Wise Society : Interface: essere verdi aumenta gli utili

Interface: essere verdi aumenta gli utili

di di Sabrina Sciama
30 Novembre 2010

Il grande gruppo industriale ha scelto lo sviluppo sostenibile come visione strategica perché consente una migliore gestione delle risorse, ma anche un massimo ritorno sull’investimento. Tanto che, il fondatore e presidente, Ray Anderson vuol condividere con molte altre aziende il suo motto: un mondo migliore per un profitto maggiore. Più onesto e autentico

Non è facile discernere tra chi sbandiera una sostenibilità di facciata, il cosiddetto greenwashing, e chi invece ha alle spalle una consolidata e seria pratica.  Ma per alcune realtà i dati parlano in modo molto chiaro e sgombrano il campo da eventuali dubbi. L’azienda americana Interface, leader nella produzione e vendita di pavimenti modulari distribuiti con il marchio InterfaceFLOR, dal 1996 ha ridotto dell’80 percento gli scarti generati dalla fase di produzione a quella di smaltimento dei rifiuti ed è anche riuscita ad abbattere dell’80 percento il consumo di acqua a livello globale. Inoltre ha raggiunto il traguardo del 44 percento delle emissioni di gas a effetto serra rispetto ai livelli del 1996; ha usato il 100 percento di energia elettrica da fonti rinnovabili nei processi produttivi in tutti gli stabilimenti europei (mentre il 30 percento dell’energia globale utilizzata proviene da risorse rinnovabili) e ha impiegato materie prime riciclate o di origine biologica nella misura del 36 percento. L’azienda fondata nel 1973, che ha filiali in oltre 100 Paesi del mondo, affronta realmente il tema della sostenibilità su vari fronti: tra questi l’eliminazione di scarti ed emissioni nocive,  l’uso di energia rinnovabile, il riciclo di materiali di scarto e riuso di prodotti, sviluppando metodi di trasporto efficienti e a basso consumo. Il tutto per diffondere sempre di più una cultura in grado di integrare i principi di sostenibilità nella vita.

«Se impariamo a riutilizzare i prodotti di ieri per approvvigionare i nostri magazzini di domani», afferma Ray Anderson, Fondatore e Presidente di Interface che ha raccontato il percorso dell’azienda verso la sostenibilità in due libri, (Confessions of a Radical Industrialist e Mid-Course Correction) e in un nuovo documentario, So Right So Smart. «Se alimentiamo l’insieme dei nostri processi di produzione con l’energia rinnovabile, se rendiamo questi processi efficaci, ciclici, innocui e senza sprechi, avremo ottenuto il nostro obiettivo: essere un’azienda sostenibile» aggiunge. Per ridurre i consumi energetici e le emissioni inquinanti gli stabilimenti InterfaceFLOR in tutto il mondo hanno messo in atto svariate iniziative, alcune di lieve entità come i sistemi trasportatori intelligenti, altre di grande portata come l’impiego del 100 percento di energia elettrica da fonti rinnovabili negli stabilimenti di produzione europei.

 

«I nostri continui progressi provano che la sostenibilità non è solo buona per l’ambiente ma anche per gli utili», sottolinea infatti Lindsay Parnell, Presidente e CEO di InterfaceFLOR. «Mettere la sostenibilità al centro del nostro business ha portato dividendi; i costi sono stati abbattuti; i nostri dipendenti sono concentrati attorno a un progetto comune e i prodotti sono i migliori di sempre», aggiunge. Inoltre la sostenibilità apporta una fonte inesauribile di innovazione. «Noi abbiamo ancora molta strada da fare nel nostro percorso verso la Mission Zero (traguardo che ha influenzato ogni settore decisionale dal business, alla produzione, al design e sostiene tutte le dimensioni dell’azienda: le persone, il processo, la produzione, il luogo e il profitto); tuttavia, credo che il nostro approccio olistico alla sostenibilità ci porterà al 2020 e oltre», dice ancora Lindsay Parnell.

 

Tutto questo non può certo realizzarsi senza l’adeguato coinvolgimento del personale, per la formazione del quale è stato avviato un programma che coinvolge tutti i dipendenti, a prescindere dal loro ruolo in azienda, e assicura che tutti abbiano consapevolezza circa i temi dello sviluppo sostenibile e che possano contribuire al raggiungimento dell’obiettivo. Chi lo desidera può anche richiedere di proseguire il training diventando “ambasciatore della sostenibilità”.

Un altro passo rilevante consiste nel programma Re Entry che, finalizzato a ridurre il volume dei prodotti utilizzati inviati alla discarica, prevede il recupero del prodotto alla fine della sua vita utile. Con un costo aggiuntivo contenuto, il prodotto che non potrà essere riproposto sarà, dove possibile, riciclato. Un sistema che segna perciò una nuova dimensione di produzione “verde” per quest’azienda che in Europa è riuscita a raddoppiare la produzione ed eliminare diverse centinaia di tonnellate di scarti all’anno grazie a una precisissima macchina di taglio a ultrasuoni basata su tecnologie NASA.

«Stiamo facendo l’inventario dei nostri traguardi», conclude Ray Anderson «e stiamo dando uno sguardo alle sfide che abbiamo davanti. Sappiamo questo: apertura, onestà e collaborazione sono la chiave del progresso ambientale, non solo per Interface ma per ogni business. Stiamo richiamando i nostri colleghi industriali di tutto il mondo affinché adottino lo stesso impegno alla trasparenza e a questo modello: “fare bene per far del bene”, un mondo migliore per un profitto maggiore, più onesto e autentico».

 

L’approccio innovativo di Interface ha, in effetti, portato altri business leader a cercare la consulenza dall’azienda per supportarli nella trasformazione dei propri processi industriali. Nel 2006 l’azienda ha lanciato InterfaceRAISE, un gruppo di consulenza che lavora con i clienti per aiutarli a rendere il proprio business più sostenibile.

 

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