E' sicuramente una grande comodità. Ma tra dubbi sulla sicurezza ed impatto ambientale dovuto ai processi di lavorazione e agli imballaggi, il prezzo potrebbe essere più salato di quello che si è disposto a spendere
L’insalata in busta è per moltissime persone un “salva pasto” a cui è difficile rinunciare, soprattutto per quelle scritte ammiccanti che si trovano sulla confezione: “già lavata”, “lavata e pronta da consumare”, “lavata più volte”, “tagliata, lavata, asciugata e pronta da condire”… Eppure, per quanto facilitino la vita perché “pronte all’uso”, sarebbero da evitare per tutta una serie di motivi che vanno dall’igiene e reale sicurezza, al sapore del prodotto, dallo sperpero di risorse, all’uso della plastica. Discorso che vale naturalmente non solo per le insalate, ma per tutti i prodotti orticoli di IV Gamma (ovvero freschi pronti e confezionati).
Insalate in busta: quali rischi
Anche se quelle diciture sulle confezioni della verdura in busta sembrano tranquillizzarci riguardo le varie fasi della filiera, studi e pareri di esperti presentano opinioni contrastanti sulla sicurezza delle insalate in busta. Da una parte alcuni studi dimostrano che l’insalata confezionata presenta spesso una contaminazione batterica inferiore rispetto alle verdure sfuse e non lavate, in quanto le procedure industriali di lavaggio riducono sensibilmente la carica microbica: infatti, prima di essere imbustata, viene centrifugata due volte in vasche apposite, dove l’acqua ha continui ricambi; poi viene tagliata e imbustata ed i residui di cloro, in genere, sono marginali.
D’altro canto, esistono invece altri studi che ne evidenziano la mancanza di sicurezza alimentare. E questi studi sono oggi “supportati” anche da recenti richiami del Ministero della Salute di numerosi lotti di circa 20 marchi insalata in busta dai supermercati italiani per pericolo Listeria.
In particolare, uno studio condotto dall’Università di Torino ha evidenziato alcuni rischi associati alla tanto cara (in tutti i sensi) insalata confezionata, che sarebbe lontana dall’essere considerata sicura. La ricerca ha esaminato un campione di 100 buste di insalata pronta: molti prodotti presentavano una contaminazione di batteri e microrganismi già al momento del confezionamento, contaminazione che può peggiorare notevolmente in quanto la carica microbica può aumentare in modo esponenziale assai prima della scadenza. Tra i patogeni rilevati ci sono Escherichia coli, Staphylococcus e Pseudomonas, che possono causare disturbi gastrointestinali e altre infezioni.
A questo punto pare chiaro come il fatto che il prodotto sia stato più volte lavato durante le fasi di preparazione e imbustamento, non è assolutamente sufficiente per aprire la confezione e riversarla serenamente nei piatti senza ulteriori precauzioni, anzi: pare che il semplice lavaggio con l’acqua non consenta da solo di eliminare del tutto gli eventuali agenti patogeni.
Insalate in busta e sostenibilità
E se sulla sicurezza alimentare possono esserci pareri discordanti, è sicuramente un fatto che in un’ottica di alimentazione sostenibile, le insalate di IV Gamma sono senza ombra di dubbio una scelta sbagliata: una scelta che si traduce in un costo industriale, ambientale e personale davvero elevato, senza di fatto apportare nulla al consumatore in termini qualitativi.
In primis si produce una inutile quantità di plastica, che non solo inquina, ma ha anche un costo non indifferente (che rientra tra l’altro nel prezzo che paghiamo, di tre volte superiore rispetto allo stesso prodotto non confezionato).
Prima di arrivare sulla nostra tavola, i prodotti in busta passano attraverso numerose fasi, che comportano notevoli emissioni di CO2, nonché un elevato consumo di energia.
Inoltre, come abbiamo visto, prima di essere confezionata viene lavata più volte, anche con l’uso di cloro; comunque noi la – dovremmo – rilavare a casa, con uno spreco di acqua totale non indifferente.
Quali accorgimenti per contenere i rischi
Se ancora non vi abbiamo convinto a fare a meno dell’insalata in busta, cercate almeno di seguire alcuni piccoli accorgimenti che possono aiutare ad evitare spiacevoli sorprese.
- Prima di tutto, preferite al momento dell’acquisto la più fresca, possibilmente confezionata il giorno stesso.
- Non acquistare se il sacchetto sembra stranamente gonfio, o presenta condensa al suo interno o se alcune foglie risultano annerite o attaccate alla plastica.
- Non lasciate passare troppo tempo prima di consumarla: va bene fino a due giorni prima della scadenza, non oltre.
- Lavatela con molta cura prima di mangiarla, anche se non indicato sulla confezione.
- Non lasciare assolutamente la confezione aperta in frigo.
- Fidatevi comunque sempre di odore e sapore: se sono sgradevoli, evitate di consumarla.
Paola Greco