Wise Society : Land art e Xylella: le opere di Antonio Marras ad Alberobello

Land art e Xylella: le opere di Antonio Marras ad Alberobello

di Rosa Oliveri
18 Novembre 2019

Il legno appositamente tagliato ripara i muretti a secco di Alberobello in un progetto che unisce moda e ingegneria firmato anche da Antonio Marras

Una seconda vita… per due: per gli ulivi pugliesi colpiti da Xylella e per gli antichi muretti a secco di Alberobello, nel Barese. L’iniziativa è dello stilista sardo Antonio Marras, nell’ambito di Land Art 50, programma di eventi artistici e culturali ideato da UnconventionArt, con Fondazione Dioguardi e Fondazione Casa Rossa, curato da Fabio De Chirico e Francesco Maggiore, dedicato ai siti Unesco di Puglia e Basilicata.

Anche in questa occasione il designer, non nuovo a incursioni in ambito artistico che privilegiano il riuso dei materiali, ha saputo coniugare tradizione e sostenibilità, per salvare e valorizzare entrambe in un accostamento inedito.

Antonio marras e Francesco Maggiore

Antonio Marras (destra) con Francesco Maggiore davanti ai muretti a secco “farciti” con il legno degli ulivi morti per colpa della xylella, Foto: Unconventionalart

Land art e riuso: il legno degli ulivi infettati dalla Xylella

Stavolta in collaborazione con Francesco Maggiore, ingegnere edile barese e curatore del Festival, nell’installazione di Land Art «L’amico ritrovato», ha riportato a nuova vita blocchi di legno ricavati dagli alberi d’ulivo infettati da Xylella Fastidiosa inserendoli tra le antiche pietre del muretto a secco della Casa Rossa di Alberobello che era crollato da tempo. Il legno d’ulivo, sagomato come le pietre anticamente arrivate dal dissodamento dei campi, ha donato un nuovo effetto alla costruzione, grazie alla differenza della natura stessa dei materiali e alla cromia.

Un’opera davvero a chilometro zero: il legno “ferito”, recuperato in loco, è diventato, come nell’intenzione dell’artista e di Maggiore, supporto e sostegno del muretto a secco, che è stato così ripristinato e impreziosito con un altro elemento di forza, rinato dalla sua morte. I muretti a secco realizzati senza l’ausilio di malte o leganti, come l’antica tradizione edilizia del posto impone, caratterizzano il paesaggio pugliese che dal 2013, anno dello scoppio dell’emergenza Xylella Fastidiosa, è sempre più spoglio di ulivi secolari.

Nello specifico, il batterio-killer, non intacca le olive, ma uccide direttamente la pianta, entrando nella linfa e disseccandola in pochissimo tempo. Finora non esiste cura; l’unico intervento possibile è l’abbattimento degli alberi, ma è reale il rischio di una diffusione dell’epidemia nell’Europa mediterranea. Secondo i dati diffusi a settembre da Coldiretti Puglia, in 10 anni sono stati 21 milioni gli ulivi infetti e oltre un miliardo di euro i danni registrati; 5mila i posti di lavoro persi e solo nel 2018 il crollo nella produzione di olio d’oliva è stato pari al 60%.

La seconda installazione a tema “batterio killer”

Concentrandosi sul fenomeno Xylella, Marras ha realizzato sempre all’interno della Casa Rossa anche una seconda installazione, dal titolo «Attraversami il cuore». Nel progetto alberi bruciati dal batterio-killer sono stati innestati nei muretti a secco e nel tronco è stata ricavata un’apertura che permette di vedere la natura da un altro punto di vista. Il risultato finale è sempre duplice: da una parte, il legno d’ulivo, affetto dalla malattia e destinato allo smaltimento, si rigenera in un’altra funzione portante e, dall’altra, il muretto a secco si arricchisce di nuovi energia e vigore, innestandosi con il legno.

«Non è singolare – ha voluto sottolineare Maggiore, – che questa idea nasca proprio con Antonio Marras, artista e stilista da sempre attento al recupero di storie, memorie e oggetti del passato. Le sue creazioni, infatti, si contraddistinguono per la stratificazione, la sovrapposizione, la contaminazione di materiali e di elementi diversi, proprio come accaduto con questa installazione sottesa fra alta ingegneria e alta moda».

La Casa Rossa ad Alberobello

La cornice delle due installazioni, “L’amico ritrovato” e “Attraversami il cuore”, oggi poste sul viale d’ingresso e nei terreni limitrofi della Casa Rossa di Alberobello, non è affatto casuale. Il luogo ha, infatti, di per sé un significato storico molto forte. La Masseria Gigante, che prende il nome di Casa Rossa dal colore della facciata, edificata a fine Ottocento, durante il fascismo è stata un campo di internamento e, fino al 1949, una prigione. Ora, dopo anni di oblio e abbandono, è diventata monumento alla memoria, con il suo intreccio di storie e protagonisti, paragonabile, in qualche modo, ai longevi intrecci dei tronchi di ulivo, oggi così a rischio.

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il legno degli ulivi morti per la xylella viene appositamente tagliato e posizionato nel muro a secco, foto: Unconventionart

 

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