Wise Society : Oltrecafè, il pellet ecologico fatto coi fondi di caffè

Oltrecafè, il pellet ecologico fatto coi fondi di caffè

di Maria Enza Giannetto/Nabu
23 Maggio 2016

La startup innovativa, nata a Modena, ha come obiettivo la valorizzazione di un rifiuto nell'ottica di un’economia rigenerativa. La fondatrice Lovano: «Lavoriamo a un impianto prototipo su base regionale»

«I fondi di caffè sono un po’ la pietra filosofale perché hanno milioni di applicazioni e una delle più semplici da cui partire è proprio quella del pellet ecologico». Sono le parole di Francesca Lovato, responsabile del progetto Oltrecafé, startup innovativa modenese che ha come obiettivo la valorizzazione delle risorse nascoste di tutti quei materiali che troppo spesso vengono trattati come rifiuti. Nata nel 2015, Oltrecafé  ha deciso di puntare sul riciclo intelligente degli “scarti” derivanti dalla preparazione della bevanda “nazionale” per creare il primo pellet italiano al 100% ecologico.

«Ho lavorato per qualche tempo all’università – spiega Lovato – e mi sono resa conto di come le ricerche e gli studi nel campo del riciclo portino quasi sempre alla risposta “si può fare”». Il problema, poi, è passare dalla fase di studio e sperimentazione a quella applicativa. Così ho deciso, coinvolgendo quelli che sono diventati i miei soci Andrea Maccari e Riccardo Cariani, che era arrivato il momento di passare alla realizzazione. I fondi di caffè, in Italia, vengono già impiegati nella coltivazione dei funghi, ma io ho deciso di puntare su un settore in cui la richiesta è davvero altissima, ovvero quella del pellet per caldaie a biomassa. L’Italia è infatti ai primi posti al mondo per importazione di pellet. Ne importiamo, dall’Europa dell’Est, Canada e America, quasi 3 milioni di tonnellate l’anno che costituiscono i 3/4 del pellet utilizzato nel nostro Paese».

Oltrecafè è nata proprio con l’idea di coniugare un riciclo virtuoso con la possibilità concreta di creare opportunità di lavoro. L’obiettivo è ora quello di creare le migliori partnership sul territorio in modo da far partire questo modello di business sostenibile che si basa su un progetto di rete che vuole portare benefici a chi ricicla, a chi utilizza pellet per la propria caldaia e a chi favorisce questa buona pratica. «Il caffè – dice Francesca Lovato – è al secondo posto tra le materie prime commercializzate a livello mondiale dopo il petrolio. Ogni anno vengono tostati in Italia 240mln di kg di caffè, di cui circa il 75% (180milioni di kg) è consumato sul territorio italiano e diviene rifiuto. La nostra startup ha l’ambizione di creare prodotti di alta qualità da questa risorsa sottovalutata.  Basti pensare che si tratta di un prodotto naturale che non contiene sostanze chimiche aggiunte e che rispetta il Protocollo di Kyoto in materia di emissioni di CO2 visto che essendo di origine biologica abbassa notevolmente le emissioni di anidride carbonica rispetto ai combustibili fossili con una maggiore resa calorica. E poi, ovviamente, è ottenuto dal riutilizzo di materiali di scarto».

L’anno scorso la startup Oltrecafè ha vinto il concorso “Intraprendere” a Modena nella sezione Responsabilità sociale d’impresa e da allora il progetto ha avuto un’accelerazione. Ora, l’obiettivo di Oltrecafé è favorire la nascita di attività capaci di generare business e posti di lavoro con processi sostenibili in un’ottica di economia circolare, un’economia rigenerativa che sfrutta il design e il recupero di materiali per fare in modo che anche lo scarto venga considerato risorsa e reimmesso nel ciclo produttivo.

«Vorremmo creare – conclude Lovato – un primo impianto prototipo con la capacità produttiva di circa mezza tonnellata e che preveda l’impiego di circa 5 persone. Sarebbe un impianto modello capace di gestire una domanda e un’offerta regionale, da cui poi partire per stringere accordi con altre regioni. Se tutto va bene il progetto potrebbe generare il circolo virtuoso già nei primi sei mesi. Ammetto – conclude – che ci scontriamo, quotidianamente, con l’interpretazione delle leggi in materia, perché  la normativa italiana in fatto di rifiuti, riciclaggio e rimessa sul mercato ha delle lacune».

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