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Vermocane: cos’è e perché è una minaccia per il Mediterraneo

di Paola Greco
30 Settembre 2024

La sua presenza sta aumentando velocemente, con impatti significativi sia sull'ecosistema marino che sulla sicurezza umana. Conoscerlo e saper riconoscere i sintomi della sua puntura e sapere come trattarla può fare la differenza tra una giornata spiacevole e un'emergenza medica

Il Mar Mediterraneo è sempre più minacciato dalla presenza del Vermocane, un verme marino urticante che sta rapidamente espandendo il suo raggio d’azione. Originario delle acque tropicali, il Vermocane è stato individuato ormai da moltissimi anni in diverse aree del Mediterraneo, ma ultimamente, a causa del riscaldamento delle acque, la sua proliferazione sta creando crescenti preoccupazioni. La sua capacità di adattarsi ai cambiamenti climatici e l’assenza di predatori naturali ne stanno facilitando l’espansione, trasformandolo in una seria minaccia per gli ecosistemi locali e mettendo in pericolo la biodiversità marina: è infatti un predatore vorace che si nutre di piccoli organismi marini, polipi di corallo e carcasse di pesci.

Vermocane

Foto Shutterstock

Cos’è il vermocane

Il “vermocane“, conosciuto scientificamente come Hermodice carunculata, è un verme marino appartenente alla famiglia Amphinomidae, spesso chiamato anche “verme di fuoco” per le sue proprietà urticanti.

Si tratta di un polichete, cioè un verme segmentato, che può raggiungere i 30 centimetri di lunghezza e che si caratterizza per le sue setole bianche e uncinate, capaci di provocare gravi irritazioni cutanee se toccate.

L’origine del nome “vermocane” è piuttosto curiosa! Sembra infatti che gli antichi Greci lo descrivessero come un animale metà verme e metà cane: un verme che striscia come un cane senza zampe, o un verme infernale che abbaia, da qui il nome “verme cane”​​.

Fotografia di un vermocane

Foto Shutterstock

Dove si trova e quali danni può provocare

Il vermocane predilige habitat come barriere coralline e fondali rocciosi ricchi di sedimenti, così come pure fondali di sabbia o le praterie di Posidonia oceanica. È originario delle acque tropicali e subtropicali ed è di casa, ormai da tempo, anche delle aree meridionali del Mar Mediterraneo, dove però negli ultimi anni è stato avvistato con crescente frequenza, anche lungo le coste del Sud Italia.

Questa espansione è attribuita a vari fattori, tra cui il riscaldamento globale, che rende le acque mediterranee sempre più ospitali per specie tropicali, e l’aumento del traffico marittimo, che facilita la dispersione di queste specie attraverso le acque di zavorra delle navi. La sua presenza nel Mediterraneo rappresenta una minaccia per diversi motivi:

  • Impatto Ecologico: il vermocane è un predatore vorace di coralli e altri organismi marini. La sua presenza può danneggiare seriamente le barriere coralline, compromettendo l’ecosistema locale e la biodiversità.
  • Pericoli per l’Uomo: La puntura del vermocane rappresenta un rischio per bagnanti e subacquei, in quanto può causare gravi reazioni cutanee, come dolore intenso, gonfiore, arrossamento, prurito e sensazioni di bruciore e, in alcuni casi, reazioni allergiche sistemiche, difficoltà respiratorie, vertigini.

Puntura del vermocane: cosa fare?

Il contatto con le setole urticanti del vermocane può causare forte prurito, bruciore e infiammazione, a causa della sostanza tossica rilasciata dalle setole penetrate nella pelle.

In caso di contatto, è importante rimuovere immediatamente le setole utilizzando nastro adesivo o pinzette, evitando di strofinare la zona colpita, in modo da scongiurare il diffondersi ulteriore delle tossine. Una volta rimosse le setole, è importante sciacquare l’area con acqua di mare, evitando l’acqua dolce, che può intensificare il dolore e, se possibile, può essere di sollievo immergere la parte colpita in acqua calda (non bollente) per almeno 30-90 minuti, in quanto il calore dovrebbe aiutare a disattivare le tossine.

Sarebbe buona norma avere sempre con sé antidolorifici da banco per alleviare il dolore e antistaminici per ridurre il prurito e il gonfiore, fermo restando che, in caso di reazioni gravi o allergiche, è fondamentale rivolgersi ad un medico.

Paola Greco

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