È la terza causa umana delle emissioni di Co2, è fonte del 12,6% dei gas totali e consuma grandi quantità di acqua. Con l'ultimo Rapporto Lav sui costi della carne l'allevamento torna nell'occhio del ciclone
Carne sì, carne no. Animalisti e vegetariani contro produttori e consumatori affezionati alla fiorentina. Una querelle senza fine cui l’ultimo Rapporto della Lav (Lega anti vivisezione) sui costi reali della carne è destinato a ridare forza.
Secondo il Rapporto 2012, consegnato al ministro dell’Ambiente Clini in occasione del summit di Rio, la produzione della carne sarebbe la terza causa umana delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera. E l’allevamento, in particolare quello intensivo dei bovini, non partecipa solo all’inquinamento dell’aria con la Co2 ma è fonte del 12,6% di gas totali, in particolare ammoniaca, principale motore delle piogge acide e della conseguente acidificazione dell’ecosistema.
Inoltre, la carne consuma grandi quantità di acqua: per ottenere due etti di carne, ne servono 25 litri. Assocarni ha risposto definendo il rapporto come “Una sintesi dei peggiori luoghi comuni, priva di basi scientifiche serie. Si fa confusione tra carni bovine, avicole e suine che hanno logiche completamente diverse. Il patrimonio bovino è in diminuzione da anni. Le emissioni aumentano”.
Da tempo però molti esponenti di organizzazioni internazionali come Onu e Fao sottolineano come la gestione dei grandi allevamenti intensivi comporti un impatto negativo sull’ambiente e sugli ecosistemi. Più cresce la domanda di carne, maggiore sarà la percentuale di terreno agricolo e di risorse naturali, l’acqua di primis, che dovrà essere utilizzata per produrre foraggio e cereali destinati a nutrire il bestiame. Con la conseguenza che le quantità di cereali a disposizione per l’alimentazione umana saranno inferiori e che i prezzi rimarranno alti, a scapito dei Paesi più poveri. Inoltre, gli animali, i bovini in particolare, hanno una capacità di conversione delle proteine molto bassa per cui li si deve alimentare con una quantità di proteine vegetali da foraggio e cereali pari ad almeno 16 volte la quantità di proteina animale che si vuole ottenere. Gli animalisti hanno gioco facile a ribadire in queste occasioni che quei cereali andrebbero ad alimentare una quantità di persone decisamente superiore a quella sfamata dalle bistecche del suddetto bovino.