Le grandi case automobilistiche si stanno già convertendo, e piuttosto velocemente. Il futuro dell'emobility è già qui: i problemi e le sfide non mancano, ma con loro esistono anche tante opportunità e soluzioni
Quale sarà il futuro dell’auto elettrica dopo lo stop ad auto (e furgoni) nel 2035 o, meglio, alla possibilità di immatricolarli, ma solo se alimentati da carburanti sintetici, (e-fuel), “a “emissioni zero”? La decisione avrà riflessi sul presente e sul futuro dell’industria automobilistica UE, settore fondamentale per l’Europa. Come mettono in chiaro i dati di ACEA (associazione europea dei produttori auto) l’industria auto genera l’8% del PIL dell’Unione Europea; conta 13 milioni di lavoratori e genera entrate per 374,6 miliardi di euro e un surplus commerciale di 79,5 miliardi di euro, con quasi 58,8 miliardi di euro di spesa annuale in ricerca e sviluppo, corrispondente il 32% del totale UE. Tuttavia, ci sono molti elementi che fanno ipotizzare che la transizione elettrica avverrà comunque, forse prima del 2035.
Lo stop all’elettrico: Italia e Germania favorevoli, ma si prosegue
Capire oggi il futuro dell’auto elettrica è complicato? Non così tanto. Innanzitutto la spesa globale di auto elettriche è in aumento da tempo. Come evidenzia un rapporto di BloombergNEF sugli investimenti nella transizione energetica, la spesa annuale per veicoli elettrici per passeggeri ha raggiunto i 388 miliardi di dollari lo scorso anno, con un aumento del 53% rispetto all’anno precedente. “Con il conteggio del 2022 incluso, il valore totale dei veicoli elettrici venduti fino a oggi nel segmento dei veicoli passeggeri ha ora superato i mille miliardi di dollari”. In Europa, il mercato (Italia a parte) è assai dinamico. Ricordiamo che nel 2022 l’auto più venduta nel Vecchio Continente è stata una elettrica: la Tesla Model Y.
Certo, le resistenze non mancano, e lo si è notato anche nella votazione dei ministri dell’energia. L’Italia si è astenuta nel voto come Bulgaria e Romania, mentre l’unico voto contrario è stato espresso dalla Polonia. Favorevole invece la Germania, dopo l’intesa sull’utilizzo futuro degli e-fuels raggiunta con la Commissione europea. Ma dalla stessa Germania arriva la notizia secondo cu Bmw Group ha registrato una crescita significativa delle vendite globali di veicoli completamente elettrici (+83,2%) nel primo trimestre del 2023. Complessivamente, ha consegnato un totale di 64.647 veicoli Bmw e Mini completamente elettrici nei primi tre mesi dell’anno. Il marchio bavarese ha più che raddoppiato le vendite di veicoli completamente elettrici nel primo trimestre, con 55.979 unità consegnate ai clienti (+112,3%). L’altra grande Casa tedesca, Mercedes-Benz, a inizio anno ha fatto sapere di avere più che raddoppiato (+124%) le consegne di auto elettriche nel 2022 rispetto all’anno precedente: 117.800.
L’industria auto punta sull’elettrico
Per vari motivi, in molti dubitano che la decisione dell’Europa muterà il futuro dell’auto elettrica. «Il dibattito pubblico sul futuro dell’auto si sta concentrando in modo miope solo sul 2035, ma la vera partita per il rilancio dell’industria italiana è un’altra», ha affermato in una nota il segretario generale di Motus-E, Francesco Naso, dopo il rinvio del voto UE. «Indipendentemente da questa data, oggetto ormai di uno scontro più che altro ideologico e mediatico, il settore ha già iniziato da tempo a muoversi a grandi passi verso l’elettrico, con investimenti senza precedenti che porteranno molti costruttori a diventare full electric ben prima del 2035».
Un esempio lo offre Mzz. Industries, progetto del Gruppo Mazzanti che ha annunciato l’apertura di uno stabilimento produttivo a Manfredonia di circa 30.000 mq: quando sarà pienamente operativo, in tre anni produrrà 12mila batterie al litio all’anno per ogni gamma d’auto elettrica, e seimila motori elettrici all’anno, oltre a 1.550 auto tra SUV e supercar. L’investimento totale è di circa 100 milioni di euro, frutto di un connubio pubblico-privato.
Le nuove immatricolazioni
Per quanto riguarda le immatricolazioni di auto elettriche, lo scorso marzo hanno il segno positivo con un progresso dell’82% a 8.170 unità. Lo ha messo in luce la stessa Motus-E. «La decisione dell’Europa, dal punto di vista dei piani industriali del 90% del settore non cambia nulla. Ormai in realtà tutti hanno intrapreso la direzione dell’elettrico», segnala Gianfranco Pizzuto imprenditore da sempre legato all’elettrico, oggi Ceo di Automobili Estrema, realtà focalizzata alla realizzazione di una hypercar elettrica prodotta dalla Motor Valley italiana. Puntare all’elettrico è una tendenza internazionale, che vede attivi anche i marchi cinesi ancora relativamente poco presenti in Europa direttamente. Ma anche in questo caso «è solo questione di tempo e poi saranno presenti in maniera massiccia anche in Europa», sottolinea Pizzuto.
Alcuni esempi dalle case automobilistiche
Cina a parte, l’evoluzione industriale è già viva in Europa. Le Case automobilistiche occidentali hanno già deciso di tagliare con i fossili e arrivare in elettrico ben prima del 2035, qualsiasi decisione venga presa. Esempi? Audi ha annunciato che dal 2026 lancerà solo auto elettriche e dal 2033 fermerà la produzione delle auto endotermiche; Citroen punta all’elettrificazione di tutta la gamma entro il 2025. Già nel 2021 Alessio Scutari, direttore Marketing di Citroen Italia, affermava che “una vettura su cinque venduta negli ultimi due mesi è una elettrica”. Fiat diventerà totalmente ‘a spina’ entro il 2030, idem Mercedes; Volvo per quell’anno venderà solo auto elettriche. Opel intende vendere in Europa solo auto elettriche entro il 2028. Ancora più ambiziosa Renault, tra le pioniere della proposta di electric vehicle. La casa transalpina intende fare il 90% della quota di mercato solo con auto elettriche da qui al 2030. Smart già oggi si è convertita all’elettrico.
Il fattore prezzo è destinato a cadere
Da una parte è vero che i prezzi attuali delle auto elettriche non sono oggi alla portata di tutti. Ma i prezzi stanno calando di anno in anno e se si vanno a vedere le proposte auto dalla Cina e che – prima o poi – arriveranno in Europa le cose sono destinate presto a cambiare in meglio, aprendo il mercato alle utilitarie BEV. Un esempio: la Casa automobilistica Geely lancerà sul mercato cinese un’utilitaria 100% elettrica a un prezzo base di 5mila euro. Per ora ha dichiarato che sarà un’esclusiva per la Repubblica Popolare.
Ma non è certo l’unica a proporre automobili a prezzi bassi. L’industria automobilistica in Cina è la più grande del mondo misurata già dal 2008 e per quanto riguarda l’elettrico è in forte aumento: l’anno scorso, nel Paese della Grande Muraglia sono state immatricolate oltre 5,92 milioni di nuove auto elettriche plug-in. Non solo, circa il 30% di tutte le auto nuove in Cina (comprese le microcar) erano ricaricabili e il 22% erano completamente elettriche. Solo due anni fa, i BEV superavano appena il 5% di quota.
Le case automobilistiche cinesi possono costruire un veicolo elettrico a un costo di 10mila euro inferiore rispetto alle case automobilistiche europee, un enorme vantaggio in termini di costi che metterà sotto pressione i produttori europei nel loro mercato interno, ha affermato Patrick Koller, Ceo di Forvia (uno dei primi dieci fornitori di auto al mondo), ripreso da Reuters. Tutto questo creerà concorrenza, con riflessi positivi per l’utente finale che potrà avere un’ampia scelta per tutte le possibilità.
Problema infrastrutture? Facciamo chiarezza
Anche le preoccupazioni sulla presenza di infrastrutture di ricarica elettrica sono eccessive. Certo, occorre aumentare la loro presenza, ma la crescita di “colonnine” è sensibile oltre che reale. E persino per il futuro dell’auto elettrica, un’analisi condotta da McKinsey mette in rilievo, nello scenario meno aggressivo, che comunque entro il 2030 l’UE-27 si dovrebbe passare dalle attuali 340mila stazioni di ricarica ai circa 3,4 milioni di carica batterie pubblici necessarie per soddisfare le esigenze della sua futura flotta di veicoli elettrici.
Venendo all’Italia, anche qui le colonnine per auto elettriche sono in netta crescita. Lo segnala E-Motus, riportando anche un nuovo record per la rete di ricarica dei veicoli elettrici in Italia. “Nel primo trimestre dell’anno, infatti, sono stati installati 4.401 nuovi punti di ricarica a uso pubblico, che portano il totale nazionale a quota 41.173 punti”, segnala in una nota ed evidenziando che nell’arco di due anni esatti i punti di ricarica presenti in Italia sono praticamente raddoppiati: da 20.757 a 41.173. Tanti? Pochi? Oggi va considerato che chi già possiede un’auto elettrica per il 70-80% dei casi esegue una ricarica tra le mura domestiche. Contando sull’aumento degli impianti fotovoltaici sui tetti (in Italia, a fine 2021, risultano installati circa 1.016.000 impianti fotovoltaici, l’80% dei quali domestici) è facile pensare alle opportunità già sfruttate o potenziali di accedere a energia pulita e con costi molto bassi.
C’è poi un altro elemento che gioca a favore della mobilità elettrica: è un fenomeno globale. Pensiamo agli Stati Uniti. Il Governo intende far crescere la rete nazionale di stazioni di ricarica elettrica fino a raggiungere le 500mila stazioni, comprese quelle a ricarica rapida – a non più di 80 km di distanza – su circa 120.700 km delle autostrade e interstatali più trafficate della nazione. “I carica batterie sono un elemento fondamentale della politica climatica del presidente Joe Biden e del suo obiettivo di avere il 50% di tutte le nuove vendite di veicoli negli Stati Uniti entro il 2030”, mette in rilievo Reuters.
Batterie per le auto elettriche: materiali alternativi, ricerca e riciclo
Arriviamo alle batterie, cuore del presente e del futuro dell’auto elettrica. Secondo il Fondo monetario internazionale (FMI), l’aumento dei consumi fino al 2050 farà aumentare la domanda di materie prime per batterie del 30-40% rispetto alle riserve disponibili. Servono decisioni tempestive e collaborative per andare incontro alla maggiore richiesta.
Ma in questo caso c’è anche da rilevare come tecnologie alternative, come il sodio, si stanno progressivamente consolidando, tanto che c’è chi prevede che questo componente potrebbe essere impiegato nelle batterie per lo stoccaggio energetico per gli impianti fotovoltaici ed eolici, lasciando il litio per l’emobility. Ma anche nel mondo auto c’è chi sta pensando di usare il sodio: la cinese Hua Xianzi, nata dalla collaborazione fra Jac Motors e Volkswagen, è stata presentata da pochi giorni come il primo veicolo al mondo con batteria agli ioni di sodio.
Poniamo anche la questione del predominio nella realizzazione delle batterie agli ioni di litio (la tecnologia predominante) detenuto dalla Cina, che si ridurrà nel tempo. Secondo S&P Global l’Europa è il secondo produttore di batterie agli ioni di litio con una capacità di 126 GWh, ma sta rapidamente colmando il divario. Prevede inoltre che entro il 2027, la quota europea crescerà fino al 22% della capacità globale, rispetto al solo 13% attuale. Nello sviluppo alternativo delle batterie, va considerato che la ricerca sta facendo continui progressi nella chimica delle materie prime utili.
Il riciclo
C’è poi un altro aspetto che dovrà essere sempre più posto in rilievo: il riciclo. Le batterie dei veicoli elettrici già sono concepite per essere soggette a riciclo. Lo prevede la direttiva 2006/66/CE, che prevede norme specifiche per la raccolta, il trattamento, il riciclaggio e lo smaltimento dei rifiuti di pile e accumulatori. Essa “fa della mobilità elettrica un esempio lampante di economia circolare”, ricorda Motus-E, che ha condotto uno studio dedicato in cui si stima fino a poco più di 6 miliardi di euro i ricavi generati in Europa dalla vendita di nichel, cobalto e litio riciclati. È qui che l’Italia può inserirsi per dare vita a una nuova filiera industriale, forte di una conclamata esperienza trasversale nel riciclo.
Il futuro dell’auto elettrica passa anche da tutte queste considerazioni. I problemi e le sfide non mancano e non mancheranno neanche più avanti, ma nemmeno le opportunità e le soluzioni.
Andrea Ballocchi