vostra...
Si chiamano ESCo, che sta per Energy Service Company, e sono aziende relativamente giovani che si occupano di realizzare progetti di efficienza energetica per quelle aziende, pubbliche o private, che non hanno al loro interno le competenze necessarie per predisporre seri piani di risparmio o di recupero di energia. «Si tratta di una forma di terziarizzazione di un servizio del quale si è cominciato a sentire il bisogno più o meno una decina di anni fa – spiega Andrea Tomaselli, a.d. della ESCo Heat & Power, nonché presidente di AssoEsco – per motivi che, come in un binario, corrono parallelamente: quello economico e quello della sensibilità ambientale». «Non c’è una motivazione che prevale sull’altra. Sotto il profilo economico è indubbio che, negli ultimi anni soprattutto in concomitanza con la crisi, si è sviluppata una sensibilità sulla diminuzione dei consumi che nei sistemi produttivi degli anni ’60 e ’70 non c’era – continua Tomaselli -. Su questa esigenza di riduzione dei costi energetici, però, si è innestata l’accresciuta sensibilità ambientale della nostra società: consumare meno, infatti, oltre a essere in linea con la sobrietà nell’utilizzo delle risorse, equivale anche a minori emissioni di Co2 nell’atmosfera».
PERCHÉ RIVOLGERSI A UNA ESCO? «Per un’azienda, pubblica o privata che sia, un intervento di efficienza energetica sarebbe oltremodo oneroso da effettuare in proprio. Qui interviene la ESCo che, per precise disposizioni di legge, deve condividere col proprio cliente il rischio dell’iniziativa – spiega Tomaselli -. Questo significa che il ritorno economico di ogni ESCo è strettamente legato al reale risparmio energetico ottenuto. I metodi di finanziamento degli interventi di efficientamento, invece, sono quelli classici di ogni progetto: capitale proprio e/o finanziamenti attraverso appositi istituti».
L’AUDIT ENERGETICO. Il primo passo di una ESCo quando si appresta a fare una consulenza presso un’azienda che vuole realizzare un progetto di efficientamento è «l’audit energetico, ovvero un’analisi completa dei consumi per verificare se esistano delle tecnologie innovative che permettano di realizzare efficienze – continua Tomaselli -. Poi si mettono in fila i progetti partendo dai più profittevoli, ovvero quelli con un maggiore beneficio costi/risultati e si sceglie quali e quanti portarne a termine». Non solo le aziende, ma anche le amministrazioni pubbliche vogliono risparmiare energia. «Negli ultimi tre o quattro anni – aggiunge Tomaselli – sono aumentati i Comuni che lanciano programmi di efficientamento, soprattutto nel campo dell’illuminazione pubblica e nel recupero di calore sul quale esistono moltissimi margini. Del resto c’è una legge europea, la 101 del 31 agosto 2013, che stabilisce specifiche norme in materia».
E I PRIVATI? «Gli interventi di efficienza energetica possono essere realizzati sia su impianti di grossa taglia, sia di piccola taglia, ma come sempre accade – sottolinea Tomaselli – a far partire il mercato sono gli interventi sui siti più grandi visto che i risparmi (dai quali le ESCo trattengono i propri ricavi) sono molto più profittevoli sulle taglie grandi. È ragionale, però, pensare che nel giro di qualche anno verranno sviluppate tecnologie che permetteranno di portare, seguendo lo stesso schema, vantaggi anche nell’ambito dei condomini e delle singole unità familiari».
ESCO EUROPE 2015 – In Italia le ESCo attive sul mercato sono circa 150 e sono riunite sotto l’egida di AssoEsco. «Per attive s’intendono aziende che hanno ottenuto titoli di efficienza GSE», chiarisce Tomaselli che con AssoEsco è tra i partner di ESCO Europe 2015, evento che il 20 e 21 gennaio riunisce a Milano tutti gli operatori europei del settore per discutere dell’evoluzione del mercato, di come facilitare, consolidare ed espandere il modello ESCo, di come gestire il rischio e i finanziamenti e della regolamentazione di un settore che non ha una matrice comune «in quanto – conclude – in ogni Paese ci sono legislazioni diverse in materia di energia».