Wise Society : La RSI del gruppo Ferrero e gli obiettivi di sostenibilità del 2020

La RSI del gruppo Ferrero e gli obiettivi di sostenibilità del 2020

di Michele Novaga
22 Aprile 2015

Presentato il rapporto sulla sostenibilità 2013: l'azienda di Alba punta su 10 obiettivi sostenibili da raggiungere nel prossimo quinquennio

E’ un rapporto di quasi trecento pagine quello sulla responsabilità sociale 2013 appena presentato nella sede del Sole 24 ore di Milano dal gruppo Ferrero. In esso sono contenuti nei minimi dettagli gli obiettivi già raggiunti e quelli da raggiungere in questo campo dal gruppo di Alba leader nel settore dolciario con 20 stabilimenti distribuiti in tutto il mondo e che fattura circa 8,4 miliardi. «Ferrero ha la responsabilità sociale nel suo Dna», ha esordito l’ambasciatore Francesco Paolo Fulci, presidente della Ferrero s.p.a. citando le parole di Michele Ferrero che già quasi 60 anni fa si rivolgeva ai dipendenti in questo modo: «Mi riterrò soddisfatto solo quando sarò riuscito a garantire a voi un sereno e sicuro avvenire».

Un modello imprenditoriale e di responsabilità d’impresa che – continua Fulci – «si fonda su quattro pilastri. Il primo è rappresentato dai nostri prodotti (con la sola Nutella fattura 1,7 miliardi di euro, n.d.r.) che sono rispettosi dei consumatori. Il secondo è la Fondazione Ferrero, che si occupa di tutti i nostri ex dipendenti vita natural durante. Il terzo è costituito dalle Imprese Sociali Ferrero, che in Africa e in Asia si occupano della salute e dell’educazione dei bambini. Il quarto e ultimo è costituito dallo sport uno dei modi per combattere l’obesità».

Il crocevia è il 2020 anno in cui la Ferrero conta di raggiungere i 10 obiettivi di sostenibilità che si è data. Alcuni, per la verità, già centrati. Come quello dell’energia autoprodotta che ora supera il 75%. O come, in campo delle materie prime, quello dell’utilizzo di uova di gallina allevate per il 100% a terra e la certificazione di sostenibilità degli oli di palma utilizzati nei prodotti (anche se si potrebbe ridurre il ricorso a questa tipologia di oli). Altri ancora da raggiungere soprattutto in tema di riduzione delle emissioni di co2 (40% in meno), di emissioni di gas serra (30%) con l’obiettivo di diminuire la propria impronta ecologia. Sempre entro il 2020 il Gruppo Ferrero intende ridurre il consumo idrico per unità di prodotto del 20% e utilizzare negli imballaggi materiali da risorse rinnovabili. «Nel panorama italiano, dove le aziende a proprietà famigliare che arrivano a una certa dimensione, si fermano e tendono a non andare più avanti, la filosofia imprenditoriale della Ferrero è unica dato che afferma esplicitamente che si deve crescere su nuovi mercati con nuovi stabilimenti e nuovi prodotti non andando solo a vendere ma a trasferire un nuovo sistema imprenditoriale altrove. Il tutto attraverso un concetto chiave che è quello della sostenibilità nell’innovazione che la proietta nel futuro attraverso un patto di fiducia coi lavoratori e con le loro famiglie, con i consumatori e con gli ex lavoratori», ha sottolineato durante il suo intervento il professor Mario Deaglio.

Ma la Ferrero lascerà la propria impronta anche ad Expo 2015. Dal Padiglione Zero alla Collina della Biodiversità, passando per il Children Park e l’Open Air Theatre, totem e postazioni multimediali Ferrero accompagneranno i visitatori alla scoperta degli spazi espositivi costruiti dai Paesi. Il “percorso Ferrero” proporrà un itinerario artistico, culturale ed educativo che attraverserà i luoghi di maggiore attrattività del sito per interpretare il tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Ma alla fine della grande esposizione universale le istallazioni verranno smontate e trasportate nei Paesi dove  Ferrero è presente per diventare asili, scuole, spazi per bambini, infermerie, centri per l’aggregazione. In un gesto che al gruppo di Alba chiamiamo di ‘restituzione‘.

«Il nostro segreto è molto semplice. Passione, innovazione e l’etica, che per noi ha un’importanza straordinaria. E poi noi crediamo nella politica del fare e non nella politica del dire», ha concluso ancora Fulci.

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