Mentre l'edilizia tradizionale è in crisi, le aziende produttrici di prefabbricati hanno il problema opposto: soddisfare tutte le richieste. Soprattutto in Italia dove gli edifici in legno attirano sempre più acquirenti. Grazie al passaparola
«In Italia, ogni anno, si costruiscono 400mila case. Di queste, solo 2mila circa o poco più sono in legno prefabbricato. Ma mentre negli ultimi anni l’edilizia tradizionale è entrata in grave crisi, le aziende del prefabbricato raddoppiano il fatturato ogni anno. Il mercato è aperto, e la tendenza sarà sempre più a costruire case con ottimi materiali e basso consumo energetico. Noi siamo pronti». E’ molto ottimista Gunther Pallweber, responsabile per l’Italia dell’azienda Vario-Haus, ma soprattutto coordinatore di un’iniziativa che ha messo insieme i più importanti produttori di prefabbricati italiani allo scopo di elaborare una guida che dia informazioni sulle case in legno ai cittadini interessati. Non c’è concorrenza tra queste aziende, spiega Pallweber, perché il mercato è così ampio che c’è spazio per tutti. Anzi, al contrario, la vera difficoltà sta nel riuscire a soddisfare tutte le richieste. «Dal 2006 in Italia è in atto un vero boom – conferma Josef Gruber, presidente dell’Associazione Europea Prefabbricati – Dopo anni di diffidenza e poca informazione, il numero delle case costruite è schizzato verso l’alto. L’Italia è un passo avanti rispetto agli altri paesi europei, a esclusione naturalmente di Austria e Germania che hanno una grande tradizione alle spalle. In Austria il 36 percento delle case unifamiliari e bifamiliari è prefabbricata e in legno».
L’informazione è cruciale. E’ nota l’affezione degli italiani per il mattone, come materiale ma anche come idea. Per convincere i potenziali clienti della bontà del legno i produttori scelgono una strategia che si è rivelata molto efficace: farli parlare con chi ha già fatto il “salto”. Depliant e siti web curati e dettagliati non bastano, e soprattutto non trasmettono efficacemente quella che Laura Galli, architetto specializzato in prefabbricati, definisce l’atmosfera: «I nostri clienti di solito sono già abbastanza informati, spesso chi arriva da noi sa già che il legno potrebbe essere una soluzione adatta alle esigenze. Ma entrare in una casa già abitata, fare domande ai proprietari, dà davvero qualcosa in più. Il nostro capitale più grosso è il passaparola: i vecchi clienti sono contenti di mostrare le proprie case, sono entusiasti di trasmettere la propria esperienza. Tolgono dubbi, danno consigli, mostrano addirittura le bollette: fanno respirare l’atmosfera della propria casa. Il nostro obiettivo non è che il cliente sia solo soddisfatto, ma entusiasta».
Il prossimo passo è far arrivare queste informazioni anche agli amministratori pubblici e all’industria privata, perché la prefabbricazione non è limitata alle sole case: ci sono già hotel, capannoni, strutture industriali ed edifici pubblici già costruiti. Anche in Italia. Gli asili, ad esempio, grazie alle salutari condizioni interne, al comfort e all’atmosfera che il legno è in grado di dare. La prefabbricazione è un sistema costruttivo innovativo e moderno che sta per entrare di peso anche nel settore del social housing, attraverso la realizzazione di un’edilizia residenziale che riqualifichi i quartieri e garantisca elevati livelli di salubrità e risparmio energetico, con costi concorrenziali rispetto alla tradizionale edilizia in muratura. Un primo vero grande progetto di social housing italiano è stato già realizzato in Abruzzo, dove la prefabbricazione in legno ha potuto mostrare le proprie potenzialità in termini di qualità, velocità e efficienza: in tempi record sono state consegnate 30 palazzine a tre piani. Anche a Milano ci sono progetti in fase di sviluppo.
Ad esclusione di qualche comune che ha introdotto sporadiche misure nei regolamenti edilizi, il prefabbricato non gode di nessun vantaggio fiscale. Le concessioni edilizie e gli iter burocratici sono gli stessi, muratura o legno le carte non cambiano. Qualcosa potrebbe cambiare ora che gli operatori immobiliari cominciano a interessarsi a un settore che non possono permettersi di ignorare ancora: «Guardano al legno come a un’opportunità in più per i propri affari – conferma Laura Galli – perché hanno maggiori garanzie sui prezzi e sulle tempistiche: costi certi, prezzi fissi, preventivi rispettati e tempi brevi di realizzazione per rientrare prima dell’investimento. Sono tante le imprese che stanno differenziando e puntano su un prodotto alternativo». Un prodotto alternativo che potrebbe portarle fuori dalla crisi, contribuendo a un ambiente migliore.