Wise Society : Tassonomia verde europea, come si classificano gli investimenti sostenibili

Tassonomia verde europea, come si classificano gli investimenti sostenibili

di Maria Enza Giannetto
31 Gennaio 2022

Della classificazione ambientale europea per gli investimenti sostenibili si parla da un po'. Ecco in cosa consiste l'argomento centrale della “battaglia energetica” attuale tra Paesi europei sostenitori e i detrattori di energia nucleare e gas fossile.

È uno degli argomenti su cui si concentra il dibattito politico comunitario contemporaneo. Di tassonomia verde o di tassonomia europea si parla da qualche anno ed è l’argomento centrale della “battaglia energetica” che vede contrapporsi i Paesi europei con diverse posizioni, soprattutto i sostenitori e i detrattori di energia nucleare e gas fossile. Ma per capire davvero di cosa si tratta quando si parla di tassonomia ambientale europea, bisogna fare un passo indietro.

Tassonomia verde europea

Foto Shutterstock

Cos’è la tassonomia europea

La tassonomia europea è una classificazione – una vera e propria lista – degli investimenti sostenibili in Europa dal punto di vista ambientale. Per chi non è proprio avvezzo a certi argomenti, può essere naturale chiedersi perché all’Europa interessa una classificazione verde? E a cosa serve la tassonomia?

Per rispondere a queste domande bisogna tornare al Green Deal Europeo, la strategia che l’Europa si è data per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Si tratta, infatti, di una sfida che per l’Ue necessita non solo di fondi pubblici (come quelli del Next Generation EU) ma anche di quelli privati. Ed è qui che entra in gioco la tassonomia, ovvero nel dire precisamente agli investitori cosa sia green e cosa no.

Agenzie di rating ESG, gestori finanziari, fondi di investimento hanno sempre una propria definizione e applicano criteri e la propria metodologia nella selezione del portafoglio di imprese sostenibili. Criteri che però non sono universali, e per questo motivo, la Commissione europea, da qualche anno, lavora per trovare proprio una definizione unica di quali investimenti e attività economiche possano rientrare nella classificazione sostenibile.

Europa Verde

Foto Shutterstock

Un vocabolario della sostenibilità

Il “vocabolario” della sostenibilità ambientale sarà un riferimento per vari ambiti. Per la finanza responsabile, ad esempio, potrà indicare quanto sostenibile sia effettivamente un investimento. Per ogni prodotto, l’operatore del mercato finanziario sarà tenuto a dichiarare in che misura gli investimenti sottostanti sono allineati alla Tassonomia, espressa in percentuale dell’investimento, del fondo o del portafoglio. I governi potranno stabilire gli incentivi ad aziende green anche se non è ancora stato stabilito in che modo (se ne occuperà la piattaforma della Commissione europea), ma la Tassonomia sarà anche il riferimento per attribuire incentivi europei.

Le aziende vi faranno riferimento per dichiarare il proprio impatto sull’ambiente, soggette quindi alla direttiva per la rendicontazione delle informazioni non finanziarie (Non-Financial Reporting Directive-NFRD).

La classificazione delle attività attraverso 6 obiettivi

Le attività sono selezionate in base alla possibilità di contribuire a sei obiettivi ambientali identificati dalla Commissione Europea:

  1. mitigazione del cambiamento climatico;
  2. adattamento al cambiamento climatico;
  3. uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine;
  4. transizione verso l’economia circolare, con riferimento anche a riduzione e riciclo dei rifiuti;
  5. prevenzione e controllo dell’inquinamento;
  6. protezione della biodiversità e della salute degli eco-sistemi.

Per essere eco-compatibile, un’attività deve soddisfare quattro criteri:

  1. contribuire positivamente ad almeno uno dei sei obiettivi ambientali;
  2. non produrre impatti negativi su nessun altro obiettivo;
  3. essere svolta nel rispetto di garanzie sociali minime (per esempio, quelle previste dalle convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro – OIL);
  4. rispettare i criteri tecnici identificati da atti delegati adottati dalla stessa Commissione Europea.

L’iter europeo per arrivare alla tassonomia verde

In particolare, a marzo 2018 la Commissione lanciò un piano per creare un unico pacchetto di regole sulla finanza sostenibile: l’Action plan on sustainable finance nell’ottica di rispondere ad un concetto semplice: “l’economia deve ridurre il proprio impatto ambientale”.

Un impegno virtuoso che, però, ha ovviamente un costo salato a livello economico visto che è stato stimato che la transizione a un’economia low carbon costerà 180 miliardi di euro all’anno. E visto che i fondi pubblici non bastano per questa transizione è indispensabile il contributo dei capitali privati da investire, ovviamente nello sviluppo economico sostenibile.

Ed è qui che entra in gioco la tassonomia verde: la classificazione delle attività economiche che possono essere definite “sostenibili”. «Una guida pratica – scrive la Commissione  – per politici, imprese e investitori su come investire in attività economiche che contribuiscano ad avere un’economia che non impatti negativamente sull’ambiente».

A marzo 2020 era stato pubblicato il report finale sulla “tassonomia UE” delle attività economiche sostenibili, redatto dopo oltre un anno di lavoro dal Technical Expert Group on Sustainable Finance (TEG): il gruppo di esperti incaricati dalla Commissione europea di fornire le proprie raccomandazioni riguardo le nuove normative per una finanza sostenibile e in grado di individuare le attività economiche che possono contribuire a raggiungere l’obiettivo emissioni zero entro il 2050 e i relativi criteri di selezione. Dal documento “Taxonomy: Final report of the Technical Expert Group on Sustainable Finance” risultava chiara la classificazione dei principali settori economici in base alla loro capacità di mitigare o di adattarsi ai cambiamenti climatici: quelli già ambientalmente sostenibili (low carbon), quelli che inquinano, ma di cui non si può fare a meno, e a cui si chiede di fare il possibile per migliorare (transition) e quelli che sono utili alle altre due categorie (enabling).

La normativa sulla Tassonomia per la finanza sostenibile è entrata in vigore il 13 luglio 2020 (dopo essere stata pubblicata il 22 giugno sulla Gazzetta Ufficiale europea del Regolamento UE 2020/852).

Centrale nucleare e tassonomia verde europea

Foto di Frédéric Paulussen / Unsplash

Tassonomia verde: il meccanismo si è fermato

I criteri tecnici per attribuire il bollino di attività sostenibile verranno però pubblicati sotto forma di Atti delegati ed è qui che il meccanismo si è inceppato visto che dei sei mesi previsti per la pubblicazione ne sono già passati molti di più a causa dei contrasti tra i Paesi.

Il problema di gas e nucleare

Quali sono i dubbi e i nodi da sciogliere? Quelli che riguardano il settore del gas e il nucleare. Secondo una bozza del 31 dicembre 2021, la Commissione europea vorrebbe etichettare gas e nucleare come investimenti “sostenibili” nella tassonomia dell’Unione.

In pratica, i progetti nucleari con permesso di costruzione rilasciato entro il 2045 sarebbero idonei ad attrarre investimenti privati, a patto di contenere un piano per la gestione delle scorie radioattive e per il decommissioning (smantellamento delle centrali). In questo modo risulterebbero ammissibili per gli investimenti anche i progetti sul gas con autorizzazioni rilasciate entro il 2030, purché soddisfino una serie di condizioni, fra cui emissioni inferiori a 270 grammi di CO₂ equivalente per kWh. Ma questo avrebbe risvolti davvero terribili per l’ambiente. E se ci sono paesi come Germania, Austria e Spagna schierati per il NO al nucleare e al gas nella tassonomia, che definiscono una «truffa delle etichette», la Francia – Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Romania – e i Paesi dell’Est Europa sono invece sostenitori del nucleare e chiedono di “riconoscere l’energia nucleare come fonte di energia a basse emissioni“.

La posizione dell’Italia

E l’Italia? Con  il referendum del 2011 che bloccò il ritorno del nucleare in Italia di fatto la posizione italiana dovrebbe essere chiara. Eppure non è detto. Se il Platform for Sustainable Finance ha bocciato l’atto delegato, ritenendo che il testo annacqua i criteri che loro stessi avevano contribuito a elaborare, il governo Draghi ha valutato troppo bassi i limiti previsti per riconoscere come ‘verdi’ gli impianti che producono gas. Secondo le prime stime dei settori industriali, con i limiti definiti dalla Commissione non potrebbero rientrare in Tassonomia investimenti per circa 10 miliardi. La soglia standard è quella dei 100 grammi di Co2 per kWh per gli impianti che producono gas, ma Roma sa molto bene che nell’atto delegato che tanto scompiglio ha portato si prevedono una serie di alternative e deroghe, come sottolineato dai tecnici del Platform for Sustainable Finance.

Cosa succederà alla tassonomia europea?

Di fatto, secondo le associazioni ambientaliste e alcuni Stati includere il nucleare nella tassonomia è greenwashing e una potenziale truffa per gli investitori di “bond verdi” con il nucleare incorporato. Nei prossimi mesi dovranno pronunciarsi il Parlamento europeo e il Consiglio. Il potere di veto spetta al Consiglio: per bloccare la proposta di tassonomia è necessaria l’opposizione di almeno 20 Paesi rappresentanti almeno il 65% della popolazione dell’Unione.

Insomma, l’Unione europea è ormai prossima a riconoscere il gas naturale e l’energia nucleare come fonti ‘pulite’ finanziabili in quanto utili alla transizione energetica. Il testo della bozza circolata in Commissione Ue prevede infatti l’inserimento delle due fonti energetiche nella tassonomia ‘verde’ dell’Ue a certe condizioni. Tuttavia, se questa bozza verrà confermata, sarà applicabile anche a strutture che potranno essere costruite a partire dal 2045. Come nel caso dei progetti nucleari ammissibili agli investimenti privati, purché prevedano piani per la gestione delle scorie radioattive e la disattivazione. Inoltre, saranno accolti anche i progetti di gas con autorizzazioni rilasciate fino al 2030, a condizione che emettano meno di 270 g CO₂e/kWh.

Maria Enza Giannetto

© Riproduzione riservata
Altri contenuti su questi temi: , ,
Continua a leggere questo articolo: