Quanto è sostenibile la tua scatoletta di tonno? Scoprilo con la classifica "Rompiscatole" realizzata da Greenpeace che vede ai primi posti Asdomar e Mare Blu
Il tonno in scatola che abbiamo in dispensa fa bene alla salute perché assicura alla dieta proteine nobili e preziosi micronutrienti ma farà bene anche al mare da cui è stato pescato? La risposta non è scontata perché, pur essendo il tonno la conserva ittica più comune nelle case degli italiani, una pesca al tonno eccessiva, indiscriminata e troppo spesso illegale minaccia la specie e l’intero ecosistema marino. Per questo Greenpeace ha indagato sulla sostenibilità delle scatolette di tonno vendute nei nostri negozi, prendendo in considerazione i marchi principali: 14 aziende che coprono più dell’80% del mercato italiano. Obiettivo dell’indagine, che ha avuto come risultato la terza edizione della classifica “Rompiscatole”, è sicuramente aiutare il consumatore a fare una scelta più consapevole ma è anche quello di incoragggiare le aziende ittiche a privilegiare la pesca sostenibile.
Cosa emerge dalla classifica “tonno in trappola” a due anni dalla prima edizione? Che i punteggi delle aziende sono migliorati ma nessuno va oltre il 6. Al primo posto si conferma Asdomar con il punteggio di 6,1 perché migliora i propri impegni e li mette in pratica. Segue Mareblu che porta a casa un 5,8 perché promette di utilizzare solo tonno pescato in modo sostenibile nel 100% dei suoi prodotti entro il 2016. Rio Mare convince di meno con un 4,8: può impegnarsi di più. Al quarto e quinto posto si piazzano due colossi della grande distribuzione: Coop ed Esselunga, che guadagnano rispettivamente un 4,3 e un 3,8. Seguono Calippo (3,7), San Cusumano (3,2), Consorcio (2,4), Carrefour (2,1), Auchan (1,6). Agli ultimi posti si piazzano Nostromo (1,4), MareAperto STAR (1,3), Conad (1,3) e Maruzzella (1,3). Tutte le informazioni sulla classifica e i dettagli per singola azienda e sul metodo di indagine sono sul sito di Greenpeace nella parte dedicata all’iniziativa.