La terra ai giovani. Sembra uno slogan populista ma è lo spirito del recente aggiustamento al decreto liberalizzazioni; più precisamente si tratta della correzione dell’articolo 66 che prevede non più solo vendita per i terreni demaniali ma contratti d’affitto con precedenza ai giovani agricoltori. Niente cambio di destinazione d’uso, niente vendita a trattativa privata sopra il limite di 100.000 euro, e infine la locazione e non solo la vendita. In questo modo, dovrebbero aumentare le possibilità per i giovani di coltivare le terre pubbliche dello Stato. L’affitto è la modalità più adatta per consentirne l’accesso a un settore ingiustamente trascurato al momento della scelta di un mestiere per sè o pre i propri figli, un settore che però è uno dei mattoni forti e d’eccellenza dell’economia italiana. Eccellenze agroalimentari made in Italy e miglior qualità della vita: un connubio che attira molti giovani anche provenienti da studi universitari e specialistici, destinati quindi al lavoro d’ufficio o, nei casi migliori, alle alte cariche aziendali.
L’aggiunta di questa modalità d’accesso è stata ritenuta ragionevole anche in considerazione della scarsa liquidità delle imprese, soprattutto di quelle condotte da giovani. Nella nuova versione dell’articolo 66 sono previste alcune agevolazioni finanziarie e benefici fiscali per contratti di affitto di durata almeno quinquennale. L’abbattimento della tassa di registro, la mancata rivalutazione catastale e l’accesso alle disposizioni per favorire la piccola proprietà contadina ne sono alcuni esempi. Da sottolineare, infine, la precedenza sancita nel comma 7 e 3 per i giovani coltivatori diretti o imprenditori agricoli fino a quaranta anni di età.