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Funghi in architettura: una ricetta che piace

di Andrea Ballocchi
11 Agosto 2016

La ricerca comprova le potenzialità dei miceli per la realizzazione di materiali edili e per l’arredamento “bio”. Un imprenditore e designer italiano ci crede

Parlare di funghi in architettura e bioedilizia potrebbe far sorridere i più. In realtà c’è un filone di ricerca che sta studiando a fondo caratteristiche e vantaggi offerti da questi organismi viventi. D’altronde, l’interesse per i materiali naturali è un dato di fatto, con riscontri commerciali decisamente interessanti: avevamo segnalato in queste pagine che il mercato legato ai materiali ecosostenibili raggiungerà un valore di 234 miliardi dollari entro il 2019 (dati Dodge Data & Analytics World Green Building Trends 2016 Smart Market Report).

Detto questo c’è chi sta lavorando attivamente, in qualità di imprenditore, designer e ricercatore sull’affinamento delle potenzialità dei funghi in ambito costruttivo e non solo. Si chiama Maurizio Montalti, è un ingegnere e designer italiano che vive e lavora in Olanda, dove ha fondato nel 2010 ad Amsterdam Officina Corpuscoli, uno studio multidisciplinare, che fornisce consulenza creativa e realizza progetti autonomi, “spesso ispirati e in collaborazione con organismi e sistemi viventi”.

Secondo il designer Maurizio Montalti, l’utilizzo dei funghi in architettura ha davanti a sè un orizzonte, The Growing Lab – Mycelia ©Officina Corpuscoli | Maurizio Montalti

TUTTO PARTE DAL MICELIO – Montalti è, tra l’altro, il co-fondatore di Mycoplast, una società focalizzata a sviluppare su scala industriale le potenzialità di materiali a base di micelio. Partiamo appunto da qui, ovvero dall’apparato vegetativo dei funghi. Il micelio sta al fungo, come l’albero sta al frutto, tanto per capirci. Esso è formato da un fitto intrico di filamenti detti ife, microtubuli in cui scorre il protoplasma. Senza addentrarci troppo nello specifico, quest’ultimo è composto di una mistura di piccole e grandi molecole come amminoacidi, proteine, lipidi e polisaccaridi. Oltre a essere considerato come il discendente del “brodo primordiale” e la sostanza che costituisce la base della vita vegetale e animale. Ma torniamo ai funghi, «che tendono a crescere su qualsiasi materiale organico che contenga cellulosa, un polisaccaride naturale contenente zuccheri, di cui si cibano. Svolgono una fondamentale azione di riciclo, con un processo naturale in grado di innescare una nuova pratica progettuale per produrre nuovi materiali. «Una pratica basata sull’utilizzo di qualsiasi tipo di scarto derivante, per esempio, dall’agricoltura o dal manifatturiero: cito, a esempio, la paglia, ma anche sfalci, segatura», afferma l’imprenditore e designer, spiegando anche come tali “cibi” siano utili a sviluppare la specie fungina utile, anche se ogni specie ha un proprio alimento preferito. Mentre cresce su questa base, il fungo trasforma il rifiuto in un nuovo materiale, più precisamente in un polimero, la chitina, e nello stesso tempo assembla tutte le fibre separate in un’unica materia. Il risultato è un materiale composito utilizzabile – a seconda del tipo di fungo, di substrato e dei trattamenti post crescita – per vari settori tra cui design e bioarchitettura. Una volta attivato, il processo di crescita (che dura mediamente 4-5 giorni) viene bloccato opportunamente attraverso il calore, facendo sì che il materiale risultante sia completamente inerte.

Ma quali sono le specie utilizzate? «Il regno dei funghi comprende davvero moltissime specie, alcune delle quali utilizzabili. Noi utilizziamo i basidiomiceti, quelli che si nutrono di materia organica morta e che si trovano nei boschi sulle cortecce degli alberi».

DALL’ARREDAMENTO ALLA BIOEDILIZIA – Alcuni materiali possono sostituire naturalmente prodotti tradizionali, come il polistirene usato abitualmente per gli isolanti termo-acustici in edilizia. Ma i settori dove potrebbero trovare impiego sono davvero tanti: «in termini di materiali, se ne possono individuare principalmente due: compositi, di cui abbiamo parlato, e puri. Questi ultimi sono unicamente costituiti da micelio puro e possono essere comparabili a tessuti, pelli, carta, gomme ecc. I compositi, invece possono essere comparati a polistirolo, polistirene e legni compositi (ideali per gli esterni in edilizia, come pavimenti)». Si lavora anche a elementi di design per l’arredo per la realizzazione di oggetti vari. Ora occorre standardizzare il materiale, rendendolo del tutto paragonabile e apprezzabile, anche commercialmente, con i tradizionali. Ma caratteristiche e vantaggi sono già oggi paragonabili a quanto presente oggi sul mercato.

Sulla scalabilità commerciale Montalti si è…portato avanti, co-fondando Mycoplast. «L’obiettivo è andare sul mercato già alla fine dell’anno con un primo prodotto: pannelli per interni e rivestimenti esterni in bioedilizia, lavorando anche sulle potenzialità di sviluppo di prodotti per elementi strutturali. Anche a livello energetico, il fabbisogno necessario per la produzione e crescita è davvero minimo. In ogni caso stiamo lavorando anche su questo aspetto per renderlo ancor meno impattante, sfruttando fonti rinnovabili».

PRONTI ALLA RIVOLUZIONE BIOTECNOLOGICA – Certo, ci sono ancora aspetti su cui lavorare: «si tratta di materiali organici, capaci di offrire per ora una certa durata, e hanno la necessità di essere migliorati. Per esempio, in bioarchitettura, c’è bisogno di offrire determinate garanzie di durata. Aspetto altrettanto imprescindibile è la standardizzazione del prodotto, per renderlo appetibile, economicamente parlando. «Se si paragonano i prezzi con un comune polistirolo non c’è confronto: quello tradizionale, finché si può contare sulle fonti fossili, è decisamente più appetibile a livello di prezzi – ammette Montalti – Ma un altro versante in cui il confronto si apre è quello del packaging alimentare: sono diverse le richieste di clienti pronti a spendere un po’ di più per contare su un prodotto totalmente ecologico».

Funghi in architettura, bioedilizia, miceli

Funghi in arhitettura: ciottole ricavate dai miceli, The Growing Lab – Mycelia ©Officina Corpuscoli

Certo, le aziende operanti nel settore capaci di offrire prodotti 100% bio “mycelium-based” sono oggi principalmente tre, compresa Mycoplast. Ma l’interesse è sensibile e sono diversi i fattori che fanno propendere ad una prossima “rivoluzione industriale” su scala biotecnologica e su cui Montalti è pronto a scommettere. «Non deve ancora accadere: ci siamo già entrati. Questo processo si deve solo allargare e avrà un impatto ad ampio spettro» prevede il designer e ricercatore. Attualmente, la sua realtà sta operando su progetti finanziati a livello europeo, oltre a contare su investitori industriali che hanno già deciso di puntare su questi progetti, basati su organismi viventi. Un altro campo su cui sperimenta lo studio olandese Officina Corpuscoli – è quello delle alghe, che già oggi propone opportunità per lo sviluppo di vasi biodinamici, prodotti alternativamente con alghe o micelio o con un mix fra le due tecnologie: oltre ad essere involucri, tali vasi forniscono anche nutrimento per la pianta.

 

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