Si chiama Heart il progetto UE a guida italiana per riqualificare energeticamente gli edifici in modo integrato e permette di risparmiare l’80% dei consumi
Il patrimonio edilizio italiano ha un gran bisogno di una riqualificazione energetica. L’80% degli stabili residenziali oggetto di compravendita appartiene alle classi energetiche più scarse, ovvero E, F e G. Solo di quest’ultima ne fa parte il 56% del totale.
Per portare le abitazioni energivore a una classe decisamente più virtuosa occorre operare in deep retrofit, ovvero interventi che vanno a riqualificare in modo profondo il costruito. Ma c’è modo e modo di realizzarli: per contare su risparmi non solo nei consumi ma anche nei tempi di realizzazione è nato il progetto europeo Heart, guidato dal Politecnico di Milano che intende operare in maniera olistica e integrata, contando sull’apporto della tecnologia più avanzata, per risparmiare fino all’80% dei consumi e veder realizzare l’intervento con tempi inferiori del 30% rispetto alle tempistiche tradizionali. Non solo: è pensato perché si possa rientrare nell’investimento entro 15 anni, ossia un tempo decisamente sostenibile.
RIQUALIFICARE E’ GREEN GRAZIE ALLA TECNOLOGIA – Gli edifici energivori hanno un impatto pesante sull’ambiente. Per riuscire ad abbattere i consumi energetici e ridurre l’emissione di CO2 nell’aria, puntare sul retrofit edilizio diventa l’unica strada possibile. Spesso però chi fa interventi migliorativi non prende in considerazione l’idea di una riqualificazione profonda a causa degli alti costi e dei tempi incerti di realizzazione dell’intervento. Per questo serve adottare un metodo che garantisca un risparmio temporale oltre che dei consumi. Da qui nasce l’idea del progetto Heart, che significa sì “cuore” ma è l’acronimo di Holistic energy and architectural Retrofit Toolkit.
Heart è parte del Programma Horizon 2020, che finanzia iniziative per la ricerca e l’innovazione in Europa e che intende concretizzare progetti mirati allo sviluppo sostenibile. Parte da un’esigenza specifica, segnalata come priorità nella direttiva europea Epbd dedicata alle performance energetiche degli edifici: occorre aumentare il tasso di riqualificazione degli edifici esistenti, portandolo dall’attuale 1% ad almeno il 3%, favorendo la transizione verso lo standard nZEB, ossia a fabbisogno d’energia quasi zero. La visione olistica dell’intervento guarda in particolare all’integrazione tecnologica. Come spiega Claudio del Pero, Ricercatore del Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito al Politecnico di Milano, l’intervento campione verrà svolto il prossimo anno a Reggio Emilia in un condominio di edilizia popolare, e poi riproposto a Lione. L’intervento di deep retrofit consisterà nella posa di un cappotto termico sull’involucro esterno della casa, mentre per ogni unità abitativa sarà installata una pompa di calore per riscaldamento e raffrescamento. Sul tetto sarà posizionato sia il solare termico per produzione di acqua calda sanitaria sia un impianto fotovoltaico. Inoltre saranno sostituiti i termosifoni esistenti negli edifici, e installati sistemi di gestione e controllo oltre che di accumulo energetico.
UN CUORE TECNOLOGICO PER FARE EFFICIENZA ENERGETICA – Cuore dell’intervento è una piattaforma software decisionale: «si tratta di un sistema automatizzato per tarare su misura il tipo di lavoro da svolgere e la redditività dell’intervento per l’investitore, proprietario dell’edificio oppure un soggetto esterno, che saprà così in quanto tempo potrà rientrare nella spesa fatta. C’è poi la fase di monitoraggio e controllo, svolta dalla stessa piattaforma, che acquisisce i dati utili per gestire al meglio l’edificio. Per comunicare con i vari impianti si utilizzerà il protocollo Narrow Band IoT. L’idea è che ogni parte del sistema comunichi con la piattaforma in modalità cloud (ovvero attraverso Internet) riuscendo a inviare dati di funzionamento in modo costante e immediato. Nel caso sorga un problema, quindi, il sistema è in grado di individuarlo subito potendo così intervenire in tempo reale e mantenendo inalterata l’efficienza energetica complessiva. I segnali sono trasmessi e visibili in remoto». Quindi l’inquilino, il manutentore o il gestore dell’impianto sono informati tramite un semplice smartphone.
RETROFIT POCO INVASIVO E RAPIDO – Il progetto Heart si caratterizza anche per una modalità di interventi poco invasiva. «Sull’involucro si lavora all’esterno, evitando i ponteggi, riducendo così problemi di sicurezza sia per chi lavora sia per chi abita» spiega ancora il ricercatore. Sono stati calcolati risparmi in ordini di tempo del 30% con un intervento standard di riqualificazione. Ma a essere sensibile è il risparmio energetico conseguente all’intervento: si prevede infatti una riduzione dell’80% dei consumi energetici iniziali e quindi di spesa. La classe energetica dell’edificio può passare così dal grado più infimo fino ad arrivare in classe A. «Questo è possibile anche grazie all’apporto del fotovoltaico che produce buona parte dell’energia che serve al sistema di funzionare, soddisfacendo tutte le esigenze energetiche in casa».
Per quanto riguarda la sostenibilità economica, va considerato che con gli interventi previsti da Heart il tempo medio di ritorno dall’investimento rientra nei 15 anni. Riproponendo la stessa modalità in un edificio, è possibile contare sugli ecobonus, ossia sulle detrazioni fiscali del 65%.