Nato in Scandinvia negli anni Sessanta, oggi conquista anche l'Italia. Un nuovo modo di abitare con spazi condivisi. Per rendere più facile la vita metropolitana
Nato in Scandinavia negli anni Sessanta, il cohousing è una modalità di abitare che si basa sulla condivisione di alcuni spazi comuni. Ha avuto molto successo nel Nord Europa e negli Stati Uniti. In Italia incomincia ad avere un discreto successo perché rappresenta una formula abitativa in gradi di risolvere alcuni problemi delle persone che vivono in città. Molto spesso il quartiere non rappresenta più un luogo di aggregazione, vissuto come punto di riferimento quasi familiare dove la rete di solidarietà funziona come ammortizzatore sociale. Di solito la lamentela più frequente di chi abita in un condominio in città e di sentirsi anonimo e con scarse relazioni con i vicini con cui a stento si scambia un saluto. Inoltre anche usufruire di servizi utili alla vita quotidiana, scuola dei figli o spesa, per molti diventa una corsa ad ostacoli.
Ecco che allora il cohousing si offre come alternativa per semplificare la quotidianità, creare un luogo a misura delle esigenze della comunità che lo abita. Per questo ogni progetto di cohousing nasce da un’idea comune che si costruisce attraverso riunioni che coinvolgono i futuri proprietari di casa, l’architetto, il costruttore e un facilitatore che ha il compito aiutare a disegnare il progetto migliore e più affine alle esigenze di tutti. In questo modo nascono comunità abitative che mantengono l’autonomia del nucleo familiare o dell’individuo, e nello stesso tempo possono contare su servizi condivisi (micronidi, laboratori per il fai da te, auto in comune, palestre, stanze per gli ospiti, orti e giardini) per rendere meno complessa la vita di tutti i giorni.