Wise Society : La città che rinasce dalle sue aree dismesse

La città che rinasce dalle sue aree dismesse

di Michele Novaga
18 Luglio 2014

Oltre cento progetti degli studenti del Politecnico di Milano per 12 aree e edifici da riqualificare (senza consumare nuove porzioni di territorio)

Quante sono le aree dismesse di una metropoli come Milano e che cosa si potrebbe fare per riqualificarle e renderle di nuovo dei pezzi vivi di territorio? Sono partiti da questa domanda i promotori di Ri-formare Milano in mostra alla Triennale fino al 31 agosto.

Un’iniziativa di didattica e ricerca promossa dalla Scuola di architettura e società del Politecnico di Milano insieme alla Fondazione Politecnico e al Comune di Milano. 100 idee per riqualificare 12 luoghi simbolo della città corrispondenti ad aree dismesse, edifici in degrado, complessi abbandonati sia pubblici che privati identificati dalla stessa amministrazione cittadina. «Piccoli episodi che, messi tutti insieme, determinano una visione della città», ha dichiarato il presidente della Triennale Claudio De Albertis all’inaugurazione.

Il modello a cui ispirarsi è quello dell’ex Paolo Pini, ospedale psichiatrico di 300.000 mq chiuso a seguito dell’evolversi della normativa in materia di pazienti psichiatrici e trasformato in una struttura polifunzionale dove oggi trovano alloggio un circolo ricreativo, un museo d’arte, una chiesa di rito copto, un centro di accoglienza per senza fissa dimora, un hospice per malati terminali, un teatro, un ristorante slow food, un ostello, un grande parco utilizzato per manifestazioni pubbliche di grande rilievo. E molto altro ancora.

Diverse (e svariate) le proposte emerse e le ipotesi di riutilizzo formulate dagli studenti attraverso indagini, fotografie, produzione di modellini in 3D, disegni, rielaborazioni con materiali di ultima generazione

Sulla Torre Galfa, edificio di oltre trenta piani abbandonato da anni anche a causa delle vicissitudini legali della famiglia proprietaria, si sono misurati diversi gruppi di studenti. Uno di loro ne vorrebbe fare uno spazio di occupazione di coworking progressivo, basata cioè su moduli in base alla richiesta di spazi ma che contemplerebbe spazi comuni di lavoro, di relax, e un luogo per la cucina. Radicalmente diverso quello che trasforma la torre quasi interamente in un orto per coniugare la conservazione del patrimonio architettonico al green e alla sostenibilità con uso di coltivazioni intensive, tecnologie idroponiche e acquaponiche con spazi negli ultimi piani dedicati a ristoro e osservatorio astronomico. Di rottura anche la proposta che, sostituendo i materiali esistenti come i 21.000 mq di cristalli della facciata con altri basso-emissivi, trasforma la torre in uno spazio educativo sull’alimentazione, con ristoranti a metà piani e delle residenze per studenti e famiglie nei piani più alti. Innovativo infine anche il progetto di coworking cinematografico che individua la torre come una piccola film commission, in cui promuovere il territorio milanese aumentando la produzione cinematografica con luoghi per la scrittura, preproduzione, produzione, post-produzione.

Sull’edificio di Ripa di Porta Ticinese inserito nel parco Bade Powell e che il comune a messo a bando per la realizzazione di un albergo low cost, c’è chi ha dato spazio alla creatività cercando di trasformarlo in un albergo sì ma inserendo strutture sportive indoor aumentandone visibilmente le volumetrie e l’impatto visivo (pista di ciclismo o palestre e campi da basket multifunzionali) o dandogli anche una vita sociale creando, negli spazi disponibili, luoghi per attività artistiche e visive.

Per il Cinema Maestoso, gloriosa sala chiusa ormai da diversi anni, si registrano varie proposte tra chi vuole mantenere l’antico uso del cinema e quindi conservarne la destinazione di luogo sociale e culturale (magari dividendolo in due corpi: uno con due sale grandi e uno con sale più piccole per gruppi ristretti anche di 15 persone per un cinema on demand) e chi lo trasformerebbe in appartamenti di livello alto.

Tuttavia il progetto più elaborato anche a causa della sua vastità 171.000 mq è lex macello. C’è chi lo ha concepito come area da restituire all’agricoltura per creare una coltura verde mantenendone le caratteristiche anche selvagge della natura lombarda conservandone la storia, inserendo porzioni di area dacoltivare in maniera standard. E poi c’è chi lo trasformerebbe in una cittadella della cultura con spazi all’aperto, luoghi espositivi, spazi pubblici. Infine c’è chi vorrebbe trasformarlo in un sistema di luoghi diversi inserendo anche abitazioni.

Non dissimile il caso si un’altra area considerevole di 100.000 mq: caserma di via Rubattino. I diversi gruppi di studenti hanno lavorato su un sistema di assi per reinserire questa area a sé stante nel tessuto urbano della città contradd istinguendolo con edifici immersi nel verde e inserendo spazi aggregativi come una nuova biblioteca (progetto già al centro di discussioni e mai realizzato anche in altre trasformazioni come porta Vittoria per esempio) o spazi di produzione artistica non meglio definiti per dare fruibilità e per permettere una interazione tra i cittadini. 

Perché, come afferma il vicesindaco di Milano Ada De Cesaris «dentro questo progetto ci sono l’anima, il sogno, il futuro per questa città. La città di Milano, così urbanizzata deve continuare ad espandersi e a rispondere alle esigenze del mercato senza continuare ad erodere nuove porzioni di territorio».

 

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