Wise Society : I gestori dei fondi di investimento si aprono alla sostenibilità

I gestori dei fondi di investimento si aprono alla sostenibilità

di Guido Foppa
8 Gennaio 2016

Attenzione ai temi etici, dialogo investitori-imprese ed engagement le chiavi del successo dei nuovi investimenti

In un recente studio gli esperti analisti di CFS Rating hanno dimostrato come i fondi di mercato sostenibili o fondi etici, confrontati con prodotti tradizionali, non sfigurino affatto dal punto di vista della reddittività. Anzi, sanno incassare risultati competitivi considerando che in tre anni oltre quattro fondi su cinque generano a favore dell’investitore un rendimento superiore alla media della categoria di appartenenza.

Un risultato sorprendente che ormai certifica come il settore SRI (Sustainable and Responsible Investment) sia diventato importante e come ormai si adottino, anche in campo finanziario, strategie basate sull’approccio etico, sostenibile e responsabile, sul rispetto delle Convenzioni Internazionali (come ad esempio quelle dell’OCSE e di agenzie ONU come ILO, UNEP, UNICEF e UNHCR) e sul rispetto di determinati principi o valori (pornografia, tabacco, test su animali sono alcuni fra i business considerati come non etici). E così quegli emittenti rispettosi dei criteri ambientali, sociali o di governance (ESG in inglese) vengono “premiati” con l’attribuzione di un peso percentuale maggiore in portafoglio.

Temi quali il rispetto dell’ambiente, la protezione della natura e in particolare della biodiversità, la difesa dei diritti degli animali sono sempre più d’attualità; questo fatto non può sfuggire a un attento osservatore della realtà in cui viviamo. L’impegno per la protezione di chi è minacciato e non può difendersi è diventato uno dei nuovi comandamenti laici dell’opinione pubblica, che rifiuta il ruolo di comparsa, in scena solo al momento della liturgia del consumo. Gli investitori, non tutti, certo, ma il segmento più consapevole, si sente coinvolto all’interno delle proprie scelte d’investimento in decisioni etiche che i propri governi non sono stati in grado di fare o si trovano in fondo all’agenda. Come sostiene Sara Lavitolo, Manager di London Stock Exchange Group «l’investitore ha assunto il nuovo ruolo di ricordare alle società che le performance ESG, per natura non finanziarie, possono trasformarsi in finanziarie. Ciò accade quando la collettività diviene sensibile a una tematica e – attraverso le proprie scelte – premia le aziende innovatrici prima con l’interesse e successivamente con l’investimento». La presa di coscienza della grande responsabilità sociale da parte di ogni azienda smette così di essere percepita alla stregua di una scelta fine a se stessa, stucchevole o in qualche modo ”buonista”, per essere riconosciuta per quello che è, ovvero uno strumento per migliorare la realtà in cui viviamo.

E che gli investitori siano diventati più attenti lo dimostra anche la maggior richiesta di dialogo con le imprese. Attraverso quello che si chiama engagement, infatti, gli investitori richiedono un confronto con l’impresa in merito a temi sostenibili. Il processo è ancora lungo ma si può dire che questo approccio può letteralmente cambiare il modo di fare impresa. «L’engagement sta diventando il principale motore di responsabilizzazione e sensibilizzazione delle aziende sui temi SRI», sottolinea Arianna Lovera, Research Officer del Forum per la Finanza Sostenibile. Ma questa procedura acquista un valore ancora più forte quando da soft (momento in cui il dialogo investitori-impresa è one to one con l’investitore e rimane fuori da contesti assembleari) diventa hard-engagement e si porta al tavolo dell’Assemblea dei soci o al board del Consiglio Amministrativo il tema della sostenibilità.

Per l’impresa, rifiutare il confronto significa doversi misurare con il pubblico dissenso che tipicamente parte dalle pagine di rappresentanza sui principali social network e che arreca danni reputazionali, di cui abbiamo un esempio con il recente diesel-gate Volkswagen. L’allineamento delle diverse funzioni aziendali rispetto alle richieste ESG (ambientali, sociali e di governance), al contrario, genera una maggiore consapevolezza e il riconoscimento degli stakeholders e la prova di una relazione efficace con gli investitori hanno sul lungo termine effetti positivi, non ultimo quello di una migliore gestione dei rischi. Il dialogo investitori-impresa porta solo benefici e tornare indietro ad investimenti non etici non ha più molto senso, come sostiene Ugo Biggeri, Presidente di Etica SGR (azienda promotrice dell’azionariato attivo e che partecipa personalmente alle assemblee degli azionisti delle società italiane in cui i suoi fondi investono), convinto che il dialogo continuativo e positivo con le imprese serve e la strada verso l’etica alla fine viene sempre ripagato da un maggior profitto nel lungo termine.

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