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Biografie

Aung San Suu Kyi: la biografia

di Francesca Tozzi
19 Giugno 2012

Politica birmana da sempre attiva nella difesa dei diritti umani in un Paese oppresso da una pesante dittatura militare, la San Suu Kyi ha fondato la Lega Nazionale per la Democrazia, ispirandosi ai principi della non violenza predicati dal Mahatma Gandhi, e ha così conquistato il cuore del suo popolo. La sua lotta pacifica come leader dell'opposizione birmana le ha fatto conseguire premi prestigiosi, tra cui il Rafto, il Sakharov e, più importante, il Nobel per la Pace nel 1991. Ha potuto ritirarlo, però, solo nel giugno del 2012, dopo aver riconquistato l'agognata libertà e un seggio in parlamento dopo quindici anni di arresti domiciliari.

Aung San Suu Kyi nasce il 19 giugno 1945 a Rangoon, in Birmania. Il padre, il generale Aung San, esponente di spicco del Partito Comunista Birmano, viene ucciso da alcuni oppositori politici nel 1947. Sua madre, Khin Kyi, dopo la morte del marito, diventa una delle figure politiche di maggior rilievo nel Paese, fino a diventare ambasciatrice birmana in India nel 1960. Aung San Suu Kyi è sempre presente al fianco della madre, la segue ovunque, e così ha la possibilità di frequentare le migliori scuole indiane e successivamente inglesi.

Nel 1967 all’Università di Oxford, in Inghilterra, consegue la laurea in Economia, Scienze politiche e Filosofia. Due anni dopo si trasferisce a New York, dove lavora per le Nazioni Unite e dove conosce Micheal Harris, uno studioso della cultura tibetana, suo futuro marito e padre dei suoi due figli, Kim e Alexander. Tornata negli anni Ottanta in una Birmania in grande difficoltà, sottoposta al regime dittatoriale del generale Saw Maung, Aung prende una decisione che la porterà a diventare la leader del movimento non-violento: fonda la Lega Nazionale per la Democrazia, ispirata ai principi della non violenza predicati dal Mahatma Gandhi, Lega che nelle successive elezioni politiche ottiene un successo schiacciante. Il popolo birmano è con lei.

Il regime reagisce condannandola agli arresti domiciliari, a meno che non decida di lasciare la Birmania ma lei rifiuta di abbandonare il Paese. Non lo farà nemmeno per andare a ritirare il Premio Nobel per la Pace che le viene conferito nel 1991 e che utilizza con generosità per costruire nel suo Paese un sistema di istruzione e sanitario per il suo popolo. Dopo cinque anni passati agli arresti domiciliari, le viene concessa la semilibertà ma non può lasciare la Birmania né vedere la sua famiglia, nemmeno quando il marito si ammala di cancro. Rimane vedova nel 1999. Dopo tante vicissitudini e pressioni da parte degli organismi internazionali, e altrettanti appelli fatti per la sua liberazione, Aung San Suu Kyi viene rimessa in libertà il 13 novembre 2010. All’inizio del mese di aprile del 2012 viene eletta e ottiene un seggio in parlamento dopo quindici anni di arresti domiciliari.

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