Lavatrici, computer, smartphone, tostapane fanno parte degli apparecchi elettrici ed elettronici che a fine vita vengono scartati. Riciclarli è un’ottima soluzione, per l’economia e per l’ambiente. L'Italia non è però particolarmente virtuosa in quanto a raccolta
Quanti sono i rifiuti elettronici in Europa? Tanti, una marea di Raee (Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) che continua a crescere. “Nel 2017 il mondo ha prodotto 44,7 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici di cui solo il 20% è stato riciclato correttamente“, segnala il Parlamento Europeo, che sul proprio sito web offre una istantanea aggiornata sulla situazione che si vive in UE. Occorre cambiare questa situazione, e l’Unione Europea è in prima linea. Nel marzo 2020 la Commissione UE ha presentato un nuovo piano d’azione per l’economia circolare (PAEC) tra le cui priorità c’è la riduzione dei rifiuti elettronici ed elettrici. La proposta definisce obiettivi immediati quali il “diritto alla riparazione” e il miglioramento del riutilizzo in generale. A quest’ultimo proposito la Commissione europea ha presentato una nuova proposta per promuovere questo diritto.
Intanto, cresce – lentamente – la pratica del riciclo. Nel 2020 sono stati raccolti 10,5 kg di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche per abitante nell’UE. La pratica di riciclo dei RAEE varia da Paese a Paese. C’è chi è decisamente più virtuoso: la Croazia vanta un tasso di riciclo dell’81,3%. Malta (20,8%), invece, è il fanalino di coda. L’Italia non è messa bene: con il 32,1% si colloca al quartultimo posto.
Aumentano i rifiuti elettronici in Europa, ma anche la quantità riciclata
Intanto, però, crescono i rifiuti elettronici in Europa. La quantità di apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato UE è passata da 7,6 milioni di tonnellate nel 2012 a 12,4 milioni di tonnellate nel 2020. Nel periodo 2012-2020, la quantità di AEE commercializzate è cresciuta del 62,2%. Il totale dei rifiuti specifici raccolti è passato da 3 a 4,7 milioni di tonnellate (+57,8%), mentre il totale dei RAEE trattati è cresciuto da 3,1 a 4,6 milioni di tonnellate (+49,1%). Il volume di quelli recuperati è passato da 2,6 a 4,3 milioni di tonnellate (+65,2%) e i RAEE riciclati e preparati per il riutilizzo sono cresciuti da 2,4 a 3,9 milioni di tonnellate (+61,7%).
La raccolta di questo tipo di rifiuti è salutare per l’ambiente e per l’economia. Nel primo caso, I dispositivi elettronici ed elettrici gettati contengono materiali potenzialmente nocivi che inquinano. L’UE ha adottato una normativa finalizzata a impedire l’uso di determinate sostanze chimiche, come il piombo.
Proprio il piombo è uno dei materiali che possono essere recuperati e riciclati. Insieme a mercurio, oro, platino, nichel, cadmio e rame fa parte dei metalli più o meno preziosi insieme a terre rare, plastica o vetro, tutti destinabili al riutilizzo. Ecco perché si può parlare di un’autentica miniera che va debitamente sfruttata.
RAEE: le categorie e i Paesi più e meno virtuosi
Quali sono i rifiuti elettronici in Europa, o più precisamente i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche nell’UE? I più numerosi sono i grandi elettrodomestici: oltre la metà (52,7%) dei RAEE gettati dopo essere stati utilizzati per un breve o lungo periodo sono costituiti da lavatrici e frigoriferi, per esempio. Al secondo posto si trovano i prodotti di elettronica di consumo e i pannelli fotovoltaici (14,6%); i dispositivi informatici e di telecomunicazioni (pc e smartphone, per esempio) con il 14,1%; i piccoli elettrodomestici (tostapane, aspirapolvere) costituiscono il 10,1% del totale.
Per quanto riguarda invece il tasso di riciclo dei RAEE in UE, la dinamica dei Paesi varia sensibilmente. Come detto, al primo posto nel 2017 si piazza la Croazia: ha riciclato l’81,3% di tutti i rifiuti elettrici ed elettronici, seguita da Estonia (69,8%) e Bulgaria (68,8%). Superano il 50% sia l’Ungheria (quarta con il 51,1% di rifiuti specifici riciclati) sia l’Austria (quinta, con il 50,1%). La Germania non è granché virtuosa (38,7%), ma ha un tasso migliore rispetto alla Francia (36,6%); fa meglio di entrambe la Spagna (41%). Nelle ultime cinque posizioni si trovano Grecia (32,9%), Italia (32,1%), Cipro (27%), Romania (25%) e Malta (20,8%).
RAEE in Italia: la situazione
Analizzata la situazione della raccolta dei rifiuti elettronici in Europa, è il momento di guardare all’Italia. Come detto, non è un Paese virtuoso, il nostro, in termini di raccolta e riciclo di questo specifico settore dei rifiuti. Nel rapporto annuale 2022 del Centro di Coordinamento RAEE, presentato questa primavera, si evidenzia una battuta d’arresto per la prima volta dopo otto anni. Cala, così, la crescita dei volumi di RAEE avviati a riciclo. Tale fenomeno riguarda tutte e tre le macroaree d’Italia. Scrive il CdC RAEE a proposito che:
“il Nord con il -8,6% registra la diminuzione più accentuata rispetto allo scorso anno, ma conferma il primato per volumi complessivi, che doppiano entrambe le macroaree, e pro capite (6,72 kg/ab); il Centro mostra una riduzione del -6,3%, ma conferma un pro capite sopra la media nazionale (6,21 kg/ab); il Sud con il -1,1% subisce la battuta d’arresto più lieve, ma il pro capite (5,15 kg/ab) continua a non raggiungere la media nazionale.”
Le cause di questa controtendenza sono svariate, ma la dispersione dei RAEE è causata principalmente dall’attribuzione ai rifiuti elettronici di un codice EER non corretto, dall’esistenza di flussi paralleli sfruttati da chi sceglie di operare a proprio vantaggio al di fuori dai canali ufficiali, dal mancato conferimento, soprattutto dei RAEE di piccole dimensioni, da parte dei cittadini.
Il CdC RAEE mostra una tendenza negativa anche nel primo trimestre di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2022. Il calo del 6,2%, per un totale di 84.868 tonnellate avviate a corretto riciclo, è però totalmente determinato dal raggruppamento 3 (apparecchi con schermi): sono infatti più di ottomila le tonnellate di tv e monitor “mancanti”, un rallentamento dovuto alla conclusione dell’erogazione del Bonus tv, che aveva invece trainato la raccolta nel primo trimestre dell’anno precedente. Invece, è positivo l’andamento di tutti gli altri raggruppamenti.
Andrea Ballocchi