Wise Society : Rural Design: la rinascita di campagne e borghi abbandonati

Rural Design: la rinascita di campagne e borghi abbandonati

di Andrea Ballocchi
25 Giugno 2019

Un concetto che vuole valorizzare e rigenerare aree a forte spopolamento, ma dalle forte potenzialità di green economy. Un’associazione porta avanti iniziative nel sud Italia

Si dice spesso che l’Italia potrebbe vivere di turismo, della bellezza del proprio passaggio, ricco di tesori artistici, ma anche di aree naturali incontaminate. Eppure si contano tantissimi borghi fantasma, territori spopolati e un ecosistema fragile, dove il 72% degli oltre ottomila Comuni nazionali conta meno di cinquemila abitanti. Molte aree sono state abbandonate e altre sono a rischio. Un problema che pur interessando tutto il Belpaese, colpisce particolarmente il Sud Italia. In Campania, proprio per riportare vita e valore a questi territori, è nata una associazione senza fini di lucro che intende proporre iniziative che rientrano nel nome di rural design.

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Il Milion Donkey Hotel di Prato Sannita, un esempio di rural design, Foto: @montidelmatese/Facebook

RuDeRi: l’associazione che incentiva il Rural Design

Si chiama RuDeRi, acronimo di “Rural design per la rigenerazione dei territori”, ed è un’associazione che ha sede a Benevento e che raggruppa architetti, sociologi, periti agrari. Il presidente è Mario Festa, specializzato in architettura sostenibile e nella progettazione di edifici a basso consumo energetico. È lui a spiegare che «l’obiettivo che ci siamo posti è ridare vita e valore ad aree a forte spopolamento, mancanti di servizi. Oggi ci sono nuove opportunità anche in termini di green economy che vanno colte in un’ottica sistemica».

Da qui, negli anni, sono nate varie attività. A esempio, nell’alto Casertano, qualche anno fa era stata avviata un’iniziativa cui avevano partecipato diversi artisti, personalità del calibro di Giuliano Mauri (creatore della Cattedrale Vegetale), che avevano dato vita a laboratori che avevano come principale obiettivo il coinvolgimento delle persone del luogo. Un esempio era stato il Milion Donkey Hotel, un progetto di ospitalità diffusa e temporanea a Prato Sannita, un borgo di 1500 abitanti. Costato poche migliaia di euro, il progetto ha rigenerato un intero paese, attraendo turisti e vincendo nel 2010 il Contractworld Award, riconoscimento per l’“Albergo più bello al mondo”.

Rural Design Week, dal borgo nasce l’evento

Sono nate così le premesse per ridare valore a territori rurali o montani. Ed è la leva da cui si è originata Rural Design Week, un evento che vuole ricordare la Milano Design Week, ma che si svolge in un borgo di meno di duemila abitanti nel Casertano, San Potito Sannitico, all’interno del parco regionale del Matese.

«È un evento avviato grazie al finanziamento attivato a livello regionale sotto forma di Programma Operativo Complementare (POC) e la cui direzione scientifica è stata affidata a Iain Chambers, antropologo esperto di studi culturali», spiega Festa. Per comprendere bene la situazione territoriale è stata realizzata una mappa online del paesaggio del Matese per avviare percorsi di rigenerazione in territori caratterizzati da situazioni di abbandono, sotto-utilizzo e degrado delle risorse.

Bioedilizia ed economia circolare: il rural design è green

La green economy è un punto forte nei pensieri dell’associazione. Per questo sono stati avviati anche progetti focalizzati sull’economia circolare e sull’edilizia green: «la paglia potrebbe tornare a essere materia prima per le costruzioni. Non è una novità, ma in diverse aree è un’opzione che non è presa ancora in considerazione. La stessa cosa potrebbe avvenire con la lana o con biomasse per realizzare biopolimeri», rileva il presidente.

RuDeRi in questo senso ha lanciato una call internazionale cui hanno partecipato 40 progetti internazionali, per attivare proposte concrete per la valorizzazione delle materie prime seconde. In questo senso si sta lavorando a progetti di ricerca sugli scarti agricoli con la Facoltà di Agraria e la Facoltà di Ingegneria dell’Università Federico II e la Facoltà di Farmacia di Salerno.

Rural Design

Foto RuDeRi

 

Sostenibilità per gli allevamenti di bufala

L’economia verde si deve sposare anche con l’attenzione alla sostenibilità ambientale. Per questo, tra le iniziative da poco avviate ce n’è anche una che riguarda una produzione fiorente: quella degli allevamenti di bufala Mediterranea, tra le principali risorse economiche della provincia di Salerno, con più di 500 aziende e circa 80mila capi allevati.

Occorre però lavorare sulla sua sostenibilità ambientale, permettendo di adeguarla alle normative in materia di tutela ambientale. La prossima National Emission Ceilings Directive (NECD) imporrà la riduzione delle emissioni di ammoniaca oltre che di sostanze volatili nocive, derivanti dall’agricoltura e in particolare dagli allevamenti zootecnici. Da qui è nato il progetto “Riduzione delle emissioni di Ammoniaca e Gestione delle Risorse Idriche nella piana del Sele” (RiAGRI – Sele) presentato quest’anno con l’obiettivo di sensibilizzare gli allevatori bufalini della Provincia di Salerno, al problema delle emissioni di ammoniaca e all’ottimizzazione delle risorse idriche e alla protezione del suolo agricolo.

Andrea Ballocchi

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