C'è tempo fino al 15 gennaio 2011 per iscriversi al concorso biennale “Milano e Oltre” dedicato a giovani fotografi, musicisti, grafici dai 18 ai 30 anni. Con l'obiettivo di riscoprire e modificare, attraverso l'arte partecipata, quattro ex quartieri industriali della capitale lombarda. In grande trasformazione
Che cosa succede se un giovane creativo comincia a scoprire cosa si nasconde nei quartieri milanesi di Barona o Bovisa e stabilisce un linguaggio artistico con questi territori, spesso misconosciuti? La risposta arriverà dal progetto Milano e Oltre. Creatività giovanile verso nuove ecologie urbane lanciato dall’associazione Connecting Cultures e aperto all’estro degli artisti contemporanei fra i 18 e 30 anni, che studiano o lavorano in Lombardia e si occupano di arti visive, musica, grafica, performance, design, fotografia e video. Il concorso è partito in questi primi giorni di gennaio (la chiusura delle iscrizioni è il 15) e lavora su quattro diversi cantieri creativi fino alla primavera 2013, grazie anche al sostegno della Fondazione Cariplo. In ciascun anno saranno affrontati due cantieri, condotti da altrettanti artisti affermati per la loro capacità di interazione con il territorio e le sue capacità espressive.
Le aree al centro del progetto sono quattro: Barona, Bovisa, Quarto Oggiaro e Bicocca. Ovvero, quattro fra le zone della capitale lombarda che, più di altre, sono diventate negli ultimi anni il termometro delle trasformazioni sociali, economiche e culturali della città. Il concorso funziona in modo (apparentemente) semplice: chiuse le iscrizioni, a ogni cantiere accedono per selezione 20 giovani; da qui partono il workshop prima e l’esperienza diretta sul campo poi che per un mese e mezzo li accompagnerà, dati, numeri e informazioni sui quartieri alla mano, alla scoperta della “loro” zona. Il timone del coordinamento sul campo sarà affidato ad artisti affermati nella ricerca sull’arte pubblica e la lettura sensibile del territorio. I primi a partire sono Claudia Losi per la Barona e Alberto Garutti per Bovisa: a loro il difficile compito di aiutare i partecipanti a mettere in campo le proprie migliori risorse, per offrire un’interpretazione efficace dell’esperienza artistica con un approccio rigorosamente aperto e interdisciplinare, che meglio incarna l’idea di una metropoli contemporanea.
Ma l’ambizione va oltre. Spiega Anna Vasta, coordinatore di Connecting Cultures, che fornisce ai giovani artisti una mappatura completa (realizzata fra gli altri con Politecnico di Milano, Naba, Accademia di Brera e Science Institut) per avvicinarsi alle diverse zone in concorso: «Il progetto ha due obiettivi precisi. Il primo è la valorizzazione a 360 gradi della creatività giovanile in una città che offre molte scuole rivolte questo ma che difficilmente dà occasioni di lavoro in sinergia. Il secondo scopo è portare alla luce il territorio: Milano conta tante piccole realtà imprenditoriali in crescita, spesso sconosciute, legate non soltanto al design ma anche al piccolo artigianato di qualità, i giovani studi di architettura e le realtà associative che lavorano sull’intercultura. Un’eccellenza che spesso non si trova nel centro storico ma nelle periferie, in quei quartieri ex industriali nascosti al grande pubblico», conclude Vasta.
Connecting Cultures, agenzia di ricerca non profit con sede a Milano, nata nel 2001 su iniziativa della critica e teorica delle arti visive Anna Detheridge, la multidisciplinarità ce l’ha nel sangue. Prima di lanciarsi nel nuovo progetto Milano e Oltre, l’associazione ha lanciato altre esperienze di conoscenza trasversale del territorio e della società contemporanea attraverso, e con, le arti visive. Come l’esperienza toscana del Progetto Valdarno (2004-2006), che ha contribuito a rileggere il territorio e il rapporto fra edificato e campagna. O, ancora, il progetto Imagining Parco Sud (iniziato nel 2007) per la realizzazione di un parco tematico interamente dedicato alla cultura del riso, con tutta la ricchezza sociale che ne fa da substrato.
Per la scelta delle aree la curiosità è stata, a suo modo, decisiva. Bicocca a parte, dice ancora Anna Vasta, «ci è piaciuto partire dalle zone in trasformazione dove il nome e la fama negativa sono più forti e l’esplorazione ci ha aiutato a renderci conto di quanto poco le conoscessimo anche noi stessi». Sia Quarto Oggiaro che Barona, per esempio, nel 2003 sono stati set del film indipendente Fame chimica, una storia di spaccio e di giovani sulla cattiva strada. «È passato poco tempo da allora e ci sono ancora diversi problemi, ma molte di quelle situazioni oggi sono cambiate».
Grazie al concorso, i giovani selezionati incontreranno le persone che vivono e lavorano in ciascuna delle quattro zone, effettueranno tour e visite guidate ad hoc per conoscere le realtà più significative e, poi, distilleranno le loro esperienze nei più disparati prodotti artistici: reportage, video, installazioni e altro. Soprattutto, condivideranno il loro punto di vista con i diretti interessati, gli abitanti, attraverso un’espressione d’arte partecipata. «Ci aspettiamo che i giovani imparino a leggere fra le righe producendo arte pubblica, attraverso la comprensione del territorio e la propria sensibilità» aggiunge la coordinatrice.
Alla fine dei quattro cantieri Connecting Cultures organizzerà alla Triennale Bovisa una mostra collettiva che raccoglierà tutti i lavori degli studenti: altra occasione importante per condividere il percorso svolto. Bando e informazioni per l’iscrizione al concorso sono on line su www.connectingcultures.info e su www.milanoeoltre.com.