Wise Society : Dimmi con chi lavori e ti dirò come stai

Dimmi con chi lavori e ti dirò come stai

di di Monica Onore
19 Aprile 2010

Il mondo del lavoro è pieno di persone pronte a farti le scarpe o addirittura a schiacciarti sotto le loro. Bisogna essere in grado di arginarle e se necessario combatterle. E' quanto sostiene il professore americano Robert Sutton nel suo libro Il metodo antistronzi

Il-Metodo-antistronzi-Copertina

“Il metodo antistronzi” di Robert I. Sutton

Oltre quaranta milioni di europei, pari al ventidue per cento del totale, sono affetti da stress da lavoro. Sessanta sono, in media, le giornate perse riconducibili al calo di produttività dettato dallo stress, con una perdita, in Unione Europea, di settantaette miliardi di euro l’anno. In Italia gli stressati sarebbero quattro milioni, lo riferisce che si percepisce  tra gli impegni che l’ambiente impone di fronteggiare e la propria capacità di affrontarli.

Robert I. Sutton, professore di Scienza dell’Ingegneria Gestionale presso l’Università di Stanford, con Il metodo antistronzi, che a pochi mesi dalla sua comparsa sul mercato statunitense ed europeo è diventato un best seller, ha un metodo per diminuire lo stress sul posto di lavoro: eliminare gli stronzi dalle aziende.
Lo stress, infatti, come dimostrano numerose ricerche, è spesso da imputare agli arroganti, maleducati e prepotenti di qualsiasi età, sesso e livello sociale; perché con il loro atteggiamento aggressivo e umiliante demotivano i lavoratori, sgretolano l’affiatamento di gruppo, provocando danni non solo alle vittime, ma anche alle strutture in cui operano.

Secondo Robert I. Sutton, un bastardo d’annata è capace di rovinarti la vita  anche se tu fai l’indifferente, e non c’è nessuna procedura organizzativa che preveda la sua neutralizzazione. Per questo bisogna escogitare un metodo con cui potersi non solo difendere, ma anche reagire.
Il docente americano ha scritto il libro per dimostrare che riuscire a costruire un clima lavorativo civile non è un’utopia, ma una possibilità concreta e che sono molte le persone che hanno escogitato trucchi per sopravvivere in luoghi infestati di questi personaggi.

Abuso di poteri

Foto: Shutterstock

Gli stronzi hanno bisogno di sopraffare, di esibirsi, di piantare la bandierina, non possono vivere senza palcoscenico, ma gli spettatori possono sottrarsi al loro spettacolo ed è già un buon inizio.

Per cominciare, l’autore, trova una buona definizione per applicare il metodo. Bennett Tepper, ricercatore che si occupa di abusi psicologici sul lavoro, definisce stronzaggine «la manifestazione prolungata di comportamenti ostili di natura verbale o non verbale, con l’esclusione del contatto fisico». E come riconoscere, una volta avuta la definizione, di essere di fronte ad una persona di quel genere?  Per Sutton bisogna semplicemente sottoporsi a due test.

TEST n.1: Dopo aver parlato con il presunto stronzo, il “bersaglio” si sente oppresso, umiliato, sgonfiato o sminuito? In particolare, la vittima si sente a disagio con se stessa?

TEST n.2: Il presunto stronzo sputa veleno sulle persone che hanno meno potere rispetto a lui, piuttosto che su quelle che hanno più potere?
 
E per facilitare ulteriormente il compito, illustra in una lista le azioni comuni dei comportamenti più sottili che tendono a degradare le loro vittime, a mortificarle e renderle deboli e insicure.

LA SPORCA DOZZINA
Misfatti comuni e quotidiani commessi dagli stronzi

1 Insulti personali
2 Invasione del “territorio” del prossimo
3 Contatto fisico non richiesto
4 Minacce e intimidazioni, sia verbali che non
5 “Battute sarcastiche” e “prese in giro” usate come scorciatoie per l’insulto
6 E-mail violente e distruttive
7 Attacchi allo status con  l’intento di umiliare la vittima
8 Mortificazione pubblica o riti di “degradazione sociale”
9 Interruzioni sgarbate
10 Attacchi ipocriti
11 Occhiatacce
12 Trattare qualcuno come fosse invisibile

L’autore prosegue con rigore e metodo.
E’ vietato basarsi su un singolo episodio per definire una persona stronzo permanente. Ci possono essere dei momenti no per tutti.
«Bisogna saper distinguere tra chi ha avuto una brutta giornata o sta passando un brutto momento (li chiameremo “stronzi temporanei“) e chi invece è pervicacemente aggressivo e distruttivo (“stronzi patentati”). Una buona definizione, inoltre, può aiutarci a spiegare perché quel nostro collega, capo o cliente si è meritato la patente, o magari a capire perché gli altri ci danno degli stronzi (almeno alle nostre spalle). E perché forse ce lo siamo meritato.»

Una volta data la definizione, delineato il campo d’azione e acquisite le informazioni necessarie di trovarsi in presenza di un curriculum da patentato, bisogna agire.
Obbiettivo del libro, infatti, è «riuscire a recuperare ed emarginare  chi umilia e ferisce il prossimo. Soprattutto se quest’ultimo ha un potere relativamente ridotto. Le ricerche più disparate, da quelle sui gruppi di studenti fino a quelle sui grandi team manageriali, dimostrano che lo scontro costruttivo sulle idee,anche quando sfocia in discussione animate, e non il litigio basato sull’animosità personale, porta a una performance migliore, specialmente se i gruppi non svolgono un lavoro di routine».

Disegno Robert Dale, Images.com/Corbis

Secondo il Terzo Rapporto Europeo sulle condizioni di lavoro, basato su ventunmila e cinquecento interviste faccia a faccia con lavoratori dipendenti dei paesi dell’Unione Europea, il nove per cento del campione è vittima di intimidazioni e prepotenze reiterate.
Gli studi in Gran Bretagna dimostrano che il più alto tasso di intimidazioni sul posto di lavoro si registra nelle carceri, nelle scuole e nel sistema postale. Inoltre risulta logico che le persone costrette a lavorare per o con capi insensibili, non si fanno in quattro, mentre se si ha la stima

 dei superiori  e dei colleghi non ci si risparmia.
Il posto ideale dove lavorare, per Sutton, è quello dove chiunque, seppur bravo ma abituato a mortificare gli altri, viene visto come un incompetente.

I “caratteri dominanti” egoisti e arroganti  rendono faticosi i compiti agli altri colleghi, sottoponendoli a ogni genere di abusi. La    conseguenza è che questi “oppressori” costano molto ad un’azienda: nessuno, infatti, è disposto a fare salti mortali per un’azienda che tratta i dipendenti o collaboratori in modo arrogante e ingiusto.

Nel libro gli ultimi capitoli consigliano le strategie per sopravvivere alla loro presenza dato che non sempre, è possibile sfuggire alle loro angherie. «Milioni di individui sono costretti a lavorare in aziende che li opprimono e li umiliano, dove l’unico obiettivo è sopravvivere senza danni alla salute o all’autostima per mantenersi e mantenere la propria famiglia».

Robert I. Sutton scrive di essersi divertito molto a fare questo libro: «tutti quelli che sentivano il titolo del libro iniziavano a raccontarmi storie, a indicarmi fonti e informazioni. Per questo, ancora oggi, invito chiunque a scrivermi le sue esperienze».
Ma Sutton sottolinea come spesso sia più facile parlare degli altri senza vedere se stessi. Per questo ricorda che è indispensabile essere onesti ed esorta i lettori che non hanno mai fatto gli stronzi a contattarlo immediatamente: l’autore è molto interessato a capire come sia possibile acquisire questo potere soprannaturale.

Potete seguire le sue “pensate” sul suo blog www.bobsutton.net e leggere il suo ultimo libro: “Idee strampalate che funzionano. Come promuovere la creatività e l’innovazione nell’ambiente di lavoro” Edizione Elliot

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