Dopo il crollo del ponte Morandi, la Carestream Italia ha decisione di concedere il lavoro «agile» ai 120 dipendenti della sede di Genova: "Un segnale all’intero Paese".
L’Italia non è ancora a misura di «smart working», ovvero della possibilità di permettere ai dipendenti di determinate aziende di lavorare in mobilità. A concederla è meno di una realtà su tre, il totale dei lavoratori flessibili non va oltre l’8 per cento: queste le ultime statistiche fornite dall’Osservatorio del Politecnico di Milano.
Capita però che da una tragedia, com’è stata quella del crollo del Ponte Morandi a Genova, possa sbocciare una storia che, in questo caso, ha come obbiettivo il benessere dei lavoratori della Carestream Italia. La speranza è che anche altre realtà possano prendere a esempio quanto voluto dall’azienda statunitense, che fornisce sistemi per l’imaging diagnostico e altre soluzioni tecnologiche in ambito medicale.
Smart Working: i benefici per i dipendenti e l’ambiente
La decisione di concedere il lavoro «agile» ai propri dipendenti (120) della sede di Genova è stata voluta per dare un segnale all’intero Paese. All’ombra della Lanterna, sono molte le realtà che stanno subendo il contraccolpo economico della tragedia di agosto.
Non è però il caso di Carestream Italia, che in un momento così delicato per la città ha però deciso di andare incontro ai propri dipendenti, permettendo loro di ridurre gli spostamenti per raggiungere la sede aziendale. Una possibilità che rappresenta un valido aiuto, non solo per la cura di spazi dedicati alla vita familiare e sociale, ma anche per alleggerire la viabilità cittadina: disastrata dal crollo dell’arteria d’accesso per chi arriva dalla riviera ponentina.
«Con questa decisione, dimostriamo di condividere lo spirito dell’industria 4.0 – afferma Michele Ferrarese, amministratore delegato di Carestream Italia -. Essere una smart company significa essere in grado da una parte di sfruttare le potenzialità della digitalizzazione, dall’altra di migliorare la qualità della vita della persona. Da dicembre daremo vita a un nuovo modo di essere della nostra azienda: ancora più attenta all’aspetto umano del dipendente e ai suoi bisogni e al contesto cittadino in cui opera».
Lo smart working stenta a decollare in Italia
L’«esperimento» durerà un anno, durante il quale l’azienda effettuerà indagini interne con l’obiettivo di valutare differenti aspetti: l’impatto sulla motivazione e sulla produttività, i benefici per la persona e la sostenibilità ambientale.
«In considerazione dell’andamento e dei risultati, valuteremo l’applicazione successiva del lavoro agile», fanno sapere dai vertici. Al momento l’Italia è molto indietro nell’applicazione dello smart working, che nel Vecchio Continente risulta meno applicato soltanto in due Paesi: la Grecia e Cipro, non proprio modelli a cui anelare per un Paese che ha estremo bisogno di risalire la china.
Gli esperti ripetono da tempo che, per accogliere questo nuovo modello organizzativo, occorre partire dalla formazione manageriale. Sono i dirigenti a determinare l’approccio lavorativo all’interno dell’azienda, motivo per cui se l’idea del lavoro agile non entra nelle loro teste, sarà impossibile vederlo diffuso su larga scala.
Carestream, intanto, ha lanciato il sasso: sperando che l’aver offerto questa opportunità in una città che oggi vive una profonda condizione di disagio possa essere da sprone anche per chi se la passa meglio. Come dire: se lo «smart working» è possibile a Genova, lo è ovunque. Almeno in quelle (poche) città italiane in cui tutti o quasi ogni mattina si svegliano per andare in ufficio.
Twitter @fabioditodaro