È il primo protocollo costruttivo per realizzare edifici senza barriere architettoniche e a basso impatto ambientale. Non un modello ma un concept. Così la sostenibilità diventa replicabile
L’architettura è sempre più green anche in Italia. E le parole d’ordine per chi costruisce sono “sostenibilità” e “risparmio energetico”. Per fortuna non mancano i progetti in questa direzione. Fra i più recenti e innovativi c’è Casa Zero Barriere, primo protocollo costruttivo per realizzare edifici senza barriere architettoniche e con il minor impatto ambientale possibile.
Frutto del lavoro di un gruppo formato da professionisti, architetti e ingegneri in sinergia con aziende e associazioni no-profit, non rappresenta un singolo progetto di casa o un edificio modello, ma un vero e proprio concept progettuale e costruttivo, un insieme di linee guida per costruire edifici passivi, ecosostenibili, a risparmio energetico e senza alcuna barriera architettonica. La sostenibilità è così declinata su due piani: da un lato sostenibilità per l’uomo attraverso edifici che siano vivibili da tutti, indipendentemente dalla loro età e condizione fisica, e dall’altro sostenibilità ambientale garantita dall’uso di materiali ecologici. Casa Zero Barriere, infatti, verrà progettata e realizzata secondo le norme della certificazione Passivhaus rilasciata dal Passiv Haus Institut (PHI), il più autorevole istituto indipendente di ricerca e di certificazione per componenti ed edifici passivi.
Ideatore e promotore dell’iniziativa è Biohaus, azienda friulana che da 15 anni opera nel settore del green building e dell’edilizia sostenibile. Il progetto ha preso il via con la collaborazione di aziende di riferimento nei propri settori: ThyssenKrupp Encasa, per gli ascensori e la mobilità domestica, Vimar per la domotica e l’automazione e Harpo per il verde pensile.