L'azienda bergamasca porta avanti un progetto di ricerca per case in legno in grado di auto-apprendere. Intanto sta realizzando uno dei più grandi bio-quartieri d’Italia
Come saranno le case in legno del futuro? Intanto pensiamo al presente, e ai diversi spunti interessanti in tema di innovazione tecnologica e di sostenibilità: per esempio, c’è un’azienda italiana che ha avviato una collaborazione con una startup innovativa per realizzare edifici cognitivi. Stiamo parlando di Marlegno, realtà bergamasca che ha da poco annunciato la realizzazione di un bio-quartiere costituito da 120 unità abitative che si candida a essere uno dei più grandi d’Italia e d’Europa.
Cos’è il bio-quartiere di Marlegno: le case in legno sostenibili
Partiamo da quest’ultimo progetto: l’area dove sorgerà il bio-quartiere si sviluppa su 36mila metri quadri e prevede la costruzione di 120 unità abitative ecosostenibili rigorosamente realizzate in legno.
Le case rispettano i principi della bioedilizia, coniugando attenzione al risparmio energetico alla sostenibilità ambientale. Sono in parte prefabbricate e assemblate in loco con un procedimento che garantisce tempi di consegna certi. Circa la scelta del legno da utilizzare come materiale edile, Marlegno utilizza solo quello proveniente da foreste certificate PEFC, che assicura il rimboschimento e la rigenerazione delle aree soggette al taglio. Tra l’altro, segnala l’azienda in una nota, ha aderito alla filiera solidale PEFC che si impegna ad acquistare a prezzi equi legno dagli alberi travolti dalla tempesta Vaia nel nord est d’Italia nel 2018.
Le prestazioni energetiche sono di eccellente livello e anche il comfort, grazie alle proprietà di isolamento termico e acustico del legno, in grado di mantenere la casa calda in inverno e fresca d’estate, abbattendo notevolmente le spese di riscaldamento.
Non solo bioedilizia: cosa sono le case cognitive?
Le case in legno, oltre a essere confortevoli, possono essere anche intelligenti. In questi casi, tuttavia, è meglio parlare di cognitive building, ovvero di edifici cognitivi. Quello delle case cognitive è un concetto ancora più spinto rispetto a smart building, grazie al fatto che le abitazioni possono auto apprendere e regolarsi di conseguenza.
Questo è possibile grazie all’impiego dell’Internet of Things, tecnologia che permette di interconnettere e far “dialogare” gli oggetti grazie alla sensoristica. Così si può pensare all’impiego di sensori in grado di rilevare lo stato di salute dell’edificio e fare una diagnosi dei consumi in tempo reale, e così pure notifiche delle eventuali anomalie, adattando il comfort interno in relazione alle persone presenti in un ambiente, regolando ventilazione, tasso di umidità, temperatura ecc.
Un aiuto importante arriva anche dall’Intelligenza Artificiale che permette di analizzare i dati raccolti dai sensori e di tradurli in informazioni e servizi, svolgendo attività predittive, ovvero in grado di consentire anticipazioni e previsioni rispetto all’andamento del bene monitorato.
Così è possibile creare case intelligenti o, meglio, cognitive: ed è il progetto di ricerca e sviluppo promosso sempre da Marlegno in collaborazione con la startup bergamasca IoTty, specializzata in soluzioni innovative in ambito Smart Living e Industria 4.0.
Se vuoi saperne di più su Marlegno, ti invitiamo a consultare il loro sito web.