I corridoi verdi lungo i binari e gli scali ferroviari sono aree ricche di biodiversità. Il Wwf, a Milano, propone di trasformarle in reti ecologiche per flora e fauna. E per i cittadini. Come a New York. Dove l’hanno già fatto, con grande successo.
Far correre sui binari non solo i treni, ma anche la natura: una bella immagine che riassume un progetto ambizioso del Wwf da sperimentare a Milano, immaginando un nuovo modo di far convivere ambiente naturale e opere dell’uomo. Il progetto si chiama Rotaie Verdi e propone di utilizzare l’anello ferroviario milanese per creare una rete ecologica urbana, sviluppando dei corridoi naturali che permettano il passaggio e la connessione di specie di animali e piante. L’idea è questa: siccome per legge è vietato costruire accanto ai binari su una fascia ampia 30 metri, perchè non lasciare che la natura si riprenda parte di questo spazio, riducendo al minimo indispensabile gli interventi di gestione dell’uomo e favorendo lo sviluppo di aree più selvatiche?
High Line, album di Payton Chung/flickr Stazione di San Cristoforo, progetto render di Maria Mirenda WwfNel capoluogo milanese, il Wwf vuole far partire il primo progetto pilota sulla linea San Cristoforo – Porta Genova, che il Comune ha deciso di destinare a parco lineare di circa 130mila metri quadrati quando verrà dismessa la stazione di Porta Genova. Ma Rotaie Verdi propone qualcosa di diverso rispetto a un parco tradizionale. «Noi vorremmo andare oltre l’idea di un parco ben tenuto, molto curato, ma biologicamente morto», spiega Guido Trivellini, biologo e autore del progetto insieme all’ecologa Marina Trentin e all’esperto di urbanistica Enrico Murtula. La filosofia di Rotaie Verdi è creare un parco poco gestito, dove la natura sia lasciata più libera, ma resti comunque fruibile dai cittadini: spazi dove le persone possano sentire i profumi e vedere i colori di una natura più autentica. Rispetto a un parco tradizionale, con luoghi dedicati ad attività sportive, sarebbe forse meno usabile, ma ugualmente transitabile e godibile». Ci sarebbero piste ciclabili, sentieri, percorsi attrezzati con panchine e ponticelli, circondati da alberi, cespugli e spazi verdi wild, esteticamente meno curati ma biologicamente più vivi. Maggiore biodiversità, quindi, sotto forma di piante e fiori, di invertebrati, avifauna, piccoli mammiferi, magari anche rettili e anfibi presso le aree umide, che possano spostarsi attraverso i corridoi ecologici costituiti dalle fasce libere di territorio che corrono lungo i binari.
Il progetto Rotaie Verdi è una novità per l’Italia, ma si ispira a esperienze di successo già sperimentate a New York, Parigi, Londra. Nella capitale britannica esistono oasi urbane a gestione naturalistica dove, all’interno di parchi in pieno centro, sono state conservate aree umide, canneti e fauna selvatica. A Parigi c’è la Promenade Plantée, un lungo spazio verde adibito a passeggiata pedonale che si estende per quasi cinque chilometri sul tracciato di una vecchia linea ferroviaria, sopraelevata, dismessa. A New York il modello è la High Line, anch’essa una ex linea ferroviaria che, dopo anni di abbandono, la natura si era spontaneamente ripresa. Dove l’amministrazione comunale vedeva incuria e degrado, molti cittadini videro un verde non addomesticato che poteva diventare un punto di partenza per un nuovo parco. Anni di battaglie hanno infine condotto alla nascita di un parco lineare lungo più di due chilometri, che è diventato velocemente uno dei luoghi più amati dai newyorchesi. Il progetto pilota San Cristoforo – Porta Genova di Milano vuole essere simile, ma con qualcosa in più: «la High Line non ha grande valore sotto il profilo della connettività ecologica», aggiunge Trivellini perché è una linea che finisce improvvisamente e perchè si sviluppa interamente in città. Il nostro progetto ha maggior valore perché collegherà, come una specie di corridoio, la campagna del Parco Sud con il centro cittadino. A New York hanno avuto il coraggio di andare oltre il concetto di verde ornamentale, vedremo se a Milano, dove di solito si fanno pesanti interventi di potatura, di allargamento dei sentieri a discapito dei prati, sapremo fare lo stesso».
Al momento il progetto è in una fase decisiva di dialogo tra gli attori istituzionali coinvolti, amministrazione cittadina e Ferrovie dello Stato in testa. L’ostacolo maggiore alla realizzazione è costituito dai mancati introiti, sotto forma di oneri di urbanizzazione, cui il Comune dovrebbe rinunciare per fare il parco. Ma al Wwf sono fiduciosi, considerando anche i minori costi di manutenzione e gestione rispetto a un parco tradizionale. E poi l’idea è quella di sfruttare per il marketing territoriale gli spazi suggestivi nati dalla convivenza tra natura e città, per esempio come set per pubblicità ed altri eventi, generando introiti. Anche perché presso gli scali ferroviari ci sono edifici a carattere storico e industriale molto pregiati che andrebbero recuperati e resi fruibili. Creare luoghi in città dove fare cultura e produrre ricchezza grazie alla natura e non a suo discapito. Milano saprà accogliere la sfida di un progetto così importante e innovativo?