L’economia circolare in Italia è da primato. Già la scorsa primavera il rapporto curato dal Circular Economy Network vedeva ancora il nostro Paese primeggiare sulle le cinque principali economie dell’Unione europee. E in materia di riciclo dei rifiuti, Eurostat registrava il record dell’Italia nel riciclo dei rifiuti, con il 79,4% sul totale dei rifiuti urbani e speciali, decisamente superiore al 49% della media UE e ben superiore a Germania (69%) e Francia (66%).
L’economia circolare in Italia è sempre più valorizzata
Ma non è finita qui: il Belpaese ha destinato circa 70 miliardi di euro alla missione Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica nel proprio PNRR. “Molti sono a oggi i soggetti privati, pubblici e operanti nel terzo settore che nel nostro Paese hanno deciso di individuare, adottare e valorizzare pratiche e principi ispirati all’economia circolare”. Lo segnalano Ermete Realacci (Fondazione Symbola) e Francesco Starace (Enel) nell’introduzione della seconda edizione di “100 Italian Circular Economy Stories”. Questa ricerca illustra e racconta, attraverso cento esempi virtuosi dell’Italia circolare, come in Italia la sensibilità al riciclo e alla seconda vita dei materiali sia divenuta spesso motivo di successo internazionale.
Italia circolare: storie e realtà attente all’ambiente
Alcune di queste storie le presentiamo qui di seguito giusto come esempio di un Paese, il nostro, che si dimostra particolarmente attento alla sostenibilità ambientale e alla green economy.
ACBC, scarpe sostenibili da materiali di riciclo
Lo scarto è protagonista. Nel mondo delle calzature, a Milano ha sede un’azienda che ricava le proprie materie prime da scarti delle mele del Tirolo, ananas, alghe, uva, ma anche poliestere riciclato da bottiglie in plastica, Si chiama ACBC (acronimo di Anything Can Be Changed, ovvero “tutto si può cambiare”) e fa della sostenibilità e circolarità un motivo di attenzione che porta avanti anche nella propria filiera. Non si limita, infatti, a scegliere materiali sostenibili, ma si assicura grazie ai propri revisori di fiducia, che anche i suoi produttori rispettino ciò che ritiene giusto per il pianeta e per le persone. Questo impegno l’ha assunto in maniera profonda: non a caso è una B Corp, ovvero è un’azienda B Corporation Certificata. Ciò sta a indicare che verifica le proprie performance ambientali e sociali. È una scelta che fa onore a un’azienda nata nel 2017 dalla piattaforma di crowdfunding Kickstarter con un semplice video che ha raccolto più di 1 milione in preordini.
Made in carcere, una seconda chance per persone e materiali
Dare una “seconda possibilità” alle materie prime, offrendola anche alle persone è un’idea non solo eticamente giusta, ma un’opportunità sociale e commerciale a buon fine. Stiamo parlando del marchio Made in
Carcere, nato a Lecce grazie a Luciana Delle Donne, fondatrice di Officina Creativa, una cooperativa sociale non a scopo di lucro. Si producono manufatti “diversa(mente) utili”: borse, accessori, originali e tutti colorati. Made in Carcere nasce con l’obiettivo di offrire una seconda chance alle donne detenute e… ai tessuti che vengono impiegati per creare prodotti (borse, accessori, custodie ecc.) confezionati da donne al margine della società. Vuole essere, come scrivono i fondatori “un messaggio di speranza, di concretezza e solidarietà, ma anche di liberà e rispetto per l’ambiente”.
Valcart e il progetto Circular Smart Meter
Tornando a parlare di rifiuti, un esempio virtuoso è la bergamasca Valcart, azienda specializzata nel recupero e nello smaltimento di molteplici tipi di rifiuti e materiali come legno, ferro, vetro, carta e oli, riuscendo a trattare più di 100 tipi di materiali. È artefice di progetti di economia circolare in Italia, come quello, condotto insieme a E-Distribuzione, intitolato Circular Smart Meter. Esso intende sostituire più 10 milioni di contatori elettronici di prima generazione con nuovi Open Meter realizzati in plastica riciclata al 100%, ottenuta appunto dai contatori dismessi dalla rete di E-Distribuzione. Per far questo, Valcart si occuperà di trattare i vecchi contatori separando le plastiche, il rame e il metallo per ottenere i materiali rigenerati con i quali saranno costruiti i nuovi Meter. “Una volta completato, il progetto Circular Smart Meter avrà utilizzato oltre 8.000 tonnellate di materiale plastico rigenerato, per un risparmio complessivo di 70.000 tonnellate di CO2”, segnala Symbola.
Arredi, cucine e design: tutto è riciclo e green
Nell’arredamento si sa: il Belpaese è protagonista nel mondo. Anche in questo settore, l’economia circolare in Italia si fa spazio. Un esempio: la milanese TM Italia, che realizza cucine e arredi contando su una quota di energia autoprodotta da fonti rinnovabili pari al 40%. Una delle caratteristiche circular dell’azienda sono le componenti degli arredi, disassemblabili e riciclabili, progettate minimizzando gli scarti e lavorate con tecnologie 4.0 che riducono gli sfridi sotto il 10%. Puntare a scelte circolari è anche frutto di ricerca e sviluppo: in questo caso TM Italia ha avviato green kitchen Oreadi, sviluppata con l’Università degli Studi di Camerino per ridurre l’impatto ambientale nella produzione e nell’esercizio domestico: tutto il mobilio è realizzato con materiali al secondo ciclo di vita, pannelli compositi realizzati al 100% da materiali riciclati, resine prive di petrolio, colori a base acqua, schiuma di alluminio riciclata, tra l’altro.
Sempre in tema di arredo c’è chi ha posto la sostenibilità e l’economia circolare al centro del proprio percorso professionale. Per esempio, l’architetto e designer Giorgio Caporaso che ha realizzato la collezione di mobili “Ecodesign” per il marchio Lessmore di cui è titolare, specializzato nella produzione di mobili e arredi in cartone ondulato.
Restando al design, segnaliamo anche la start-up milanese Krill Design, che trae spunti per prodotti di eco-design dalla trasformazione degli scarti della filiera alimentare.
Dal packaging alla carta
Tra i settori che guardano con interesse al riciclo c’è il packaging. In Italia ci sono diverse realtà di livello mondiale, che hanno messo a punto nel tempo soluzioni all’avanguardia. Una è la veneta SIPA, che da 30 anni realizza packaging in PET e da un decennio ha puntato tutto sulla plastica riciclabile al 100%.
A proposito di tecnologie innovative, va citata Xtreme Renew prima tecnologia al mondo che produce contenitori per uso alimentare partendo da 100% rPET – materiale riciclato post-consumo – in un unico ciclo, lavorando plastica riciclata direttamente dalle scaglie.
Dalla plastica alla carta, nelle belle storie di economia circolare in Italia va citata un’altra eccellenza, la veneta Favini, protagonista mondiale nella produzione di carte a base di materie prime rinnovabili, impiegate negli imballaggi per il settore moda e luxury. È una realtà che ha fatto dell’upcycling, ovvero del riciclo creativo un modello produttivo al centro della sua attività. Parte da scarti industriali di diverse filiere per produrre carte ecologiche. Ha usato negli anni scarti di agrumi, residui di lavorazione del cuoio e pelletteria, persino alghe e oggi reimpiega scarti di lavorazione dell’industria tessile, in particolare della lavorazione della lana e del cotone, per creare prodotti di carta caratterizzati da riciclabilità e biodegrabilità al 100%.
Andrea Ballocchi