Wise Society : Dall’arredo al biogas, i mille usi del fico d’India

Dall’arredo al biogas, i mille usi del fico d’India

di Andrea Ballocchi
6 Maggio 2015

La pianta, finora famosa per il frutto, entra in gioco in vari progetti, dall’edilizia ai cosmetici fino alle energie rinnovabili.

Il fico d’India è un frutto famoso e apprezzato; meno conosciuta è la pianta. Ma agronomi e botanici sanno quanto sia preziosa l’Opuntia ficus indica – questo il suo nome scientifico – appartenente a una delle centinaia di specie del genere Opuntia. La sua fama la deve ai suoi svariati utilizzi. Sì perché, in forma di gel o di olio, è rinomata per le sue proprietà cicatrizzanti, emollienti, disinfettanti, oltre che per la sua ricchezza vitaminica (sia delle foglie, denominate cladodi o pale, sia dei semi o dei fiori).

Fico d'India

Foto di Miguel Urieta / Unsplash

Tutti gli usi del fico d’India

Ma non è solo l’aspetto estetico o nutrizionale per cui si sta facendo apprezzare: ci sono altri utilizzi di questa pianta originaria del Messico che, giunta dopo la scoperta dell’America, si è sviluppata talmente bene nei Paesi mediterranei da fare ormai parte integrante del paesaggio. Si pensi alla Sicilia, che nel tempo è divenuta la prima regione europea produttrice del frutto. Qui e in Puglia sono segnalati i progetti più interessanti e alternativi, che spaziano dall’arredamento all’energia rinnovabile, il tutto in chiave rigorosamente ecosostenibile.

Fico d’India, materia prima per l’arredamento

Partiamo dall’arredamento e dal recente progetto di un giovane designer, Renato Belluccia, che ha ideato Sciàtu, lampade scultoree realizzate interamente a mano lavorando carcasse dei fichi d’India alla fine del loro ciclo vitale. Il nome della creazione deriva dalla parola siciliana che significa “fiato, respiro” ed è un’altra particolarità della lampada che si accende e si spegne con un soffio (oltre che al contatto).

Renato Belluccia

Renato Belluccia

Come ci spiega il designer, si tratta di un prodotto totalmente biologico ed ecologico: «La lampada, una volta staccata dalla base con la componente tecnologica, si può gettare nel terreno e riprenderà il suo ciclo vitale».

E se per il progetto Sciàtu a breve partirà il crowdfunding, sempre nel settore arredamento c’è già una realtà: Sikalindi, marchio registrato della fibra, brevettata, di fico d’india e impiegata per rivestire mobili e complementi d’arredo o per realizzarne su misura.

L’idea è valsa all’azienda Marcello Rossetti, della provincia di Lecce, l’Oscar Green, nel 2013, premio promosso da Coldiretti Giovani Impresa per valorizzare e dare spazio all’innovazione in agricoltura.

Usi nell’edilizia

Passando dall’arredo alla casa, è da segnalare l’idea, oggi brevetto, di un pannello isolante e “bio”. È stato registrato dall’Università di Palermo, da Antonio De Vecchi e Antonino Valenza, docenti della facoltà di Ingegneria. Ha dalla sua, oltre che il profilo ecosostenibile, prestazioni che non hanno nulla da invidiare ai ritrovati chimici attualmente in commercio. Come spiega il professor Valenza, «i valori di isolamento sono simili al polistirene», aggiungendo che «manifestazioni di interesse a livello industriale ce ne sono». Il prodotto, ideale per case in bioedilizia, presenta molti altri vantaggi: è atossico ed è totalmente riciclabile. Inoltre nelle fasi di lavorazione, anche il succo estratto dalle pale può essere rivenduto alle aziende cosmetiche e alimentari.

Come biomassa

Infine, in quanto biomassa, la pianta di fico d’India – o, meglio, le parti che cadono spontaneamente – può essere impiegata per la produzione di biogas: è quello che sta portando avanti a livello sperimentale un team di ricercatori dell’università di Catania.

Andrea Ballocchi

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