Wise Society : Casa Verde Co2.0: la vera bioedilizia è sarda

Casa Verde Co2.0: la vera bioedilizia è sarda

di Francesca Tozzi
16 Gennaio 2013

L'imprenditrice Daniela Ducato ha dato vita al più importante polo produttivo del settore in Italia. I materiali sono davvero green e tutte le eccedenze si trasformano in materia prima per altre aziende. Una sinergia da cui prendere esempio

In Sardegna c’è il polo produttivo per la bioedilizia più grande d’Italia. Si chiama Casa Verde Co2.0 ed è stato ideato dall’imprenditrice sarda Daniela Ducato per recuperare e valorizzare le eccedenze agricole e boschive ma anche la pastorizia, attività economica ancora molto importante nella sua Regione. Il tutto all’insegna del rispetto per la natura grazie a una filiera sostenibile. Quanto è importante quest’ultimo aspetto?

Per capirlo bisogna fare un passo indietro. Tra case in paglia e in canapa, in legno e in kenaf, il green sta diventando davvero il trend più significativo anche in architettura. La parola d’ordine è sempre e comunque “sostenibilità”. Ma lo è di fatto o solo di nome? Ci sono aspetti della questione ancora poco conosciuti: alcuni materiali usati come materie prime nella bioedilizia arrivano in Europa per essere trasformati in ingredienti green dell’architettura “eco”. Purtroppo, nei Paesi in cui vengono prodotti, questi materiali hanno ben poco a che fare con la sostenibilità. Il kenaf, per esempio, è una pianta coltivata in Africa sfruttando il lavoro sottopagato delle donne e senza generare ricchezza in loco, anzi sottraendo spazio all’agricoltura. Lo stesso accade con la calce che arriva dal Marocco. 

Casa Verde Co2.0: il polo per l’architettura sostenibile

La Ducato e i suoi collaboratori hanno scelto di lavorare per una filiera davvero sostenibile, per l’ambiente e per i lavoratori. Come? Facendo sistema. Del polo fanno parte 72 aziende, 40 delle quali sarde, che hanno scelto di realizzare prodotti buoni, puliti e giusti, ispirandosi alla filosofia di Slow Food. Lo scambio serve a promuovere l’utilizzo di materie e prodotti realizzati senza ulteriore consumo di suolo e di risorse e senza ulteriori aggravi di Co2.

Gli scarti non solo non vengono gettati via ma vissuti come risorse. Le eccedenze delle aziende che fanno parte del polo, infatti, vengono trasformati in materie prime per altre aziende: per esempio gli scarti della lavorazione casearia vengono impiegati per la realizzazione di pitture, quelli della lavorazione del miele per farne collanti; le eccedenze di paglia dalla filiera dell’agricoltura finiscono nei prodotti per l’architettura, mentre i panifici utilizzano forni a crudo realizzati con materie naturali da un’azienda locale.

Il riutilizzo e il riciclo in edilizia

La regola è preferire il riutilizzo al riciclo senza quindi impiegare altra energia per processi di smaltimento o per il trasporto. Casa Verde Co2.0 è un’eccellenza italiana, funziona e potrebbe essere un modello cui ispirarsi, perché si risparmia e si impara a fare sistema, cosa che le imprese italiane dovrebbero fare di più invece di curarsi l’orticello tentando di rubare clienti e quote di mercato ai competitor. Le 72 aziende che si sono messe in rete producono tutto ciò che serve per costruire una casa, dalle fondamenta alle fognature all’erba del giardino.

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