La struttura, realizzata dalla Wasp con il terreno prelevato in sito, paglia di riso trinciata, lolla di riso e calce idraulica, può essere considerata un nuovo modello architettonico ecosostenibile
Una casa stampata in 3D fatta di terra, un nuovo prototipo d’architettura, realizzato interamente riciclando materiali naturali di risulta: per la precisione scarti della produzione del riso. «Gaia», questo il nome dato alla costruzione stampata in 3D da «Wasp» («Partiamo dalla stampa 3D per salvare il mondo», questo è il motto della giovane azienda romagnola), rappresenta il primo modello architettonico ecosostenibile, realizzato in soli dieci giorni e spendendo meno di mille euro per i materiali. L’inaugurazione, a Massa Lombarda (Ravenna), è avvenuta durante lo scorso fine settimana. Ed è, per dirla con Tiziana Monterisi, amministratore delegato di «RiceHouse», l’azienda biellese che ha fornito gli scarti e che da tempo guarda con interesse alle prospettive dalla bioedilizia, «una soluzione che assicura anche elevate performance dal punto di vista energetico e ambientale».
UNA PICCOLA ABITAZIONE A IMPATTO ZERO – Per la realizzazione di «Gaia», «RiceHouse» ha fornito le fibre vegetali attraverso le quali «Wasp» ha sviluppato una mescola composta da terreno prelevato in sito, paglia di riso trinciata, lolla di riso e calce idraulica. La mescola è stata impastata attraverso l’uso della molazza (la macchina impastatrice per preparare la malta), in grado di rendere il composto omogeneo e lavorabile. Così è nata la prima abitazione dalle elevate performance energetiche e salubre sul piano dell’inquinamento indoor, avendo un impatto ambientale pressoché pari a zero. La struttura non necessita infatti né di riscaldamento (sfrutta l’apporto passivo del sole grazie all’orientamento a Sud-Ovest della vetrata) né di un impianto di condizionamento, in quanto mantiene al suo interno una temperatura mite e confortevole sia d’inverno che d’estate. L’involucro esterno, completamente stampato in tre dimensioni (per un totale di 30 metri quadri di parete dallo spessore di 40 centimetri), è stato progettato con la finalità di integrare al proprio interno i sistemi di ventilazione naturale, di isolamento termo-acustico e di impiantistica.
UN MODELLO DA FAR CONOSCERE ED ESPORTARE – Sulla base dei dati sperimentati con «Gaia» è possibile immaginarsi in maniera concreta nuovi scenari economici, in cui un ettaro di risaia coltivata è in grado di produrre centro metri di superficie costruita. L’esperienza, secondo i promotori, «offre l’occasione per divulgare le molteplici potenzialità che la stampa 3D può ancora esprimere grazie alle risorse presenti nel territorio agricolo mondiale», garantendo livelli minimi di impatto ambientale a fronte di infinite soluzioni progettuali, ritenute indispensabili per le nuove frontiere dell’abitare. L’architettura sostenibile non è più un’utopia.
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