Decisamente più numerosi i casi oltre confine, soprattutto in USA, ma in aumento anche da noi
Vivere meglio in condivisione. È questa la filosofia su cui si basa il co-housing, stile di vita in crescita all’estero e in Italia.
Chi opta per questa scelta va incontro a indubbi risparmi e semplificazioni logistiche: i living condominiali, il micronido, l’orto o la serra, la portineria che paga le bollette e riceve la spesa piuttosto che il servizio di car-sharing.
A Milano e dintorni, diversi i casi di best practices del settore. C’è, ad esempio, “TerraCielo” a Rodano, confinante con il capoluogo attraverso il parco Sud, che è inserito in un contesto ambientale verde e rigorosamente in classe energetica A+. “Cosicoh” invece è il primo esperimento in tutta Europa di co-housing in affitto: una soluzione perfettamente integrata in città, è in una via tranquilla alle spalle di via Ripamonti, al costo concorrenziale di dieci euro al metro quadro. Che, con la crisi in atto, non è un dettaglio da poco. In Bovisa, poi, c’è l’Urban Village, apripista italiano del settore, aperto da un paio d’anni e dotato di giardino, piscina e deposito GAS (Gruppo d’Acquisto Solidale).
Ma sono davvero tante le realtà che si stanno muovendo in questa direzione in tutta Italia. Dal Veneto alla Toscana, dall’Emilia alle Marche, passando per il Piemonte e per la Sicilia, non c’è regione che sia immune dalla “febbre” dell’abitare in condivisione.
Per chi volesse approfondire l’argomento www.cohousingitalia.it e www.cohousing.it