Non si nasce leader, ma lo si può diventare. In molte aziende la differenza tra “Capo” e “Leader” è ancora poco chiara o addirittura fraintesa. Confondiamo il superiore con il leader sebbene non ne abbia le competenze, lo stile e nemmeno i comportamenti.
Anche il Carisma viene spesso confuso con la leadership, ma per esprimere una leadership consapevole e adeguata necessitiamo di molto lavoro sulle soft skill, grande attenzione verso gli altri e una buona dose di umiltà.
Caratteristiche di un leader
Un leader ha comportamenti riconoscibili e alcune caratteristiche evidenti: ad esempio sa ascoltare attivamente le persone che lavorano con lui (non per lui), sa prendere decisioni con buon senso per il bene dell’azienda e delle persone, trasmette fiducia, è umile, è rispettoso e riconosce a tutti i propri meriti.
Leadership e Coronavirus: è cambiato qualcosa?
Il Covid-19 ha forse modificato caratteristiche e comportamenti del leader? Si potrebbe ipotizzare un cambiamento in alcune di essi sebbene, sostanzialmente, le peculiarità essenziali e i sopracitati comportamenti siano rimasti invariati.
Il lockdown e il conseguente massiccio utilizzo dello smart working hanno tuttavia modificato alcune operatività e modalità relazionali. Scopriamone alcune:
- Le video conferenze hanno costretto i partecipanti al rispetto di regole comportamentali che nelle riunioni “de visu” non venivano sempre rispettate (puntualità, drastica riduzione delle interruzioni, sintesi degli interventi tanto per citarne alcune)
- Il lavoro da casa ha obbligato le aziende a fidarsi delle persone nonostante vari sistemi di rilevazione delle ore lavorate
- Il lavoro agile ha alleggerito i ritmi e le regole di molte aziende, consentendo a tutti di svegliarsi un po’ più tardi e vestirsi comodamente
- Molti capi (non necessariamente leader) si sono presentati in video conferenza indossando magliette o felpe e forse persino con la barba lunga, proponendo un’immagine più familiare e meno impostata del solito.
In tutte queste situazioni il leader ha dovuto continuamente dimostrare e ribadire la sua capacità di ascolto, la sua decisionalità piuttosto che la sua empatia. Si è spesso sentito dire: “è nei momenti di difficoltà che i grandi leader motivano, sostengono, rafforzano sapendo dare il meglio di loro stessi“.
Il leader – indipendentemente da come si presenta – mantiene le sue caratteristiche enfatizzandone altre, quali la comprensione necessaria per sostenere le persone nei momenti difficili (peraltro difficili anche per lui), la delega, fondamentale per fare crescere le persone e la partecipazione, a dimostrazione che una squadra è composta da tanti elementi (differenti tra loro) ma tutti capaci e chiamati a portare valore aggiunto.
Il bisogno costante di avere una guida valida e capace
Il Coronavirus ha forzato molte situazioni: ha obbligato le persone al distanziamento sociale (e non sappiamo ancora quando finirà), ha modificato i ritmi ai quali eravamo abituati modificando anche le nostre abitudini, ha costretto a casa moltissime persone, insomma ha stravolto le nostre vite, ma ha lasciato invariata la richiesta di una guida. È rimasto, insomma, il desiderio di avere un punto di riferimento e, in concreto, si è ribadita la necessità di avere un Leader, di qualcuno che possa coordinare il nostro fare, seguire le nostre attività, motivarci e sostenerci nei momenti di bisogno, di smarrimento o di confusione.
Sono cambiate molte cose e alcune difficilmente torneranno come prima: anche la leadership deve evolversi e adeguarsi al cosiddetto “new normal”. Il cambiamento è ineluttabile e noi possiamo solo adeguarci, accettando le nuove regole d’ingaggio, proponendo nuovi stili di vita e superando le paure del cambiamento che nelle organizzazioni aziendali è vissuto e temuto come negazione di uno status quo, anziché come opportunità di miglioramento.
Smart working, leadership evoluta e lavoro agile: un’opportunità di miglioramento
Ci piace l’abitudine perché ci permette di consumare poche energie: siamo naturalmente portati a risparmiare energie ma, al contrario, un leader evoluto si “spende” a beneficio degli altri consumando grandi quantità di energia positiva con l’obiettivo di creare una Leadership Collettiva che sarebbe molto apprezzata e utile.
In una squadra, infatti, non c’è mai solo un leader, ma ne possono esistere diversi a seconda dei momenti: ed ecco che, quindi, avremo un leader della difesa, uno dello spogliatoio, un altro per l’attacco e uno per la panchina. L’importante è che tutti diano il meglio,lottando per raggiungere l’obiettivo condiviso.
Oggi e ancora di più domani saranno necessarie leadership allargate composte da giovani e adulti, da uomini e donne, da hard e soft skill capaci di valorizzare le differenze.
Il leader evoluto è colui/colei che saprà gestire gruppi disomogenei tra loro, con interessi diversi, con culture diverse ma che verranno aggregati per ottenere risultati comuni, con regole e ruoli chiari e condivisi da tutti. “La mia libertà finisce dove inizia quella degli altri”: un leader evoluto sa bene quali siano i suoi limiti e conosce altrettanto bene i suoi punti di forza così come conosce bene le persone del suo gruppo, ne conosce le emozioni, le aspettative e le capacità. Non chiederà cose impossibili, ammetterà i suoi errori evitando di ripeterli, non prenderà decisioni se il suo stato d’animo è alterato e riconoscerà i meriti di tutti coloro che lavorano con lui, e non per lui.
*Gianluca Ferrauto, coach e consulente per la formazione comportamentale e docente alla RM Moda e Design di Milano