Wise Society : Le scorie nucleari al sicuro nel primo deposito della Terra

Le scorie nucleari al sicuro nel primo deposito della Terra

di Fabio Di Todaro
9 Agosto 2018

Si trova in Finlandia dove dal 2025 troveranno per sempre un rifugio i rifiuti nucleari: cinquemila tonnellate di scorie, che secondo gli esperti potranno resistere fino a centomila anni

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In Italia quasi novemila tonnellate di scorie nucleari provenienti dall’epoca pre-referendum attendono il parere del governo su una lista (mai resa pubblica) di possibili siti per lo stoccaggio finale, Foto: Pixabay

Secondo gli esperti, resisterà a tutto: anche alla fine dell’umanità. Onkalo, in finlandese, vuol dire grotta. E questa, rispetto a quella del Presepe, non sarà il simbolo della vita che nasce, bensì di quella che muore. Qui, a pochi passi dal golfo di Botnia che separa le coste di Svezia e Finlandia, a partire dal 2025 troveranno per sempre un rifugio i rifiuti nucleari. A pieno regime, riposeranno oltre cinquemila tonnellate di scorie, che secondo gli esperti potranno resistere fino a centomila anni, senza esporre ad alcun rischio la popolazione locale. «I rifiuti ad alta radioattività restano pericolosi per l’uomo per millenni – spiega Pasi Tuohimaa, capo della comunicazione di Posiva, la società finlandese che dal 2004 è impegnata nella costruzione del deposito -. Onkalo nascerà per proteggere l’umanità da se stessa». Il deposito conterà settanta chilometri di gallerie che in totale, entro il 2080, potranno arrivare a custodire 6500 tonnellate di scarti radioattivi per un tempo corrispondente alla vita di quattromila generazioni umane. Ecco perché è più probabile che finisca prima la vita sulla Terra che il movimento dei nuclei atomici più instabili.

UN DEPOSITO PER L’OBLIO – Lo stoccaggio del combustibile esaurito comincerà dallo svuotamento centrali di Olkiluoto e di Loviisa, nel sud del Paese. Corridoio dopo corridoio, ci vorrà un secolo per riempire di scorie nucleari l’intera catacomba finlandese. La roccia locale in cui è stato scavato il tunnel, lo gneiss, è geologicamente stabile, e dovrebbe tenere l’acqua alla larga. La bentonite può assorbire ogni traccia di umidità residua, e le acque sotterranee presenti in profondità, sotto il deposito, sono povere di ossigeno e poco corrosive. Il rame è una delle sostanze più stabili della Terra e se anche l’acqua arrivasse ai bidoni, impiegherebbe milioni di anni a corroderne il rivestimento. Nel frattempo, le scorie al suo interno si sarebbero degradate a materiali non più pericolosi per l’ambiente e per l’uomo. L’azienda che sta realizzando quest’opera mastodontica non ha ancora deciso se tutto accadrà per sempre. Ma di sicuro c’è che si sta lavorando per evitare che a qualcuno, da qui a 150 anni, venga la malsana idea di iniziare a scavare. L’obiettivo è fare di tutto per garantire l’oblio: materiale e ideologico. I finlandesi, con Onkalo, si candidano a essere i primi a risolvere il problema delle scorie nucleari. Ad aiutarli una sismicità prossima allo zero. L’unica insidia è rappresentata dall’acqua che, se entrasse a contatto con le scorie, sarebbe in grado di portare in giro la radioattività. Per questo la cavità è stata asciugata e sigillata, proprio per evitare infiltrazioni. Da qui è nata anche la necessità di modificare il percorso del tunnel in più di una circostanza.

 

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Il deposito di scorie nucleari conterà settanta chilometri di gallerie che in totale, entro il 2080, potranno arrivare a custodire 6500 tonnellate di scarti radioattivi per un tempo corrispondente alla vita di quattromila generazioni umane, foto: Posiva Oy

L’ITALIA IN FORTE RITARDO – Qualcosa di analogo stanno provando a fare gli Stati Uniti, con il deposito della Yucca Mountain: dove i lavori si accingono a ripartire, dopo che Trump ne ha fatto uno dei cavalli di battaglia della sua campagna elettorale. In Italia quasi novemila tonnellate di scorie provenienti dall’epoca pre-referendum attendono il parere del governo su una lista (mai resa pubblica) di possibili siti per lo stoccaggio finale. Quali sono i luoghi idonei? La carta è ancora sotto segreto assoluto, però si sa che sono poco più di 60 località, forse una settantina, distribuite in tutta Italia. Luoghi poco abitati, con una sismicità modesta, senza rischi di frane o di alluvioni. A differenza della spazzatura normale, per le scorie nucleari l’ipotesi dello smaltimento all’estero è impraticabile. Attualmente vengono principalmente proposti due modi per depositare le scorie (preventivamente solidificate se liquide o gassose). Per quelle a basso livello di radioattività si ricorre al deposito superficiale, ovvero il confinamento in aree terrene protette e contenute all’interno di barriere ingegneristiche. Mentre per le scorie a più alto livello di radioattività si ricorre invece al deposito geologico: coi primi siti in esercizio a partire dal 2003. L’iter che porta all’individuazione dei siti è molto complesso, perché serve un numero molto elevato di anni per raggiungere un livello di radioattività non pericoloso.

Twitter @fabioditodaro

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