Wise Society : In Sicilia i bambini vanno a scuola di architettura sostenibile

In Sicilia i bambini vanno a scuola di architettura sostenibile

di Andrea Ballocchi
8 Maggio 2017

A Favara (Agrigento) è nato un progetto didattico per i bambini dai 4 ai 10 anni promosso da docenti universitari ed esponenti di spicco dell’architettura

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A Favara in Sicilia la prima scuola che insegna l’architettura anche ai bambini dai 4 ai dieci anni

Si può insegnare l’architettura ai bambini? A guardare Letizia parrebbe proprio di sì. Letizia ha 4 anni e ascolta rapita una lezione in cui si parla di Frank Gehry e del rapporto con… i Barbapapà. Insieme a lei vi sono un’altra trentina circa di alunni che partecipa a una delle lezioni bisettimanali che si tengono al SOU, la scuola di architettura per bambini inaugurata nel 2016 in Sicilia, a Favara (Agrigento).

Un’iniziativa di livello, che vede coinvolti docenti del calibro di: Marco Imperadori, del Politecnico di Milano di cui è delegato del Rettore per l’Estremo Oriente; Maurizio Carta, urbanista e docente universitario all’Università degli Studi di Palermo; Marialuisa Palumbo, senior fellow del McLuhan Program in Culture and Technology dell’Università di Toronto (Canada). Nel corpo insegnanti c’è anche Francesco Lipari, pluripremiato architetto, che in una intervista a Wise Society sosteneva come l’architettura debba tornare a suscitare emozioni.

COME E’ NATA LA SCUOLA – È lo stesso Lipari a raccontarci di questa proposta didattica certamente originale, nata come spin-off del Children Museum, l’iniziativa della Farm Cultural Park che da anni cerca di raccogliere fondi in crowdfounding per realizzare il primo museo dedicato ai bambini in Sicilia. Una parte delle somme ricevute è stata impiegata per creare SOU, che ha un duplice scopo: «avviare l’attività del Children Museum e diffondere un modello educativo che verrà poi trasposto attraverso lo stesso museo – illustra Lipari – La SOU è ospitata in uno spazio della Farm, dotata di spazi funzionali per i bambini che possono imparare giocando». Tante idee entrano nel programma didattico che dà appuntamento ai bambini (dai 4 anni ai 10) due volte la settimana, in orario extrascolastico. I docenti coinvolti portano competenze ed esperienze peculiari, proponendo lezioni strutturate, passando a spiegare vari temi e aspetti.

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Tra i docenti coinvolti al corso di archiettura per bambini Marco Imperadori, del Politecnico di Milano; Maurizio Carta, urbanista e docente universitario all’Università degli Studi di Palermo; Marialuisa Palumbo, senior fellow del McLuhan Program in Culture and Technology dell’Università di Toronto (Canada) e l’architetto Francesco Lipari

IL BELLO INSEGNATO AI BAMBINI – «L’obiettivo principale è far scoprire ai bambini cosa sia il bello, specie in una città che ha subìto particolarmente il fenomeno dell’abusivismo edilizio. Imparano cosa sia la pianificazione urbana e perché sia utile seguire un piano regolatore così da evitare gli errori del passato che purtroppo vedono e vivono quotidianamente», afferma l’architetto, spiegando che la Farm si propone di allevare una nuova generazione di persone consapevoli, cominciando a farlo in tenera età, «quando ancora le contaminazioni tipiche del mondo contemporaneo (l’uso dello smartphone, per esempio) rendono più complessa l’attività educativa e propedeutica». Quali sono le materie insegnate? Innanzitutto architettura a tutto campo, declinata in vari aspetti come possono esserlo la geometria o la biologia. La sostenibilità ambientale vi entra in vari modi: ad esempio in una lezione di Maurizio Carta sulle smart city oppure attraverso esempi e riferimenti ludici impiegati da Marzia Messina per parlare di Frank Gehry, mettendolo in rapporto con i Barbapapà, «considerando non solo la sostenibilità ambientale, ma anche la caratterizzazione degli spazi, l’opportunità di crearli su misura, attraverso la propria sensibilità e non imposti. Così le lezioni entrano nel concreto, passando attraverso l’esperienza ludica, e adattandosi ai bambini». C’è stata anche l’occasione di parlare di orti urbani: «all’interno della SOU c’è un piccolo orto creato in occasione dell’ultimo compleanno Farm. Una lezione ad hoc è stata preparata dal gruppo Orto Capovolto cooperativa che si occupa della progettazione e della realizzazione di orti a domicilio», spiega ancora Lipari. Ogni lezione vede la partecipazione di 25/30 bambini e attorno alla scuola gravitano una cinquantina di allievi, numero in costante aumento. Dura 90 minuti, 15 dei quali dedicati alla teoria e poi si procede alla suddivisione dei bambini in tre gruppi, ognuno dei quali seguito da un tutor. I bambini in team devono arrivare a declinare il tema della lezione attraverso il lavoro di laboratorio, divertendosi e mettendo in pratica ciò che hanno appreso.

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Alla scuola di architettura per bambini “L’obiettivo principale è far scoprire ai piccoli cosa sia il bello. Imparano cosa sia la pianificazione urbana e la sostenibilità ambientale” come commental’archietto e docente Francesco Lipari

INSEGNANDO E IMPARANDO – La partecipazione dei bambini è encomiabile. «Proprio nell’enunciazione di quanto è stato loro spiegato emerge la loro originalità che trova la sua forma d’espressione migliore nel rapporto tra bambini di diverse età e nei modi di interpretare il tema che diventano così la parte più divertente e coinvolgente, insieme al racconto finale. Quest’ultimo aspetto evidenzia l’estrema attenzione dei bambini, che spesso descrivono il loro progetto usando un linguaggio molto appropriato e questo è molto motivante per noi insegnanti perché dimostra la loro consapevolezza in ciò che hanno appreso e trasformato in qualcosa di personale» evidenzia l’architetto.

Ma cosa hanno insegnato i bambini ai propri professori? «Sicuramente riconoscere quanto sia importante il gioco, l’importanza delle relazioni e la semplicità nel raccontare i progetti. Un approccio più “fanciullesco” in una logica di storytelling è davvero utile nella nostra professione: il racconto del proprio progetto è fondamentale per l’architetto e farlo all’interno di SOU può aiutare a renderlo più comprensibile e diretto».

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