Cesvi

“Nel quadro dell’Agenda 2030 Cesvi supporta in particolare l’SDG 2, che mira al raggiungimento globale della sicurezza alimentare. La chiave di volta non può che essere un’agricoltura di mercato, sostenibile e inclusiva: un modello di produzione che, applicato efficacemente in Zimbabwe con il progetto Arance contro la povertà, ha provato di avere tutti i requisiti per essere replicato con successo.”
Daniela Bernacchi, AD

Cesvi è un’organizzazione umanitaria italiana laica e indipendente (Fondazione di partecipazione ONLUS), fondata nel 1985 a Bergamo. Opera in tutti i continenti per affrontare ogni tipo di emergenza e ricostruire la società civile dopo guerre e calamità. Realizza progetti di lotta alla povertà e iniziative di sviluppo sostenibile, facendo leva sulle risorse locali e sulla mobilitazione delle popolazioni beneficiarie.

Arance contro la povertà

A sostegno dell’adesione di Cesvi all’Agenda 2030 c’è una testimonianza dal campo che più di tutte rende conto del nostro impegno per un futuro più sostenibile per il pianeta e per i suoi abitanti: è l’innovativo progetto agricolo Arance contro la povertà realizzato a Shashe, in Zimbabwe. Il progetto, avviato nel 2011, ha riqualificato 90 ettari di terra incolta con la piantumazione di 22.000 aranci, un prodotto di alto valore commerciale il cui ciclo vitale può dare lavoro a due generazioni di contadini. È il 2015 l’anno del primo raccolto, che ha fruttato 30 tonnellate di arance. Tra 10 anni, quando la produzione sarà a pieno regime, si stima di poter toccare quota 6.000. Le evidenze in termini di sostenibilità sono molteplici e viaggiano nella direzione tracciata dall’SDG 2, che mira a “porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile”:

La comunità è partecipe. Nel 2010 furono i contadini stessi a scegliere di investire proprio sulle arance. In 7 anni, grazie al pieno coinvolgimento fin dalle fasi organizzative, hanno acquisito competenze tecniche e commerciali che hanno aperto loro la strada all’agricoltura di mercato: ad acquistare il 90% del raccolto è infatti BBJ, azienda locale di succhi e concentrati.

L’aranceto aiuta l’ambiente. Il nuovo schema irriguo fa risparmiare il 50% in acqua ed energia, secondo il modello della gestione adattativa che adegua le tecnologie alle peculiari esigenze del terreno. Il potenziale di sequestro di anidride carbonica avvalora inoltre la convinzione che anche una piccola comunità rurale può avere un ruolo nella mitigazione dei cambiamenti climatici.

Il sistema si autoalimenta. L’aranceto dà lavoro a oltre 200 contadini, creando opportunità anche per chi sarebbe invece emigrato nel vicino Sudafrica. La comunità conta di investire i guadagni in un ulteriore ampliamento dell’attività, verso una realtà sempre più produttiva che arricchisce il territorio.