Secondo il rapporto 2013 "Un green new deal per l'Italia" gli investimenti per la sostenibilità delle città potrebbero far ripartire l'economia
Le città rappresentano un banco di prova per capire come sarà la nostra vita in un futuro ormai prossimo. D’altra parte, siamo alle prese con una crisi economica sempre più cronica e strutturale. C’è una ricetta in grado di mettere in moto un vero e proprio “green new deal”, con benefici nel lungo periodo sulla qualità dell’ambiente e sull’economia. Ricetta che mette insieme il fenomeno dell’urbanizzazione, come scenario diffuso ormai in tutto il pianeta, e gli interventi di green economy per la sostenibilità e l’innovazione tecnologica. A partire proprio dalle città.
È quello che suggerisce il rapporto 2013 “Un green new deal per l’Italia”, curato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile con l’Enea. L’idea del rapporto è rappresentata dal ruolo delle nostre città come volàno per la ripresa dell’intera economia. Perché partire proprio dalle città per renderle sempre più intelligenti, eco-sostenibili, flessibili? A questa prima domanda ha risposto Roberto Morabito, responsabile delle tecnologie ambientali dell’Enea: «Prima di tutto perché l’urbanizzazione è un fenomeno che investe l’intero pianeta. In Italia, nelle aree urbane, vive quasi il 70% della popolazione. Nelle città più forti risultano gli impatti ambientali, sociali ed economici: è qui che si produce il 75% dei rifiuti totali e le emissioni di Co2 sono più elevate. Nelle città i fenomeni di disoccupazione e disuguaglianze sociali sono amplificati, anche se è sempre qui che l’offerta culturale e le opportunità di formazione sono più ricche e interessanti. Infine, è nelle città che il Pil pro-capite è più elevato rispetto alla media nazionale».
Alcuni di questi fattori costituiscono delle criticità. Ma sono anche delle opportunità per migliorare la qualità della vita, nostra e delle generazioni future. Certo, per far questo è necessaria una visione strategica di largo respiro che non si fermi a interventi settoriali e una tantum. Puntare invece a interventi tra loro coordinati e integrati, attraverso la partecipazione delle diverse forze pubbliche e private che interagiscono sul territorio urbano, sembra una scelta obbligata. Vediamo quali sono le azioni per avviare questo processo virtuoso, capace di investire l’intera economia.
Un primo settore d’intervento è rappresentato dagli investimenti per le infrastrutture verdi. Si parte, ad esempio, dall’idea di riqualificazione del suolo urbano non utilizzato, destinandolo a risorse naturali e alla socialità. Un esempio illuminante arriva da Londra, dove un’area urbana degradata, in occasione dei lavori per le Olimpiadi, è stata trasformata da brown field in green field. Con infrastrutture verdi si intende anche un’integrazione migliore tra l’area urbana e quella periurbana, la valorizzazione degli orti urbani, della filiera corta, dei parchi agricoli. Stesso processo di riqualificazione e di bonifica dovrebbe essere avviato nelle aree inquinate, di cui la metà è concentrata nelle zone costiere.
Secondo punto qualificante riguarda il settore dei rifiuti, ovvero la riduzione del consumo di materiali e il miglioramento della loro gestione. Nel Rapporto si valuta che circa il 48% dei rifiuti elettrici ed elettronici potrebbe essere riutilizzato, con una valore di mercato stimato in 45 miliardi di euro. Questi dati suggeriscono che il nostro paese, povero di materie prime ma forte produttore manifatturiero, dovrebbe puntare sul riciclo dei rifiuti a tutti i livelli, all’interno dei cicli produttivi e localmente sui territori. La città potrebbe essere vista come una vera e propria miniera, un’enorme potenzialità da sfruttare nella direzione del riciclo e della crescita verde. Parlando di raccolta differenziata, la situazione cambia molto da città a città: anche se ormai è appurato che il costo di gestione a carico dei cittadini risulta più basso nelle città, come Verona, dove la raccolta differenziata ha superato il 51%, rispetto a Messina, dove si è fermi al 6,4% (l’analisi ha considerato le sedici città con più di 200mila abitanti).
Altro importante aspetto riguarda la gestione della risorsa idrica, considerando che la dispersione ora è superiore al 30%. Oltre all’ammodernamento del sistema, sarebbe importante puntare alla riduzione dei consumi, anche attraverso l’informazione e la sensibilizzazione dei cittadini. Sul fronte dell’energia, qualcosa si sta facendo, ma non in modo sufficiente, soprattutto per quel che riguarda il risparmio energetico. I comuni, che aderiscono al Patto dei sindaci, hanno avviato interventi per il risparmio energetico puntando soprattutto sulle modalità di illuminazione, ma siamo complessivamente ancora molto inadeguati sull’efficienza energetica: ad esempio i consumi degli edifici sono dal 30 al 60% superiori rispetto alla media europea e nelle riqualificazioni edilizie non è ancora prioritaria l’efficienza energetica.
La mobilità urbana è settore di particolare urgenza: basti pensare che, rispetto all’Europa, il nostro paese (se tralasciamo il piccolo Lussemburgo), conta il più alto tasso di motorizzazione con 61 auto ogni 100 abitanti, un numero bassissimo di linee della metropolitana (solo 200 km in sei città), pochi percorsi ciclopedonali (le piste ciclabili nelle città capoluoghi rappresentano in media il 6% dei percorsi destinati al trasporto su gomma). Non tutte le città italiane seguono questo modello. Verso sistemi integrati di mobilità sostenibile, si stanno muovendo Milano, Torino, Parma, Brescia, Padova. E’ in questo settore che giocano un ruolo importante anche le tecnologie ICT che riguardano la mobilità elettrica, la tecnologia delle informazioni per la gestione del traffico pubblico, per i miglioramento e la sicurezza dei mezzi. Del resto, le ICT sono tecnologie usate in modo trasversale in tutti i settori fin qui ricordati e che possono costituire un miglioramento delle forme di informazione e di partecipazione dei cittadini. Quella che si sta giocando per rendere le città sostenibili, è una sfida complessa ma fondamentale per il nostro benessere e per quello delle prossime generazioni.