"Si mori u mari", realizzato dalla formazione dei Ciauda con il patrocinio del Movimento nazionale No Triv e Legambiente, è il videoclip che invita a votare sì al referendum
«Il mondo è nelle mani di multinazionali e di gente assetata di oro nero e potere, gente che paga tutto, anche il tuo silenzio. Esistono energie alternative che potrebbero salvare il mondo e sono quelle che vengono tenute nascoste da chi teme una perdita dei propri profitti e continua a succhiare sangue alla nostra terra. È ora di dire basta. Noi abbiamo deciso di metterci la faccia». Emanuele Di Giorgio, cantautore e musicista catanese e leader della formazione siculo-africana Ciauda non usa mezzi termini. E la faccia e la voce per il referendum anti trivelle le ha messe nel brano e nel video “Si mori u mari” (Se muore il mare), da oggi online sul canale You Tube della formazione Ciauda, sul profilo Facebook del gruppo, nonché sulle piattaforme digitali del Coordinamento nazionale No Triv e di Legambiente che hanno dato il loro patrocinio.
Un videoclip che è un inno al mare, alla sua forza vitale e può, a buon diritto, essere definito l’inno del Sì al Referendum abrogativo del 17 aprile. La canzone “Si mori u mari”, in sette lingue (italiano, francese, arabo, spagnolo, giamaicano, siciliano e wolof) è nata dalla volontà di alcuni componenti della formazione Ciauda (il cantante e chitarrista Di Giorgio, il raggamuffin Giamà e il cantante Mara Diop) in collaborazione con altri artisti di stanza a Milano: la cantautrice Paola Passarello, i cantautori Angelo Merlino, Ignazio Tornabene, Rosario Venuti, il rapper peruviano Castillo Alejandro, il rapper marocchino Hafiz, il chitarrista Monsier Le Chef, il batterista Alberto Mascianà, il bassista Mosè Fiorin, la flautista Chiara Maturo, la sassofonista Alma Marion Pantano Macaluso.
Il brano, sostenuto dall’Usb è un lavoro corale e partecipato, con una sceneggiatura ideata dal regista e da Massimo Malerba in cui una ragazza viene interamente ricoperta e risucchiata dal petrolio. Si tratta però, solo di un brutto sogno e, grazie a un girotondo di anime belle, lei si sveglia e comincia a ripetere, come un mantra “Si mori u mari, mori la terra, si mori u mari mori lu munnu”.