Wise Society : Nell’UE troppi i prodotti provenienti dal disboscamento delle terre

Nell’UE troppi i prodotti provenienti dal disboscamento delle terre

di Fabio Di Todaro
9 Giugno 2015

A entrare nei nostri confini in ingenti quantità sono soia, olio di palma, carni bovine e pellame.

Il sospetto già c’era, visto quanto da anni si racconta sul saccheggio delle terre. Adesso, però, il fenomeno è anche circoscritto dai numeri. E così spalle al muro, finisce l’Unione Europea: ovvero colei che più di tutti trae profitto dal disboscamento illegale delle terre, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Soltanto alle sue spalle si collocano nazioni ampie e popolose come gli Stati Uniti, la Russia e la Cina. A entrare nei nostri confini in ingenti quantità sono soia, olio di palma, carni bovine e pellame. Tra i singoli Stati primeggia l’Italia.

COSA DICE LA RICERCA? – Il dato giunge da uno studio condotto dall’organizzazione non governativa Fern che si occupa di monitorare il coinvolgimento dell’Unione Europea in ambito forestale. Il rapporto riprende le conclusioni di ricerca condotta nel 2014, da cui era emerso come il 50% della deforestazione poteva essere motivato con la necessità di reperire materie prime destinate al commercio. A ciò, però, aggiunge le responsabilità dei Paesi europei nel processo – privo di autorizzazione, dunque illegale – di conversione di foreste in terreni per agricoltura commerciale. Una pratica che ha impatti non trascurabili sulla biodiversità e sull’inquinamento, se si stima che la conversione delle foreste tropicali per l’agricoltura commerciale produce 1,47 miliardi di tonnellate di carbonio ogni anno: pari al 25% delle emissioni a base di combustibili fossili che si registrano ogni anno nei confini dell’Unione Europea.

QUANTO PELLAME FINISCE IN ITALIA – A finire nel mirino dei nuovi capitalisti soprattutto il Brasile (dove il 90% della deforestazione risulta illegale) e l’Indonesia, seguite dalla Malesia e dal Paraguay: terre foriere per la produzione di carne bovina, pellame, olio di palma e soia. L’importanza delle materie prime cambia da Paese a Paese. I Paesi Bassi e la Germania sono i maggiori importatori di olio di palma, utilizzato in prodotti cosmetici e alimentari che si trovano comunemente nei supermercati. Il Regno Unito è una destinazione importante per la carne bovina. La Francia è la maggior importatrice di soia, utilizzata soprattutto nel mangime di polli e maiali da carne. Ma è l’Italia, tra i vari Paesi del Vecchio Continente, a primeggiare con l’importazione di pellame: per un valore all’incirca di un miliardo di euro.

LE COLPE DELL’UNIONE EUROPEA – Le conseguenze di questo sfruttamento della terra senza scrupoli non riguardano soltanto la natura. Come si evince dal rapporto, «la deforestazione illegale porta anche a corruzione e di conseguenza a perdita di guadagni, violenza e abuso di diritti umani. Coloro che cercano di fermarla sono stati minacciati, assaliti o persino uccisi». Chiaro dunque il monito che le organizzazioni non governative rivolgono all’Europa: occorre mantenere fede all’impegno assunto per regolamentare il degrado delle foreste. «Serve omogeneità nelle politiche per l’agricoltura, il commercio e l’energia – afferma Ozinga -. Ecco perché l’Unione ha delle responsabilità chiare: adesso è il momento di importare soltanto materie prime di origine sostenibile».

MAGGIORE TUTELA PER LE FORESTE – In un contesto di illegalità diffusa, però, immaginare la svolta a breve termine è quasi utopistico. Ecco perché tra i consigli compare quello di stabilire un dialogo tra i Paesi dell’Unione Europea e i fornitori. «Bruxelles potrebbe stimolare una riforma del diritto nei Paesi fornitori mettendo insieme i governi, le industrie e le associazioni della società civile interessate, non solo allo scopo di ridurre la deforestazione, ma anche per migliorare la governance e rafforzare i diritti di proprietà delle popolazioni indigene e locali».

Twitter @fabioditodaro

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