Sul sito Ismea parte la vendita di ottomila ettari (dei 23.000) della Banca nazionale delle terre agricole. L’obiettivo è inserire giovani agricoltori nel nostro sistema produttivo.
Di sorprese sotto l’albero ce ne sono state diverse: su tutte il bando Ismea e quella «Terre Colte», più una serie su base regionale. Le istituzioni scommettono tutto sulla terra. L’insieme di opportunità presentate in coda al 2017 testimonia un’opportunità concreta per i giovani a caccia di lavoro: la riscoperta dell’agricoltura, considerata una delle soluzioni a disposizione soprattutto di quei giovani che non vogliono abbandonare le regioni Meridionali per trovare la via del proprio futuro. Ma in realtà a una scelta di questo tipo guardano con interesse anche molti ragazzi toscani, emiliani, veneti e piemontesi. La centralizzazione sempre più spinta verso le metropoli e la riscoperta dell’importanza dell’alimentazione e dell’origine delle materie prime ha ridato slancio all’agricoltura, opzione finita nel dimenticatoio per oltre quindici anni a partire dall’inizio del ventunesimo secolo.
OTTOMILA ETTARI PUBBLICI IN VENDITA – Per favorire il ritorno all’agricoltura soprattutto puntando sui giovani, sul sito Ismea ottomila ettari della Banca nazionale delle terre agricole: pronti per essere coltivati. Si tratta del primo lotto che fa parte di un’operazione complessiva da oltre 23mila ettari gestita dal ministero delle Politiche agricole. «Vogliamo dare nuovo valore ai terreni pubblici con un investimento su sostenibilità, economia e lavoro e per questo ai giovani interessati spettano mutui agevolati – afferma il ministro Maurizio Martina, che dai tempi di Expo coltivava l’idea -. Stiamo sperimentando una nuova forma di rivalutazione dei beni comuni, con l’obiettivo chiaro di favorire lo sviluppo di nuove realtà agricole nei territori. Le risorse che derivano dalla vendita dei terreni saranno totalmente dedicate al sostegno dei giovani agricoltori». Per trovare il terreno che fa al caso proprio, basta navigare nel sito di Ismea, dove grazie alla geolocalizzazione si possono individuare le terre disponibili nella propria area di interesse: con tutte le informazioni del caso, dalla posizione alle caratteristiche naturali, dalle tipologie di coltivazioni consigliate ai valori catastali. Si può già esprimere la manifestazione d’interesse per uno o più lotti e da febbraio partirà la procedura competitiva a evidenza pubblica tra coloro che hanno manifestato interesse. I terreni acquistabili sono concentrati soprattutto nel Centro-sud d’Italia, con La Sicilia a fare la parte del leone (1700 ettari), seguita da Toscana e Basilicata (1300 ettari), Puglia (1200), Sardegna (660 ettari), Emilia Romagna e Lazio (quasi 500 ettari). «L’obiettivo è inserire giovani agricoltori nel nostro sistema produttivo, supportandoli nell’acquisto dei terreni messi all’asta dalla Banca delle terre agricole e stimolando le produzioni di eccellenza nel nostro Paese – dichiara Enrico Corali, presidente di Ismea -. La globalizzazione ha molti aspetti positivi, più di due miliardi di consumatori desidera mangiare bene come noi italiani».
FINO A DUECENTOMILA EURO CON «RESTO AL SUD» – Per raggiungere l’obiettivo annunciato dal ministro del Mezzogiorno Claudio De Vincenti, con centomila giovani chiamati a essere imprenditori di loro stessi nelle regioni meridionali, con cui arrestare una disoccupazione giovanile che oggi supera il 40 per cento, il Governo ha varato anche il programma «Resto al Sud», che non preclude altre opportunità oltre all’agricoltura. Palazzo Chigi ha stanziato 1,250 miliardi di euro e ne ha affidato la gestione a Invitalia.Il programma prevede un prestito fino a cinquantamila euro per ciascun giovane imprenditore. Ma il progetto, anche eventualmente in ambito agricolo o zootecnico, può prevedere fino a quattro attori: per uno stanziamento massimo di duecentomila euro. Una parte del sostegno, pari al 35 per cento del costo (totalmente finanziabile) consiste in un contributo a fondo perduto, la rimanente in un finanziamento bancario sul quale Invitalia corrisponderà gli interessi, attraverso la Banca del Mezzogiorno. «Non sono finanziabili spese di progettazione e consulenza», fanno sapere da Invitalia, che nei sessanta giorni successivi a quelli in cui riceve la proposta risponderà: dicendo se è finanziabile oppure no.
CON «TERRE COLTE» FINO A 500MILA EURO PER PUNTARE SULLA TERRA – Sono tre i milioni di euro messi invece a disposizione da Enel Cuore e dalla Fondazione Con il Sud per il recupero dei terreni agricoli incolti nel Mezzogiorno: in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia. Le organizzazioni del Terzo settore, in partnership con altre realtà non profit, istituzioni, università, enti di ricerca e imprese profit, hanno tempo fino al 23 febbraio per presentare online la propria proposta, che deve tendere a rivitalizzare la tradizione legata all’agricoltura e all’allevamento in queste regioni, anche attraverso l’inclusione sociale e lavorativa di persone in condizione di disagio. «Siamo convinti che il tema sia strategico per il futuro del Mezzogiorno – è il pensiero di Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione Con il Sud -. Terre Colte significa anche questo: avere l’intelligenza di saper coniugare i cambiamenti di un mercato attento alle tradizioni del territorio con quelli di un nuovo ‘paradigma’ dello sviluppo, che vede al centro la comunità e la coesione sociale, i giovani e la conoscenza». L’iniziativa prevede la concessione, da parte dei proprietari, di uno o più terreni a uno o più soggetti del partenariato che propone il progetto, per una durata minima di dieci anni: di cui i primi cinque a titolo gratuito o simbolicamente oneroso. Le partnership di progetto dovranno essere composte da almeno tre soggetti, di cui almeno due di Terzo settore. Il contributo massimo per singola proposta sarà pari a cinquecentomila euro.
ULTERIORI OPPORTUNITÀ DALLA LEGGE DI BILANCIO? – Detto delle opportunità concesse a livello regionale, dalla Puglia alla Liguria, fino alla Lombardia e all’Emilia Romagna, senza trascurare la Sicilia e la Calabria, il Governo sembra pronto a inserire nella legge di bilancio un’ulteriore opportunità per i giovani che vogliono costruire il proprio futuro in campagna. Nel testo finale dovrebbero essere previsti sgravi contributivi totali per tre anni al per i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli under 40 per le nuove iscrizioni nella previdenza agricola nel 2018. Il bonus dopo i primi 36 mesi dovrebbe poi essere riconosciuto fino al 66 per cento per un altro anno e fino al 50 per cento per ulteriori dodici mesi. A ciò dovrebbe aggiungersi l’agevolazione Iva prevista per gli allevatori che vendono animali vivi, bovini o suini, destinati alla macellazione.
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