Nel cuore della Maremma le piante officinali tipiche della macchia mediterranea vengono trasformate in una linea di cosmetici biologici tramite l'antico metodo della distillazione. Dietro c'è OM, un'azienda radicata nel territorio ma con lo sguardo oltre confine
Cosa vuol dire fare cosmesi biologica in un settore che non ha ancora regole precise e dove il green è più spesso una questione di marketing che di ingredienti? Significa controllare la filiera fin dal principio, scegliere di coltivare la terra secondo il metodo biologico, usare ingredienti solo italiani, non accettare compromessi per abbattere i costi di produzione e accettare piuttosto di sottoporsi costantemente ai controlli degli enti di certificazione. Infine, comunicare tutto questo in etichetta al consumatore, in modo onesto e trasparente. Ci sta provando un’azienda toscana, dal nome forse meno famoso rispetto a realtà come Wala, Weleda e Lavera, ma con una serie di punti a suo favore: territorio, metodo e prezzi. Si tratta degli “Officinali di Montauto”, OM sulla confezione, che prendono nome dalla località toscana dove nasce il podere: Santa Barbera di Montaùto, non lontano dalla spiaggia di Capalbio e dalle sorgenti termali di Saturnia; una terra aspra dove però molte piante officinali crescono spontaneamente.
Officinali di Montauto: un progetto imprenditoriale sulle virtù terapeutiche delle piante
Il progetto imprenditoriale di OM nasce dallo studio delle straordinarie virtù terapeutiche delle piante. L’idea di coltivare le piante officinali tipiche della macchia mediterranea e trasformarle in una linea di cosmetici totalmente biologici e naturali si è concretizzata nella ricerca in Italia di un luogo dove fosse possibile fare a meno di pesticidi e agenti chimici. Una terra non contaminata, naturalmente vocata all’agricoltura biologica. E l’hanno trovata tra le colline della Maremma Toscana. 130 ettari dove le materie prime officinali crescono accarezzate dal sole e curate da mani sapienti per poi essere trasformate in una linea di cosmetici, oli essenziali, tisane e soluzioni idroalcoliche con il marchio OM. Privi di parabeni, nickel e alcool.
«Il nostro progetto non si ferma a un negozio a Milano e non vogliamo essere semplicemente un marchio – spiega il titolare Luigi Scognamiglio Pasini – la nostra idea era quella di creare un’azienda italiana della cosmesi biologica, una realtà radicata nel territorio, un punto di riferimento per chi cerca un prodotto bio di fatto e non solo di nome. Il settore ha interessanti margini di sviluppo. Mi è capitato di andare spesso all’estero e di entrare in contatto, attraverso la Fondazione Plef (Planet life economic foundation) – di cui faccio parte e all’interno della quale ho cercato di creare una sorta di Ministero degli Esteri – con altre realtà produttive interessanti così ho formato un gruppo di aziende attive nell’ambito della cosiddetta economia green. Vorremmo riuscire a creare un network per mettere in contatto a livello europeo le aziende che producono secondo il metodo biologico per far emergere le problematiche che ne ostacolano lo sviluppo.
Esistono già sia a livello tecnologico che organizzativo delle soluzioni sostenibili ai problemi della produzione e commercializzazione dei beni di consumo ma bisogna essere in grado di fare sistema. La forza del nostro lavoro, per esempio, non si basa solo sulla qualità delle materie prime e dei prodotti, ma anche sul fatto che tante aziende collaborano al nostro progetto e ci hanno permesso di espanderci. Non si può pensare di andare in Giappone o negli Stati Uniti da soli ma solo coinvolgendo il territorio anche perché la cosmesi biologica richiede sia una materia prima vegetale biologica sia un metodo di trasformazione coerente con questa scelta».
La produzione certificata di OM
La passione per la natura e la ricerca di piante officinali autoctone hanno portato OM a creare cosmetici dalla formulazione tutta italiana, scegliendo volontariamente di essere certificati ICEA (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale). L’adesione a questo protocollo disciplinare, che delinea gli standard per definire i cosmetici biologici e naturali, è legata alla volontà di OM di ottenere una produzione che rispetti l’ambiente in tutti i sensi: nella formulazione, nei processi produttivi e nell’impatto ambientale in fase di smaltimento.
Nella tenuta di Montauto viene praticata una coltivazione rigorosamente biologica seguendo le normative del regolamento CEE 834 ex 2092. OM è stata, inoltre, la prima azienda al mondo a ottenere la certificazione COSMOS delle sue materie prime. Questa certificazione rappresenta il primo ma significativo passo verso un’armonizzazione degli standard europei relativi ai prodotti cosmetici biologici e naturali. Gli ingredienti OM sono stati dichiarati da COSMOS integri al 100%.
«Il naturale, il biologico, il green sono purtroppo diventati dei claim per rendere il proprio prodotto più attraente sul mercato, degli efficaci strumenti di marketing – sottolinea Luigi Scognamiglio – Una cosa però è una crema con dentro un ingrediente biologico al 70%, un’altra è quando lo stesso ingrediente è dichiarato in etichetta ma la sua frazione biologica è del 5%. Per esempio, una crema alla lavanda bio dove solo la minima parte fosse olio di lavanda biologico.
Ma già sarebbe positivo che almeno la parte vegetale fosse ben rappresentata: non è raro trovare creme alla lavanda dove di lavanda ce n’è ben poca. Comprando i cibi biologici abbiamo imparato che l’asterisco vicino all’ingrediente significa da agricoltura biologica: ogni volta che c’è un asterisco, qualcuno ne controlla i luoghi e i metodi di produzione. Secondo gli ultimi orientamenti della certificazione, poi – questo è un aspetto per il quale mi sono molto battuto – nella certificazione viene richiesto che tutto l’ingrediente che è disponibile sul mercato come biologico sia davvero biologico. Non è un caso che una certa linea famosa di cosmetici a base di olio di oliva non si certifichi: se lo facesse, sarebbe costretta a usare come ingrediente solo olio di oliva bio. È assurdo che uno scriva shampoo all’oliva biologica e poi ne metta una porzione infinitesimale. Allo stesso modo se un’azienda propone un cosmetico alla calendula, sappia che l’olio di calendula biologico esiste e quindi è giusto che lo usi se vuole chiamare biologico quel cosmetico».
Insomma, la formula è approvata dall’ente certificatore solo se tutto l’olio presente è biologico e i controlli sono diventati via via più severi. Questo non solo dà peso e credibilità alla certificazione stessa ma aiuterà la crescita di un settore che ha sempre sofferto la mancanza di regole e i condizionamenti di un marketing spesso fuorviante. «La comunicazione punta sui claim, i nomi e le formule magiche per far sembrare tutto ecologico, naturale e sostenibile: vince chi è più green – continua Scognamiglio – Quando abbiamo cominciato la nostra impresa, l’obiettivo era quello di lavorare con le piante e produrre ingredienti biologici per una cosmesi amica della pelle e dell’ambiente. Il problema era che le aziende non compravano. Adesso, grazie alla certificazione sul prodotto cosmetico, si potrà sviluppare una domanda di oli essenziali e più in generale ingredienti biologici per il nostro settore. È anche una questione di coerenza: se il consumatore sceglie prodotti naturali non vuole che dentro ci siano i pesticidi. Per questo i nostri prodotti hanno tutti la certificazione biologica».
Filiera corta e prezzi bassi
Nei laboratori di trasformazione si lavora il raccolto seguendo i ritmi delle stagioni e della natura, distillando o essiccando secondo le antiche tradizioni le piante e i fiori. Un procedimento lungo e costoso. Basti pensare che ci vogliono almeno 100 chili di fiori per ottenere un litro di olio essenziale (per esempio: 100 chili per la lavanda; 1000 per l’elicriso).
Tra coltivazione e crescita spontanea a Montauto si raccolgono più di trenta diverse varietà di piante officinali tipiche della macchia mediterranea. Per valorizzarne tutte le proprietà, la lavorazione viene fatta nei laboratori affacciati sui campi. La scelta di trattare le materie prime in loco è stata fatta per evitare lunghi spostamenti o sbalzi termici che potrebbero alterare la qualità del prodotto finito, ottenendo così una linea di cosmetici, oli essenziali, soluzioni idroalcoliche e tisane di qualità. Gli alti costi dovuti al metodo biologico, alla scarsa resa delle materie prime e ai lunghi tempi di trasformazione sono stati compensati dalla scelta di una sorta di filiera corta.
«In Italia – spiega il titolare – riusciamo a tenere bassi i prezzi perché abbiamo accorciato la catena distributiva, tagliando cioè i passaggi che portano il prodotto al consumatore. Vendiamo prevalentemente in modo diretto da noi, allo spaccio aziendale, ma i nostri prodotti si possono comprare anche tramite i nostri rivenditori distribuiti nelle principali città; c’è anche la possibilità di farseli spedire a domicilio o di acquistarli su Internet. Abbiamo scelto di mantenere bassi i prezzi per rendere accessibile a più persone la cosmesi biologica di qualità. Quello che la gente paga non sono i passaggi intermedi con i loro ricarichi ma il lavoro di valorizzazione di una materia prima pura attraverso l’antico, delicato e lungo processo della distillazione in corrente di vapore. Siamo l’unica azienda al mondo che profuma esclusivamente con oli essenziali biologici ottenuti con questo metodo. Questo è molto importante perché l’olio essenziale può essere anche estratto. Molte aziende che producono cosmetici naturali scrivono in etichetta “oli naturali” e non “oli biologici” perché nel primo caso ottengono gli oli per estrazione ed è consentito loro usare dei solventi».