Il bilancio di sostenibilità è l’aspetto forse più evidente, nelle aziende e nel mondo pubblico, di un crescente interesse al Pianeta, all’ambiente e al clima. E lo si nota da diversi aspetti. Un esempio è la green economy: il report GreenItaly 2021 registra più di 441mila aziende che nel 2016-2020 hanno deciso di investire in tecnologie e prodotti “verdi”. Il bilancio di sostenibilità intende essere un documento tangibile, in forma volontaria (e obbligatoria in alcuni casi, come vedremo), per dimostrare il proprio impegno su aspetti che riguardano ognuno di noi. Lo redigono grandi società come Enel ed Eni, ma anche piccole realtà, anche se in ogni caso è una pratica ancora troppo poco praticata. Secondo ConsumerLab, solo il 28.2% delle 1.915 principali Imprese italiane presenta un bilancio di sostenibilità. In particolare le prime 345 banche si fermano al 18,2%; mentre nel caso delle società di assicurazione, solo una su quattro (il 27.6%) lo presenta. Nel caso delle Pmi è ancora peggio. Il rapporto tra i Bilanci di Sostenibilità pubblicati e le Imprese con più di 20 addetti risulta pari all’1,76%; un rapporto che scende ancor più (0,63%) se si considerano le imprese con più di 10 addetti.
È un vero peccato perché, come vedremo, tale bilancio offre vantaggi a chi lo realizza.
Cos’è il bilancio di sostenibilità?
Il Bilancio di Sostenibilità è innanzitutto uno strumento di trasparenza, e di rendicontazione, predisposto da un’impresa, grande o piccola, per comunicare con metodo e trasparenza obiettivi, performance e attività relative ai tre piani della sostenibilità: economico, ambientale e sociale. Il risultato di tale lavoro avviene a seguito di un processo di analisi interna e di coinvolgimento degli stakeholder cui si rivolge questo documento, che comunica gli impegni e i risultati presi nell’ambito della Corporate Social Responsibility (CSR), la Responsabilità d’Impresa.
Storia e strumenti
Può essere realizzato da tutte le aziende che intendono dimostrare il proprio impegno per la Sostenibilità. La rendicontazione non finanziaria riguarda tutti, dal manifatturiero all’agroalimentare, dalle cooperative alle aziende di servizi, fino agli enti del Terzo settore e alla PA. «Lo studio di questi modelli e strumenti di rendicontazione ha vissuto la sua primaria evoluzione a partire dagli anni Novanta quando, unitamente alla crescita esponenziale dei mercati finanziari, è sorta l’esigenza, da parte degli investitori, di riconoscere e misurare le variabili, non presenti nei bilanci ordinari, che determinavano una disparità tra valori di mercato e valori contabili delle aziende», ricorda Sara Cirone, manager specializzata in gestione d’impresa, pianificazione e progettazione strategica, specializzata nel posizionamento strategico in chiave sostenibile, in management d’impresa e nella redazione di informative non finanziarie, come appunto il bilancio di sostenibilità.
Quando si parla di Bilancio di sostenibilità ancora oggi si fa quindi riferimento a una tipologia di strumenti di rendicontazione che concentrano il proprio focus sull’analisi d’impatto sulle dimensioni della sostenibilità sociale, ambientale ed economica delle organizzazioni. Attualmente esistono diversi modelli, ognuno dei quali presenta caratteristiche specifiche in base ai contenuti e ai principi di reporting e di valutazione d’impatto. Di questi, i due strumenti di riferimento nel panorama internazionale sono lo standard di rendicontazione emanato dal Global Reporting Initiative, il più utilizzato in Europa, e il Framework del Reporting Integrato che, focalizzando l’attenzione sul concetto di “creazione di valore” e ampliando i temi di rendicontazione anche ai capitali intangibili, definisce la nuova frontiera della valutazione di impatto delle organizzazioni.
L’importanza del report e bilancio di sostenibilità
Perché allora redigere un Report di Sostenibilità? La sua importanza «risiede nella possibilità, da una parte, di soddisfare la crescente richiesta da parte delle persone di maggiori informazioni circa la condotta sostenibile delle organizzazioni, cui il termine accountability fa riferimento; dall’altra, il Bilancio di Sostenibilità e il processo di analisi, valutazione e rendicontazione che lo sorregge, consente di evolvere la cultura organizzativa e di intervenire strategicamente e operativamente sulla condotta sostenibile e dei capitali intangibili dell’organizzazione», spiega Cirone.
Uno dei punti di forza di questo approccio alla valutazione d’impatto risiede nel fatto che ogni organizzazione di territorio può identificare il proprio percorso di rendicontazione e misurazione, indipendentemente dalla forma o dalla natura pubblica o privata. È possibile infatti condurre tali valutazioni rispettando le caratteristiche proprie delle organizzazioni, valorizzando gli impatti specifici che ogni ente o azienda di territorio produce.
Il bilancio di sostenibilità è obbligatorio?
Dal punto di vista delle imprese private, attualmente in Italia gli enti di interesse pubblico e i gruppi di grandi dimensioni sono obbligati a redigere un’informativa non-finanziaria (DNF) secondo i temi indicati dal Dlgs 254/2016. «Oltre a queste, anche le Società Benefit, come stabilito dalla Legge 208/2015, sono obbligate a produrre una valutazione di impatto su temi specifici indicati dalla norma – specifica ancora la manager –. Nel prossimo futuro, però, il contesto di riferimento normativo per questo tipo di reportistica subirà degli importanti ampliamenti: infatti, l’Unione Europea ha emanato lo scorso aprile la bozza di nuova Direttiva Europea sul Reporting di Sostenibilità, che prevede l’obbligo di rendicontazione non-finanziaria in Europa per tutte le grandi imprese e le piccole imprese quotate, andando ad aumentare esponenzialmente il numero di organizzazioni che dovranno produrre tali documenti. Si prevede che la norma venga approvata già nel secondo semestre 2022, per poi essere applicata in merito al bilancio 2023».
Alcuni esempi in Italia
In Italia esempi di report finalisti o vincitori dell’Oscar di bilancio, sia di imprese private che Enti pubblici e di terzo settore sono: Intesa Sanpaolo e Poste Italiane in riferimento rispettivamente alla reportistica DNF e al Report Integrato applicato alle imprese, Fondazione Dynamo Camp per quanto riguarda gli enti non profit mentre casi interessanti sono proprio il Comune di Bologna e Il Comune di Sasso Marconi in riferimento al Report Integrato applicato alle Amministrazioni pubbliche.
Ci sono anteprime assolute, come la Camera del Commercio di Bergamo, tra le prime del sistema camerale italiano, a presentarlo, oppure delle esperienze consolidate, come SETA, azienda di trasporto pubblico locale su gomma di Modena, Reggio Emilia e Piacenza, alla quinta edizione del suo Bilancio di Sostenibilità. C’è chi, nel mondo delle multiutility ha voluto dare ancora più evidenza e si è spinta oltre la realizzazione del bilancio, creando uno spazio specifico. È il caso di Acsm Agam che ha da poco lanciato un sito web per presentare la comunicazione della sostenibilità del Gruppo.
Andrea Ballocchi