Wise Society : Quando responsabilità sociale e sostenibilità vanno a braccetto

Quando responsabilità sociale e sostenibilità vanno a braccetto

di Fabio Di Todaro
1 Gennaio 2020

In base ai dati dell'osservatorio Socialis le imprese hanno speso 1.5 miliardi di euro soprattutto per migliorare il risparmio energetico (47%), lo smaltimento dei rifiuti (39%) e i processi/prodotti aziendali (38%)

Responsabilità sociale e sostenibilità viaggiano in parallelo, soprattutto quando le buone pratiche vengono condivise con i dipendenti e si integrano con il business. In questi ultimi due anni, quasi tutte le aziende italiane che hanno investito in CSR, l’ambito della responsabilità sociale con cui le imprese cercano di fornire il proprio contributo per risolvere le problematiche d’impatto sociale ed etico al loro interno e nelle zone di attività. La spesa, di circa 1.5 miliardi di euro (quella media è stata di poco superiore a 200mila euro), è servita soprattutto per migliorare il risparmio energetico (47%), lo smaltimento dei rifiuti (39%) e i processi/prodotti aziendali (38%). I dati provengono dall’ottavo rapporto sulla Csr in Italia realizzato dall’Osservatorio Socialis.

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L’85% delle aziende dichiara di impegnarsi nella CSR, Foto di Gerd Altmann da Pixabay

INVESTIRE NEL SOCIALE PER IL BENE DI TUTTI – Delle 400 aziende campione, l’85% ha dichiarato di impegnarsi in CSR (era il 42% nel 2001). E, tra queste, il 52% lo farebbe con maggiore costanza se avesse un marchio ad attestarlo, come pure l’emanazione di una norma che dia la possibilità di ottenere detrazioni fiscali sarebbe un incentivo alla stabilizzazione degli investimenti auspicata dal 50% del campione. «Le attività sociali, da strumento accessorio e poco considerato, sono diventate un valore essenziale e necessario per le imprese – spiega Roberto Orsi, direttore dell’Osservatorio Socialis -. Un cambio di passo significativo, che si potrà affermare ulteriormente utilizzando nuovi strumenti di misurazione e nuovi indicatori di responsabilità e sostenibilità: in questo modo le imprese potranno far mettere radici ai comportamenti virtuosi attraverso un percorso definito per integrarli con l’organizzazione aziendale, le aspettative dei consumatori e la filiera produttiva». Tra i criteri adottati nella scelta di sostegno al sociale dichiarati dalle aziende impegnate in attività di Csr, rientrano il la possibilità di coinvolgere nell’iniziativa i dipendenti (54%), l’affidabilità del partner non profit (53%), il legame con lo sviluppo del territorio (45%), la possibilità di misurare i risultati dell’iniziativa e valutarne l’impatto (43%).

PIÙ INCENTIVI FISCALI PER FAR CRESCERE LA CSR – Un altro vantaggio riconosciuto alla Csr è sul fronte del mercato. Oltre il 50% delle imprese che ha investito in questa direzione ha infatti rilevato un miglioramento del posizionamento, della reputazione e della notorietà. In quasi 4 casi su 10, inoltre, si è riscontrato un aumento della fidelizzazione dei clienti. Il 49% delle imprese riconosce l’efficacia della CSR nell’agevolare i rapporti con le comunità locali e, in seconda battuta, con le pubbliche amministrazioni. Aumentano, pure solo in linea tendenziale, anche le ricadute positive sul clima interno all’azienda: il 44% registra un miglioramento del clima ed un maggior coinvolgimento del personale. L’ultimo freno alla diffusione di queste pratiche è rappresentato dalla mancanza di incentivi fiscali, di cultura manageriale e di risorse economiche.

Twitter @fabioditodaro

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